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Teleriscaldamento, Ascolto Valmadrera: «Impianti a biomasse, ecco cosa possono bruciare»

Il gruppo di minoranza torna sulla questione dopo la mozione, respinta, presentata per recedere dalla convenzione stipulata con Silea

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Durante il Consiglio Comunale svoltosi in data 08/07/2019 all’interno della discussione del punto 4 in Odg il nostro capogruppo Guido Villa, nell'intenzione di voto, ha fatto questa dichiarazione:

«Laddove si parla di biomasse c’è una tabella precisa del Ministero dello Sviluppo Economico in cui si dice che le biomasse sono:

  • Rifiuti plastici
  • Rifiuti prodotti da estrazione tramite solvente
  • Rifiuti non specificati altrimenti
  • Cuoio conciato
  • Rifiuti da fibre tessile lavorate
  • Pitture e vernici di scarto diversi da quelli alla lettera precedente
  • Limatura e trucioli di materiale plastici
  • Pneumatici fuori uso
  • Plastica
  • Componenti non specificati altrimenti
  • Prodotti tessili
  • Rifiuti combustibili
  • Altri rifiuti

qui c’è di tutto! Sappiate che, laddove ci raccontate o ci raccontano la storia delle biomasse, ci sono anche copertoni usati»

Tale affermazione è stata fatta in seguito all’intervento dell’assessore all’Ambiente Anghileri che all’interno del suo discorso ha affermato: «uno potrebbe costruire un impianto a biomasse, che sappiamo tutti nella combustione generano tutta una serie di inquinanti, ma a valle di queste camere di combustione mettere un sistema di abbattimento degli inquinanti che magari rende più efficace un impianto del genere rispetto a, non so delle pompe di calore che utilizzano l'energia elettrica e che sappiamo una quota parte dell'energia elettrica sarà valutata... viene prodotta con fonti fossili».

Ora che abbiamo chiarito lo scenario, va precisato che un conto è dare la definizione di biomassa, che giustamente è come illustrata dal presidente di SILEA S.p.A. Domenico Salvadore, e un conto però è andare a vedere cosa può bruciare un impianto a biomasse.

La normativa vigente, ovvero il DM 6 luglio 2012 consultabile a questo indirizzo https:// www.mise.gov.it/images/stories/normativa/DM _6_luglio_2012_sf.pdf, alla pagina 59 tramite una semplice tabella dal titolo RIFIUTI A VALLE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA PER I QUALI E’ AMMESSO IL CALCOLO FORFETTARIO DELL’ENERGIA IMPUTABILE ALLA BIOMASSA (51%), SE USATI ENTRO CERTI LIMITI DI QUANTITA’ elenca i rifiuti con il relativo codice CER (Catalogo Europeo Rifiuti) che, seppur non completamente biodegradabili, possono essere bruciati in impianti ibridi, cioè impianti alimentati da fonti parzialmente biodegradabili.

L’energia prodotta dalla combustione di questi rifiuti è computata in parte come se fosse da biomassa, dunque anche bruciando pneumatici fuori uso, la normativa italiana ci consente di dire che, almeno in parte, stiamo bruciando una biomassa.

Dopo aver udito il discorso dell’Assessore Anghileri i nostri dubbi sono sempre più fondati e il punto della nostra mozione riguardante i possibili futuri scenari si concretizza sempre più.

«In ultimo, ma non per importanza, non va assolutamente tralasciata la salute dei cittadini. L'aver specificato “fonti energetiche rinnovabili” e “l’esclusione in qualsiasi modo l’alimentazione a fonti fossili” lascia possibile spazio alla combustione delle più disparate fonti inquinanti».

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