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Pedopornografia on-line: scovata "La Bibbia" dell'orrore, in 36 nei guai

E' emersa l'identità di coloro che inviavano le foto delle loro ex, di una persone che divulgava gli scatti della sorella di 12 anni, e di chi estrapolava immagini da telefoni o pc da riparare, in quanto tecnico di un centro assistenza

Polizia postale in azione, stamattina, come disposto dalla Procura: 37 le perquisizioni domiciliari, personali e informatiche effettuate in 14 regioni (Campania, Lazio, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia, Sicilia, Calabria, Marche, Abruzzo, Toscana, Liguria, Trentino Alto Adige e Veneto), insieme al sequestro delle conversazioni avute attraverso un noto sito internet. E' stato questo l'esito di una complessa indagine per scovare un giro di divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico.

Le indagini

Da tempo, la Polizia Postale e delle Comunicazioni era sulle tracce degli ideatori de La Bibbia, archivio informatico alimentato da immagini pedopornografiche acquisite con varie modalità, a volte anche tramite i social. Tali perquisizioni hanno visti impegnati circa 200 ufficiali coordinati dal Centro di Contrasto alla Pedoponografia on line del Servizio Polizia delle Comunicazioni a Roma. La attività investigativa è stata svolta interamente dalla sezione di Salerno della Polizia Postale, dopo la segnalazione di  un cittadino circa la presenza nel deepweb di un archivio denominato "labibbia3.0", contenente materiale pedopornografico. Così, sono stati individuati gli artefici delle cartelle informatiche dell'orrore. Circa 50, le persone che, mediante chat private, scambiavano il materiale per arricchire l'archivio, giunto alla versione 5.0. Migliaia i file di video e immagini di ragazzine adolescenti che si mostrano nude o in pose provocanti. Ogni cartella aveva un titolo per agevolare la consultazione, come ad esempio "Bagasce con nome e cognome", "Bagasce senza nome", "Le instacagne", "Non sapevo che fossi minorenne". In alcuni casi, non mancano le informazioni per l'identificazione della persona  in foto, con tanto di dati anagrafici. Molte volte, le immagini provenivano da Instagram.

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Le identificazioni

Dalle indagini, è emersa l'identità di coloro che inviavano le foto delle loro ex, di una persone che divulgava gli scatti della sorella di 12 anni, e di chi estrapolava immagini da telefoni o pc da riparare, in quanto tecnico di un centro assistenza, nonchè di chi aveva le immagini sottratte dai profili pubblici di minori. Agli indagati è stato contestato anche l'annientamento psicologico delle ragazzine delle foto e dei video: il loro obiettivo era anche quello di mettere in atto molestie e creare una gogna mediatica, grazie all'identificazione delle vittime.

Le denunce e gli arresti

Sono state, dunque, denunciate 33 persone accusate di detenzione di materiale pedopornografico, nonchè sono state arrestate in flagranza 2 persone per detenzione di un'ingente quantità di materiale pedopornografico, ed è finita, infine, in manette un'altra persona per produzione e traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti e psicotrope. Sequestrati, infine, centinaia di supporti informatici, con migliaia di file, che saranno sottoposti ad analisi tecniche.

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