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L'auspicio di Brivio: «Dopo la Fase 2 servirà a tutti un grande equilibrio»

Il sindaco di Lecco auspica un atteggiamento razionale per affrontare la ripresa post-emergenza: «Finora troppe divisioni politiche, istituzionali e addirittura scientifiche»

"Equilibrio". È il tratto distintivo della persona del sindaco Virginio Brivio, e in fondo anche del suo operato amministrativo. E proprio a questo sostantivo il primo cittadino del capoluogo si appella per guidare la città, e la sua popolazione, nella possibile "Fase 3" (o "Fase 2 avanzata" o come si vorrà definire).

Brivio, nella sua disamina, parte dalle questioni di carattere sanitarie, problematiche che a febbraio erano una preoccupante priorità, e a maggio sono finite - forse ancora prematuramente - quasi in secondo piano. «In piena Fase 2, è ovvio che l'attenzione sia ancora rivolta ai numeri, ai grafici, all'attesa attenuazione della pandemia, non solo per l'aspetto sanitario in sé (laddove ci conforta il calo dei decessi), ma anche perché dalla fotografia scaturiranno le modalità di una ripresa più aperta e larga, più libera e più sicura - spiega - L'attesa per le ulteriori novità previste per lunedì 18 è palpabile in ogni famiglia e in ogni comunità di lavoro, ma oggi vorrei fare una riflessione sulle difficoltà crescenti, maggiori a seconda dei problemi che i diversi livelli istituzionali, i Comuni, le Regioni e il Governo nazionale sono stati chiamati ad affrontare».

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«Premesso che era a mio avviso inevitabile che, fatta salva una condivisione emotiva sull'emergenza, le forze politiche si dividessero, secondo un'abitudine consolidata del nostro paese: uniti nella prima ora, ma pronti a imbracciare fioretto o spada il giorno dopo - continua Brivio - E a complicare lo scenario ci si è messa la scienza, che non è sotto accusa in sé, ma per la confusione dettata dalla natura invisibile del virus e dalla sua sconosciuta tipologia, anche perché, come in ogni campo, sono molteplici le scuole di pensiero, spesso in concorrenza, se non in contrasto tra di loro. Non dimentichiamo la tensione degli esordi della pandemia, quando le terapie si misuravano a spanne e con la prospettiva del vaccino ancora lontano. Abbiamo imparato anche noi i nomi improbabili di farmaci, di metodologie, di esperimenti che non sempre hanno marciato nella stessa direzione».

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Ecco, allora, l'invito del primo cittadino ad affrontare lo scenario futuro, e una ripartenza che si annuncia molto complessa, con razionalità. «Anche la rilevazione e la tracciabilità dei contagiati, espliciti o silenziosi, trova solo ora, a tre mesi passati dall'avvio della pandemia, protocolli nazionali e regionali recentemente approvati in un quadro di riferimento. Tra l'altro il nostro è un paese curioso, capace di passare in un amen dalla polemica sulla malasanità all'eroismo di medici e infermieri, quasi che non fossero gli stessi uomini, le stesse donne, gli stessi camici. C'è allora una parola che oggi desidero esprimere in queste righe, che forse appartiene al mio carattere e al mio stile amministrativo, ed è "equilibrio", una categoria del pensiero e dell'agire utile sempre, ma fondamentale per cercare il sereno dopo la tempesta».

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