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Cronaca

Via i profughi dal "Bione", Galbiati (Pres. Distretto Lecco): "Ecco il nostro piano"

Filippo Galbiati, Presidente del Distretto dei Sindaci di Lecco, illustra come verranno redistribuiti sul territorio i 116 profughi del "Bione" cui è già stata trovata una nuova collocazione. "Per gli altri settanta..."

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

La Prefettura di Lecco, lo scorso 21 agosto, ha comunicato formalmente a Comunità Montana Valsassina, Distretto di Lecco e Comune di Lecco la data di chiusura del centro di accoglienza del Bione, presentando un piano di distribuzione di 116 richiedenti asilo (su 200 alloggiati al Bione) in strutture già attive nel territorio. L’avvio dei lavori preliminari per la nuova Caserma provinciale dei Vigili del Fuoco è infatti previsto nelle prossime settimane. Il tema era noto a tutti i comuni ed era stato comunicato nei mesi scorsi in Assemblea di Distretto.

La Prefettura ha eseguito direttamente verifiche con le strutture e i gestori per le possibilità di accoglienza ed ha quindi provveduto a darne comunicazione ai Sindaci dei Comuni interessati dal piano di riparto, sempre in data 21 agosto.

Gli sforzi degli ultimi mesi, volti a perseguire nel territorio soluzioni di accoglienza  con numeri medio piccoli di presenze in previsione della chiusura del Bione, hanno portato, come sappiamo, a risultati solo parziali con un lieve incremento di comuni coinvolti. Peraltro non sono state individuate aree idonee in Provincia presso cui trasferire almeno una  parte dei  moduli alloggiativi del Bione.

Il piano prevede invii in 44 tra strutture/appartamenti, secondo parametri di equilibrio e sostenibilità, con incrementi da una fino ad un massimo di 10 persone nei centri di maggiore dimensione. Delle 116 persone ricollocate, 27 troveranno ospitalità nella città di Lecco; il Comune sta inoltre vagliando alcune possibili soluzioni per collocare altre ca. 70 persone, mentre la restante parte degli ospiti del Bione troverà accoglienza in posti attualmente non occupati in ragione di un sostanziale blocco di nuovi invii e di un decremento delle presenze, anche  per le iniziative assunte a livello nazionale.

Non appena concluse - da parte degli organi competenti- le procedure relative ai Bandi per la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS)  e dei Centri sostenuti dal Fondo Nazionale Asilo(SPRAR) sarà possibile quantificare le ulteriori possibilità di avviare nuove strutture per tornare ad una situazione di equilibrio nelle presenze nei Centri e nei Comuni.

Come Presidente del Distretto mi sono assunto l’impegno di informare tutti i Sindaci della Provincia, non solo quelli interessati dal piano di riparto, inoltrando anche la comunicazione di Prefettura.

La vicenda dei profughi, del sistema di accoglienza, si presta ovviamente a considerazioni varie di ordine politico.

Come Distretto ed Ambiti distrettuali credo si debba tuttavia, anche in questa fase, nel rispetto delle posizioni differenziate dei Sindaci che rappresentiamo, continuare a dare un contributo che è quello della gestione pragmatica e concreta di una vicenda complessa, che porta con sé preoccupazioni nei cittadini da non sottovalutare mai, sensazione diffusa di insicurezza ed aspetti umani delicati sempre meritevoli di attenzione, prudenza e rispetto, secondo quella che, sono convinto, è la migliore tradizione e storia del Lecchese, della Brianza e della Valsassina.

Come ogni vicenda complessa quella dei richiedenti asilo non trova soluzioni facili, i margini per governarla sono relativi ma non ci si può sottrarre alla responsabilità di guardare con concretezza a questo problema, anzitutto nell’interesse dei nostri cittadini.

Resto convinto che il territorio lecchese, rispetto anche ad altri territori lombardi, con l’intesa sull’Accoglienza diffusa abbia saputo pensare ed anticipare strategie opportune nell’interesse della nostra provincia. Bisogna infatti privilegiare soluzioni con nuclei di numeri medio piccoli e su questi lavorare per l’integrazione sia pure temporanea, anche attraverso la rete delle realtà associative locali. Conoscere, coinvolgere, attivare queste persone è un fatto civile ma anche un fattore preventivo e protettivo delle nostre stesse comunità.

Non è per nulla facile ed è un’esperienza che vivo anche da Sindaco nel mio Comune. Si fatica a trovare e costruire soluzioni di questo tipo. In questi due anni infatti gli obiettivi di quel protocollo, nonostante gli sforzi di molti, sono stati raggiunti solo parzialmente, e questo ci espone a soluzioni non sempre governabili. Ma in questa direzione bisogna proseguire perché i grandi numeri non vanno bene. Né per i nostri Comuni, né per le persone che vengono accolte.

Nei prossimi giorni convocherò un Ufficio di coordinamento del Distretto con i Presidenti e i Vicepresidenti dei tre Ambiti distrettuali per garantire a tutti le informazioni dettagliate e discutere insieme delle prospettive e delle azioni da intraprendere.

Lecco 23 agosto 2017
F.to Filippo Galbiati
Presidente del Distretto di Lecco

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