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Cronaca

Centro di Como "vietato" ai clochard, presentato ricorso al prefetto

Il provvedimento del sindaco continua a fare discutere, soprattutto dopo il caso scoppiato domenica 17 dicembre quando la polizia locale ha invitato un gruppo di volontari, che stavano servendo le colazioni ai senzatetto sotto i portici dell'ex chiesa di San Francesco, ad allontanarsi

Un ricorso al Prefetto di Como per chiedere l'annullamento della tanto contestata ordinanza anti accattonaggio firmata dal sindaco Landriscina il 15 dicembre 2017 e che sta scatenando reazioni e polemiche a livello locale e nazionale. Lo ha presentato il gruppo consiliare Civitas Progetto Città giovedì 21 dicembre.

Il provvedimento del sindaco continua a fare discutere, soprattutto dopo il caso scoppiato domenica 17 dicembre quando una pattuglia della polizia locale ha invitato un gruppo di volontari che stavano servendo le colazioni ai senzatetto sotto i portici dell'ex chiesa di San Francesco ad allontanarsi, proprio in virtù di quanto scritto nell'ordinanza. Una circostanza su cui il sindaco ha cercato di fare chiarezza mercoledì 20 dicembre in una conferenza stampa insieme al comandante dei vigili Donatello Ghezzo.

Tra le forze politiche che si sono mobilitate in questi giorni, anche il gruppo Civitas che ha scelto la carta del ricorso al prefetto Bruno Corda: il testo chiede "l'annullamento previa sospensione cautelare" dell'ordinanza  e "degli atti presupposti, connessi e conseguenti" (ovvero multe e sequestri effettuati nei giorni scorsi). 

Bruno Magatti, consigliere comunale di Civitas, insieme a Luca Venneri e Raffaele Grieco, ha spiegato che l'ordinanza, così come è formulata, contiene principi di illegittimità: tra questi il fatto che il provvedimento sia "contingibile e urgente", mentre, secondo Civitas, non esiste una situazione di emergenza o pericolo e la situazione in città non è difforme da quella consueta. Anche il sequestro dei proventi della questua e delle "attrezzature" impiegate (cappelli o cartoni) è considerato illegittimo e sproporzionato. Altro punto, il fatto che l'ordinanza spingerebbe i mendicanti a spostarsi in zone limitrofe al centro storico o in altri comuni, spostando così solamente il problema.

Oltre al ricorso, Civitas ha anche scritto una lettera aperta alla polizia locale e lanciato online una petizione per invitare gli agenti a fare obiezione di coscienza sulla questione.

"Non neghiamo che vi siano alcune situazioni da sanare e non tuteliamo chi fa attivtà illecite - spiega Magatti - ma riteniamo che le misure debbano essere diverse e fatte dentro un quadro normativa di legittimità dell'azione amministrativa. Il tema della povertà - ha proseguito Magatti- non è una questione di polizia: se lo si trasforma così non si sa dove si va a finire. Ricordiamoci - ha detto- che questa città ha vissuto il caso Rumesh (il 19enne ferito nel 2006 alla testa da un colpo di pistola esploso dall'arma di un vigile urbano, componente del (poi disciolto) Nucleo sicurezza antiwriter, ndr). Il sindaco avrebbe dovuto convocare un tavolo con le associazioni e i soggetti competenti per capire i bisogni e decide i passi da fare: questa ordinanza non risolve il problema ma lo sposta solamente e complica ulteriormente il quadro di indigenza di alcune persone".

"Il Prefetto - ha spiegato Venneri- ha l'obbligo di risponderci entro 60 giorni: visto il carattere temporaneo dell'ordinanza abbiamo chiesto che lo faccia il prima possibile". Sempre a proposito di ricorsi, nei giorni scorsi la giovane avvocatessa Cathy La Torre aveva lanciato la proposta di un ricorso al presidente della Repubblica.

La notizia su QuiComo.it.

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