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Fiocchi nel mirino degli anarchici: quattro arresti

La storica azienda lecchese è spesso chiacchierata all'interno degli ambienti anarchici

Quattro arresti e cinque obblighi di dimora per le minacce verso la Fiocchi Munizioni di Lecco. Le digos di Genova, La Spezia e Massa Carrara hanno eseguito nove misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Genova su richiesta della procura nei confronti di nove militanti anarco-insurrezionalisti appartenenti alla compagine del circolo anarchico Gogliardo Fiaschi di Carrara. Il gruppo, secondo quanto riferito dai colleghi di GenovaToday.it, inneggiava la distruzione di questa società e la rivolta contro “giudici e pennivendoli” (in un articolo in cui riportano e commentano le motivazioni della sentenza emessa dalla Corte di Appello di Torino nell’ambito del processo denominato “Scripta Manent” ), a colpire obbiettivi umani, “ad affilare i coltelli” per “tornare a fare paura” (in un articolo in cui si affronta la tematica della misura di prevenzione della sorveglianza speciale), a distruggere lo Stato e “l’autorità”, a prepararsi alla guerriglia (in previsione del G20 di Roma del 30 e 31 ottobre 2021), “ad attaccare tutta la filiera, più visibile in chi produce e vende armi...meno evidente ma non meno importante in chi finanzia e studia le tecnologie militari” (espressamente menzionando le aziende “Fiocchi di Lecco”, “Beretta nel bresciano”, “Oto Melara di La Spezia”, “Leonardo/Finmeccanica” e “l’Università Sant’Anna di Pisa”).

Le accuse per gli anarchici toscani

Tutti gli indagati sono accusati del reato di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico. In particolare, per avere costituito un gruppo informale di ispirazione anarco-insurrezionalista, che operava a Carrara nel Circolo Culturale Anarchico "Gogliardo Fiaschi", dedito secondo l'accusa all’attività di propaganda sovversiva tramite redazione, stampa e diffusione sull’intero territorio nazionale del periodico clandestino denominato "Bezmotivny - Senza Motivo". Inoltre gli indagati avrebbero partecipato condividendone e diffondendone dinamiche e strategie - all’organizzazione (ritenuta, da sentenza passata in giudicato, di natura eversivo-terroristica) "Federazione Anarchica Informale - Fronte Rivoluzionario Internazionale" (FAI/FRI), strutturata in base a un modello federativo composto da “gruppi d’azione o singoli individui”, che si propone il compimento di “azioni dirette” (atti di violenza) finalizzate alla “distruzione dello Stato”.

Il gruppo promuoveva attività di propaganda sovversiva attuata attraverso la creazione, la stampa e la diffusione (sull’intero territorio nazionale), anche con strumenti informatici e telematici, di una pubblicazione clandestina quindicinale la cui stampa e diffusione sono iniziate il 15 febbraio 2021, diventata il principale strumento di promozione e diffusione del messaggio anarchico più oltranzista, la cui prima edizione speciale risale al dicembre 2020.

“Una rivista come arma”

La rivista "Bezmotivny - Senza Motivo" è definita dagli stessi indagati come “un’arma” attraverso la quale “far circolare l’Idea, le parole e i fatti, scuotendo gli animi refrattari”, concepita espressamente per “favorire la diffusione, la condivisione e il dibattito tra idee e pratiche anarchiche”, per “dar segno di forza partecipe nel progetto di distruzione dello Stato” e quindi per stimolare la commissione di azioni violente e per esaltarle una volta compiute attraverso la pubblicazione delle rivendicazioni.

Ancora, gli indagati sono accusati del delitto di istigazione alla perpetrazione di reati (art. 414 c.p. aggravata dalla finalità di terrorismo ed eversione) perché, attraverso la redazione e pubblicazione e diffusione sul territorio nazionale del citato periodico quindicinale “Bezmotivny” hanno dato notizia (dando risalto in termini positivi alle relative rivendicazioni) di fatti costituenti reato commessi in varie parti nel mondo (danneggiamenti e incendi a strutture, invio di plichi esplosivi), nonché pubblicato interviste e scritti di Alfredo Cospito, condannato in via definitiva per il delitto di cui all’art. 270 bis del c.p., in cui si fa esplicito riferimento al ricorso alle armi, si invita all’azione terroristica, si propone di rafforzare i propositi rivoluzionari, scritti di Sorroche Fernandez Juan Antonio, condannato in primo grado anche per il delitto di cui all’art. 280 del c.p., in cui si ribadisce che “ciò che più conta è l’azione e non le “chiacchere” (n.12 del 19.7.2021) pubblicato articoli in cui si istiga ad attuare “l’attacco rivoluzionario” indicando obiettivi specifici quali le carceri e le “risorse umane che rendono possibile l’esistenza del carcere.

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