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Attualità Calolziocorte / Piazza Vittorio Veneto

"Zone rosse" per un no preventivo a centri di accoglienza migranti vicini a scuole e stazione

Il provvedimento è stato preso a Calolzio dall'Amministrazione di centrodestra. Previste anche "zone blu" nelle quali i permessi verranno dati solo dopo un nulla osta. Dure critiche dall'opposizione: Cola lascia l'aula, Mazzoleni si appellerà al prefetto

"Zone rosse" per dire un no preventivo alla possibile apertura di centri di accoglienza per immigrati in aree ritenute delicate o a rischio come scuole o stazione, e "Zone Blu" con vicino oratori e biblioteca dove il via libera sarà concesso solo a seguito di un nulla osta.

Il provvedimento che sta facendo discutere è stato adottato dal Comune di Calolziocorte, guidato dal sindaco leghista Marco Ghezzi, dopo il voto favorevole di ieri sera in Consiglio con il sì della maggioranza di centrodestra e il no delle due minoranze di centrosinistra. Paolo Cola, consigliere di "Cittadini Uniti per Calolzio" ha lasciato l'aula per protesta, mentre Diego Colosimo di "Cambia Calolzio" ha parlato di iniziativa discriminatoria e Sonia Mazzoleni, Pd, di provvedimento inaccettabile rispetto al quale farà ricorso al Prefetto.

Nel merito, sono nove le zone rosse e cinque quelle blu previste nel regolamento che sarà presto operativo. I dettagli sono illustrati nel documento presentato in Consiglio comunale, dove si parla appunto della necessità di salvaguardare "zone sensibili".

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"Considerato prioritario favorire processi di integrazione condivisi con i residenti, e ritenuto fondamentale che il Comune possa programmare e supervisionare eventuali insediamenti di centri di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo - si legge nel testo approvato dalla maggioranza - Viste le molteplici problematiche sociali e di sicurezza che questo tipo di strutture possono generare, vengono individuate alcune zone dette "sensibili", così come da planimetria allegata (nella foto) al presente regolamento". Sempre nell'articolo 2 della normativa comunale, l'Amministrazione illustra quindi la planimetria con le restrizioni: "In particolare le zone segnate in rosso (stazione ferroviaria e scuole) si intendono vietate e quelle in blu (biblioteca e oratori) necessitano di nulla osta. Tra centri di accoglienza e zone sensibili dovrà esserci una distanza minima di 150 metri, misurata calcolando il percorso pedonale più breve. Per zone sensibili si intendono la superficie occupata dall'immobile e le aree limitrofe ad uso pubblico".

L'articolo successivo entra invece nel merito della richiesta di nulla osta preventivo: "I privati, anche sottoforma di associazioni/cooperative, che volessero ospitare rifugiati/richiedenti asilo presso strutture di proprietà o di cui abbiano godimento a qualsiasi titolo, ubicate all'interno di una delle zone sensibili blu, dovranno far pervenire apposita richiesta gli uffici".

Un provvedimento difeso senza se e senza ma dall'assessore alla Polizia locale e alla sicurezza Luca Caremi. «Reputo infondate le critiche delle opposizioni - commenta Caremi - Non si tratta di un provvedimento discriminatorio, ma di una scelta dettata semplicemente dalla necessità di mettere delle regole all'insegna della sicurezza e di una corretta regolamentazione, il tutto tenendo conto dell'opinione dei cittadini che ci hanno recentemente votato. Quando infatti la precedente Amministrazione di centrosinistra aveva ipotizzato di accogliere i profughi nell'ex mutua in centro città, in tanti avevano detto no. La stazione sappiamo essere un luogo a rischio, ed è bene anche salvaguardare le aree intorno alle scuole. Pensiamo per esempio alla situazione scottante dal punto di vista della sicurezza verificatasi in via Ferriera a Lecco. Ricordo inoltre - conclude il segretario cittadino della Lega - che in estate avevamo già informato il prefetto dell'intenzione di dare attuazione a un regolamento di questo tipo. È vero che da quando c'è Salvini al Governo il problema profughi sta rientrando e non c'è più l'allarme di prima, ma è sempre meglio prevenire situazioni di possibile disagio».

Durissime le opposizioni. «Chiederò al prefetto di verificare questo testo secondo me discrimatorio e ingiusto - commenta Sonia Mazzoleni - I problemi di sicurezza a Calolzio non sono mai stati causati dai centri di accoglienza migranti, piuttosto, per fare un esempio, da alcuni locali e bar. Occorre mettere in atto politiche di sicurezza più attente e rivolte a contrastare chi delinque in generale, andando oltre il colore della pelle. Si tratta di un regolamento sbagliato e inaccettabile anche perchè, parlando di distanza da luoghi sensibili, sostanzialmente paragona i centri di accoglienza monitorati dalle autorità alle sale slot. Tra l'altro - conclude l'esponente PD - non parliamo di centri per migranti come il Bione, nal caso in questione si vietano strutture dove sono ospitati ragazzi seguiti in modo molto attento, come quelli che vanno con i volontari calolziesi a pulire i sottopassi. Parlano di integrazione e poi li ghettizzano in periferia».

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