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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

«Export e sfide sui mercati internazionali, così Lecco traina la Lombardia»

Il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, Lorenzo Riva, a Lecco Today: «Mancano però le risorse umane: lavoriamo per avvicinare mondo della scuola e del lavoro»

La crescita impetuosa dell'industria lecchese, le difficoltà ancora esistenti nell'occupazione, gli scenari e le sfide future. Abbiamo incontrato Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco e Sondrio, per scattare la "fotografia" all'industria del nostro territorio.

Riva, i ricavi del fatturato e la crescita degli ordini e dei macchinari trascinano un incremento nella produttività e nel numero di lavoratori nell'industria lecchese. Quali sono i dati e le prospettive più rilevanti per gli industriali lecchesi?

«I dati che emergono dalle ultime rilevazioni del nostro Centro Studi dicono che, a gennaio, in un quadro di diffusa stabilità, i principali indicatori danno anche segnali di crescita rispetto a febbraio, rafforzando il trend positivo di domanda, attività produttiva e fatturato registrato negli ultimi periodi. Anche i numeri sull’occupazione confermano che ci siamo incamminati sulla strada della ripresa e, ancora una volta, il nostro territorio si dimostra un esempio positivo su questo fronte, consolidando dati già buoni nel panorama regionale e nazionale.

La situazione non è ancora omogenea ed evidentemente l’intensità della ripresa non può essere la stessa per tutte le imprese, ma guardiamo al futuro con grande fiducia pur sapendo che i nodi della crescita del Paese non sono ancora stati sciolti, dall'eccessiva burocrazia al tema della gravosa pressione fiscale, per citare solo due esempi. Ed è proprio adesso che si fa più che mai sentire il bisogno di stabilità politica e istituzionale, necessaria per poter proseguire sulla strada della crescita che il Paese sembra avere imboccato, ma che necessita di essere sostenuta da una politica economica di respiro».

Potrebbe darci una radiografia dell'industria a Lecco. Perché e in che modo si verifica la crescita di cui parlano i dati sia Istat che dell'Osservatorio Confindustria?

«Il nostro sistema produttivo sta registrando un'ottima performance nel quadro della Regione Lombardia che, come'è noto, è fra i motori economici dell’intera Nazione. La nostra propensione all'export e la capacità di vincere la sfida con i competitor internazionali, sostenuti dal know-how e dagli investimenti nell'innovazione e nelle risorse umane, sono sicuramente fra gli ingredienti principali del successo del nostro sistema produttivo.

Paradossalmente, in questo momento di spinta alla crescita, le aziende faticano a trovare le risorse umane con formazione di ambito tecnico industriale e anche profili più alti e, in particolare, anche laureati negli ambiti scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico. Questo è già diventato un problema per molte aziende e come Associazione stiamo agendo, da un lato, promuovendo numerose iniziative che favoriscano la vicinanza fra mondo della scuola e mondo del lavoro, oltre che la nascita di Corsi Its, che si inseriscono nel panorama formativo proprio per contribuire a colmare questo divario fra domanda di competenze e disponibilità di profili rispondenti. D'altro canto, stiamo già da molto tempo promuovendo l'informazione rivolta a studenti e famiglie sulle opportunità occupazionali e di crescita offerte dal nostro sistema produttivo, per favorire scelte più consapevoli».

Un’industria in crescita è sicuramente il traino dell'economia locale e nazionale, per cui la performance dell'industria, la migliore dal 2010 come confermano i dati Istat, insieme ai risultati positivi da incentivi e agevolazioni messi in campo dal "Piano Nazionale Industria 4.0 del Ministro Calenda", fanno intravedere un quadro di netta ripresa. Secondo lei, come industriale, e secondo Confindustria, quali sono stati i punti cardine di questa crescita?

«Sicuramente il Piano Nazionale Industria 4.0 ha sostenuto e sta sostenendo l’innovazione da parte delle imprese e, di conseguenza, la produttività e la crescita. Ora è fondamentale che le misure che, come questa, hanno dimostrato la loro efficacia, non vengano smontate ed è al contrario opportuno che vengano rese strutturali, nell'ambito di una strategia complessiva orientata allo sviluppo. Allo stesso modo la modernizzazione delle relazioni industriali, le misure che sostengono l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e quelle a favore della produttività devono essere rafforzate, per sostenere lo slancio del mondo produttivo».

Come l'industria di Lecco ha saputo adattarsi ai nuovi tempi e alle sfide globali? Ci sono esempi di buone pratiche al riguardo?

«I buoni risultati ottenuti dimostrano che le nostre aziende hanno saputo adattarsi molto bene al cambiamento e gli esempi di buone pratiche  sono sicuramente molteplici. Tutti i casi di eccellenza sul territorio, e sono molti, ne sono esempi evidenti.

Quale è stata l’incidenza del Piano Calenda sulla crescita industriale lecchese?

«Le imprese del territorio hanno saputo cogliere l’occasione del Piano Nazionale Industria 4.0 approfittando di uno strumento pensato appunto per la modernizzazione e lo sviluppo del sistema produttivo.

L'Associazione ha avuto modo di verificarlo anche in modo diretto poiché in molti hanno richiesto il nostro supporto per accedere alle misure. Anche l’interesse con il quale sono state accolte le due edizioni del nostro Percorso formativo dedicato a Industria 4.0, progettato e realizzato in collaborazione con Mip - Politecnico di Milano, è una conferma di quanto le aziende si stiano muovendo in questa direzione».

L’industria lecchese sta andando alla grande. Quali sono le sfide in termini di competenze, capitale umano e occupazione per i prossimi anni?

«La vera sfida, oggi, è quella di ridurre il divario fra le competenze necessarie alle imprese, per aumentare la produttività e continuare a crescere, e l'effettiva disponibilità di risorse umane con profili compatibili alle reali esigenze del sistema produttivo. Solo con la riduzione di questo mismatch potremo continuare a garantire crescita ed occupazione perché, al di là del necessario e sempre più veloce sviluppo tecnologico, le persone restano al cuore delle imprese».

Lei ha assicurato che la produzione va talmente bene che sembriamo la Cina. Potrebbe spiegarci meglio questa affermazione?

«Si è trattato in qualche modo di una provocazione: se i ritmi di crescita cinesi sono stati in alcuni momenti proverbiali, la nostra accelerata si avvicina molto a quei tassi percentuali. Ora l’obiettivo è dare continuità nel tempo alla crescita che è stata avviata».

Internazionalizzazione: come sta accadendo questo fenomeno nell'industria lecchese, in quali settori principalmente? Grandi e anche piccole imprese?

«La propensione all'export delle imprese della provincia è un fatto storico e un asset che ha consentito una sostanziale tenuta dell'economia del territorio, anche nei tempi più difficili della crisi. Importanti strategie di espansione sui mercati esteri sono frequenti fra le imprese di maggiori dimensioni, ma non sono pochi i casi di Pmi che sono campioni nell’export grazie alla qualità e alla capacità innovativa con le quali si distinguono con successo sui mercati».

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