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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Via Belfiore

Il presidente dei pubblici esercenti critica duramente il progetto Wall Street: "È sleale"

Marco Caterisano contro il Comune: "Wall Street farà concorrenza sleale alle altre pizzerie"

Arriva l’accusa di “slealtà” su quello che dovrebbe diventare il simbolo della legalità lecchese, la pizzeria Wall Street che, a 23 anni dal sequestro, avvenuto nel 1992, sta per riprendere l’attività, grazie alla ristrutturazione dei locali attualmente in corso e al bando con cui verranno selezionati i nuovi gestori.

A muovere una dura critica al progetto è Marco Caterisano, presidente dei pubblici esercenti di Confcommercio Lecco: «Con la pubblicazione del bando siamo arrivati al dunque di questo progetto da tempo annunciato e purtroppo non possiamo tacere la nostra contrarietà rispetto alle scelte effettuate dall’Amministrazione comunale. Premesso che la battaglia in favore della legalità è doverosa e che da lecchesi sappiamo bene il significato della vicenda Wall Street, è inaccettabile che questo simbolo, ovvero l’apertura di una “Pizzeria della legalità”, vada a danneggiare gli operatori onesti e perfettamente legali che da anni operano sul territorio».

«La realtà è che questa operazione tanto sbandierata - spiega Caterisano - rappresenta una pesante azione di concorrenza sleale ai danni di quanti sono sul mercato e rispettano le regole. La “coccarda della legalità” la dovevano dare a tutte quelle pizzerie che da anni lavorano in modo corretto, e hanno subito la concorrenza di imprese sostenute e coinvolte nella malavita e nella criminalità!».

Il presidente degli esercenti si scaglia contro quelli che definisce “vantaggi di partenza inaccettabili”: «Chi la gestirà avrà un’attività pronta “chiavi in mano”, pagata con i soldi pubblici, avrà costi più bassi e potrà praticare prezzi concorrenziali che rischiano di stravolgere la piazza: in pratica, sarà tutelata e protetta e non avrà rischio d’impresa. A me non sembra una cosa corretta». 

Secondo Confcommercio è la la pizzeria stessa che, parafrasando il Manzoni, non s’avrebbe da fare:  «Va cambiata la destinazione d’uso - afferma ancora Caterisano - Noi siamo contrari a un utilizzo commerciale della struttura. A nostro avviso sarebbe più indicato ed efficace come messaggio, oltre che meno impattante per le realtà che da anni lavorano in città nell’ambito della ristorazione, prevedere un uso sociale degli spazi confiscati alla malavita».

Caterisano conclude con una considerazione: «Queste operazioni di sottrazione dei beni alla criminalità e di “restituzione” alla comunità sono indubbiamente lodevoli e meritorie, ma da sole non sono sufficienti a valorizzare l’onestà degli operatori e a promuovere i comportamenti limpidi e trasparenti. Per fare qualcosa di efficace in favore della legalità del commercio, lo Stato dovrebbe sostenere le attività che si comportano correttamente, “combattendo” ogni giorno per restare aperte e dare occupazione, e che invece sono subissate da fiscalità, controlli, burocrazia. La legalità deve essere qualcosa di ordinario e quotidiano, non solo di simbolico e straordinario».

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