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Cgil, Cisl e Uil scrivono al Prefetto: «Vigilare sulla continuità lavorativa»

Emergenza Covid-19, lettera dei sindacati lecchesi a Formiglio: «In base al Dpcm sono ritenute essenziali attività non così prioritarie che dovrebbero fermarsi. Ora chiediamo alla Prefettura di non ampliare questa facoltà operativa di fronte a richieste locali»

Lettera di Cgil, Cisl e Uil al Prefetto di Lecco Michele Formiglio per chiedere di vigiliare sulla continuità produttiva. L'ultimo Dpcm sull'emergenza Covid-19 prevede infatti che a livello locale alcune aziende possano chiedere alle Prefetture il via libera per continuare la propria attività se ritenuta strettemente legata ad imprese impegnate in settori strategici ed essenziali. Questo anche nel caso in cui le aziende richiedenti il via libera non siano esplicitamente incluse nella lista dei codici ateco ai quali è concessa la facoltà di rimanere aperti. 

«Con questa lettera vogliamo sottoporle una questione di vitale importanza per la salvaguardia della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro a seguito dell’entrata in vigore delle disposizioni del DPCM del 22 marzo 2020 - scrivono Diego Riva (Segretario generale della Cgil Lecco), Rita Pavan (Segretario generale Cisl Monza Brianza) e Salvatore Monteduro (Segretario generale Uil del Lario) - A livello nazionale le nostre tre organizzazioni sindacali hanno manifestato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte il loro dissenso rispetto all'elenco dei settori e delle attività da considerare essenziali, previste nell'allegato 1 del DPCM, ritenendo che sono state individuate attività produttive di “ogni genere” che nulla hanno a che fare con i servizi di pubblica utilità o di interesse strategico del Paese, con il rischio di attenuare le misure di contenimento del contagio da Coronavirus».

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Riva, Pavan e Monteduro entrano quindi nel merito della facoltà data a livello locale alle Prefetture. «Il Dpcm dispone inoltre la sospensione delle attività produttive industriali e commerciali, ma nello stesso tempo è data la possibilità alle aziende di chiedere la continuità del ciclo di produzione qualora lo stesso sia ritenuto funzionale ai servizi di pubblica utilità e ai
servizi essenziali, previa comunicazione a Sua Eccellenza il Prefetto, al quale compete la facoltà di non autorizzazione ove ritenga che non sussistano le condizioni previste dal DPCM».

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Da qui l'appello a non concedere ulteriori possibilità di continuità produttiva in questi giorni estremamente delicati. «Un ulteriore ampliamento di aziende alle quali è concesso di continuare la produzione, oltre a determinare, come detto, un’attenuazione delle misure di contenimento del contagio da Coronavirus per effetto di una maggiore circolazione di persone e rendere vani i sacrifici fin qui fatti da tutti i cittadini, rischia anche di incrementare la paura e lo stress dei lavoratori e di non poter mettere in atto le misure di prevenzione e sanificazione previste dal Protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto, contenimento e diffusione del coronavirus, sottoscritto tra Organizzazioni sindacali e Associazioni Datoriali il 14 marzo scorso. Per quanto sopra, siamo certi che Sua Eccellenza vigilerà con molta attenzione sulle istanze che arriveranno da parte delle aziende e chiediamo se fosse possibile di essere messi a conoscenza delle stesse, anche per poter fornire un contributo su quanto di nostra conoscenza. Consapevoli delle difficoltà oggettive - concludono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del nostro territorio - riteniamo opportuno avere momenti di coordinamento e di monitoraggio della situazione».

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