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Cronaca Castello di Brianza

'Ndrangheta, i video degli incontri fra i clan locali e il boss arrivato dalla Calabria

Uno dei tre "locali" era di Calolziocorte, gli incontri avvenivano in un cascinale abbandonato a Castello Brianza

Sono 18 gli arrestati dai Carabinieri durante l'operazione che all'alba di oggi 18 novembre ha portato all'arresto di 40 persone per reati collegati alla 'ndrangheta, dopo mesi di indagini svolte dai carabinieri del Ros.

Uno dei clan su cui si sono concentrate le indagini era di Calolziocorte, gli altri due, invece, di Cermenate e Fino Mornasco (Co): durante le indagini i militari sono riusciti a filmare due incontri di rilievo, avvenuti il 12 aprile e il 31 maggio 2014, avvenuti in un cascinale di Castello Brianza. I filmati, nei quali i malavitosi parlano, inconsapevoli di essere intercettati, sono stati diffusi da varie testate giornalistiche, fra cui Repubblica.it.

Durante il primo incontro, avvenuto lo scorso 12 aprile, i carabinieri hanno filmato, per la prima volta nella storia della lotta alla criminalità, un rito di affiliazione 'ndranghetista: a Giovanni Buttà, uno degli indagati arrestati questa mattina, viene assegnata la "dote", ovvero il grado, della "Santa". Si tratta, come ha dichiarato il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, della prima volta in cui un rito simile viene ascoltato in presa diretta, e non ricostruito tramite le testimonianze dei collaboratori di giustizia. Un quaderno nel quale sono raccolte le formule di molti riti è stato trovato durante una delle perquisizioni eseguite in concomitanza degli arresti.

Il secondo incontro, datato 31 maggio, ha visto la presenza di Giuseppe Larosa, detto "Peppe la mucca", arrivato da Giffone (Rc). Il boss non perde l'occasione per ricordare il "giuramento del veleno": in caso di gravi errori, dice Larosa, non si aspetta di essere giudicati da altri, si può solo scegliere il modo di suicidarsi, tra cianuro o colpo di pistola.

Durante la "mangiata", ovvero il meeting fra i tre clan e il boss, alcuni degli affiliati si domandano perché, dopo l'operazione "Crimine" del 2010 non siano ancora emersi i loro nomi, e la risposta che si danno è che, se anche le inchieste arrivassero ai clan di Calolzio, Fino Mornasco e Cermenate, «noi non possiamo cambiare», quasi a dimostrazione della supremazia della cultura 'ndranghetista nelle loro vite.

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