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Ignazio Marino appoggia la petizione di Marco Galbiati: «Giusto conoscere chi riceve un organo»

L'ex sindaco di Roma, celebre chirurgo, favorevole all'iniziativa del papà brianzolo che chiede la possibilità di mettere in contatto famiglie dei donatori e riceventi

La battaglia lanciata dal brianzolo Marco Galbiati, eliminare l'anonimato tra la famiglia di un donatore e il ricevente, acquisisce un sostenitore in più. Decisamente illustre. Si tratta di Ignazio Marino, già senatore e sindaco di Roma, ma soprattutto medico chirurgo che nella sua carriera professionale ha prestato servizio nei centri trapianti di Cambridge, Pittsburgh e Philadelphia, ed è considerato un luminare nel settore dei trapianti. Anche lui si è inserito a pieno titolo tra i sostenitori della proposta di Galbiati.

L'appello di Galbiati: «Conosciamo i riceventi»

Da qualche tempo è disponibile, per chi volesse firmarla, una petizione sulla piattaforma internazionale Change.org per modificare la legge 91/1999 che regola la donazione degli organi nella parte che prevede l'anonimato tra i famigliari del donatore e il ricevente. L'iniziativa è proprio di Marco Galbiati che dopo aver avuto la possibilità di conoscere il ragazzo che ha ricevuto il rene sinistro donato dal giovanissimo Riccardo (morto nel gennaio 2017 sulle piste dell’Aprica) - grazie a un appello lanciato su Fb e quindi in modo del tutto casuale - auspica che quanti lo desiderano possano avere la stessa possibilità.

Il dottor Ignazio Marino ha registrato un video, poi ripreso dalla piattaforma Change.org nella pagina dedicata alla petizione. Nel video Marino ricorda il caso di Nicholas Green, quindi definisce "restrittive" le interpretazioni della legge italiana in relazione all'anonimato.

La petizione lanciata da Galbiati

«Quando si desidera il contatto, attraverso un filtro iniziale, che può essere anonimo, attraverso le organizzazioni dei trapianti, penso che questo desiderio debba essere accettato - spiega - Per la mia esperienza, quando questi incontri avvengono sono altamente emotivi e altamente gratificanti sia per la famiglia del donatore sia per il ricevente che ha trovato una nuova vita. Per questo appoggio l'appello di Marco Galbiati affinché questo tipo di contatto, quando desiderato, possa avvenire anche in Italia».

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