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Piogge abbondanti, ma la siccità non è finita: previsioni e rimedi da attuare

"È probabile che fino a quest’autunno ci sarà ancora un deficit d’acqua" spiega Ramona Magno, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità

Le piogge delle ultime settimane hanno fatto aumentare la quantità d’acqua presente sia nei laghi che nei fiumi del Nord Italia. All’inizio del mese, per alcuni giorni, la portata del Po è aumentata di molto lungo tutto il corso del fiume. Il 10 maggio i livelli dei laghi di Como, Maggiore, e d’Iseo erano sopra le medie stagionali. 

Grazie a queste precipitazioni, la condizione di siccità - che da più di un anno riguarda tutto il Nord Italia - si è attenuata, portando benefici per coltivazioni e foreste, riducendo al contempo il bisogno di consumare acqua delle riserve per l’irrigazione. 

I problemi non sono risolti

La siccità, però, non è finita perché non è determinata da una semplice assenza o forte carenza di pioggia. Si sviluppa lentamente, associando mesi di precipitazioni insufficienti a temperature particolarmente alte. Dunque, per risolversi, richiede tempo.

"È probabile che fino a quest’autunno ci sarà ancora un deficit d’acqua" spiega Ramona Magno, ricercatrice dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità. "Finché le riserve idriche non cominceranno a tornare alla normalità, il problema rimarrà" prosegue.

Le riserve idriche sono costituite non solo da laghi, ma anche da falde sotterranee e in generale dalla quantità d’acqua presente nel suolo: per tornare a riempirsi dopo una siccità prolungata, servono precipitazioni nella media o abbondanti per un lungo periodo.

Le piogge dell’ultimo periodo hanno aumentato l’umidità del suolo, ma possono aver alimentato solo le riserve idriche più superficiali.

Proprio per questo, l'azienda Lario Reti Holding ha impostato diverse attività per il sistema di monitoraggio e gestione dell’allerta siccità. Essa si avvale di servizi per l’analisi del meteo, delle fonti di approvvigionamento, ma anche - e soprattutto - svolge attività strutturali di controllo e ottimizzazione della rete ed efficientamento dei punti di captazione.

Qual è la situazione attuale?

La già citata Ramona Magno è anche curatrice del bollettino mensile dell’Osservatorio Siccità: il rapporto di aprile segnala innanzitutto che, nonostante ora la situazione di molti grandi laghi non sia più preoccupante, quello di Garda, il più grande d'Italia, sia pieno per il 48,6 %. Sottolinea, inoltre, che nel giro di qualche giorno l’aumento della portata del Po si è esaurito e i livelli d’acqua nel fiume sono tornati inferiori alla media di questo periodo dell’anno.

L'indice Spi, acronimo di “Standardised precipitation evapotranspiration”, restituisce una fotografia della situazione. Esso si basa sulla quantità di pioggia precipitata in uno o più mesi, e quantifica di quanto è stata inferiore o superiore rispetto ai valori medi; è usato per rilevare le siccità meteorologiche, ovvero le riduzioni delle precipitazioni al di sotto della media climatologica - almeno 30 anni - per un certo periodo in una determinata area.

Osservando alcune mappe, contenute nel bollettino mensile dell’Osservatorio Siccità e che si basano sullo Spi, si può notare come la siccità sia differente a seconda della zona geografica osservando le mappe. 

La mappa riportante lo Spi di aprile 2023 mostra le condizioni di siccità moderata  in poche zone, quali Piemonte, le coste della Romagna, e i vicini Appennini.

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Fonte: Osservatorio Siccità

Se invece si confronta la stessa mappa con una che mostra lo Spi calcolato tra il maggio del 2022 e l’aprile 2023 è evidente come la siccità non sia finita: in Piemonte, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia ci sono zone in condizioni di siccità estrema a causa della scarsità di precipitazioni. I territori indicati in giallo, arancione e ancor di più rosso continuano a mostrare gli effetti della carenza d’acqua che dura da più di un anno.

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Fonte: Osservatorio siccità

Osservando - invece - la mappa del rapporto, che mette insieme i valori sulle precipitazioni a quelli sulle temperature, si evince che le regioni che più hanno subìto l’effetto combinato di carenza di piogge e temperature maggiori della media sono Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna: le alte temperature aumentano l’evaporazione dal suolo e la traspirazione delle piante, aggravando la carenza d’acqua.

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Fonte: Osservatorio Siccità

Le previsioni dei centri meteorologici europei dicono che da giugno ad agosto le temperature saranno probabilmente sopra la media in tutta l’Europa e in particolare in alcune zone già interessate dalla siccità: i paesi centro-occidentali e il Mediterraneo. 

Le Alpi, la neve e la Lombardia

Il dato apparentemente più positivo presente nel bollettino dell’Osservatorio Siccità riguarda la produzione di energia idroelettrica che nel mese di aprile è stata maggiore sia rispetto all’aprile del 2022 che a quello del 2021. Questo aumento però è dovuto alle alte temperature registrate sulle Alpi che hanno fatto fondere una buona percentuale della neve accumulatasi nei mesi invernali.

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La produzione di energia idroelettrica degli ultimi anni. FONTE: Osservatorio Siccità

Tutto ciò riporta ad un dato importante per l’inverno 2022-2023, riguardante la neve: non se ne è accumulata moltissima. L’abbondante scioglimento ad aprile e le nevicate limitate nei mesi precedenti, sono la ragione per cui a metà aprile il deficit di neve accumulata sulle Alpi rispetto alla media dei precedenti 12 anni era del 67% (dati Fondazione Cima, Centro internazionale in monitoraggio ambientale) e del 73% considerando solo il bacino del fiume Adige, che scorre vicino al lago di Garda.

Per quanto riguarda la Lombardia, il deficit per la risorsa idrica è attualmente in diminuzione. “Le ultime precipitazioni e le misure contro la siccità prese durante i tavoli in Regione hanno portato il deficit da -60% a – 37%” ha affermato l'assessore regionale per gli enti locali e la montagna, Massimo Sertori. "All'appello manca ancora un miliardo di metri cubi di risorsa idrica rispetto alla media storica - prosegue - ma l'anno scorso in questo periodo avevamo una disponibilità inferiore di quasi 500 milioni di metri cubi.”

Cosa possiamo fare noi?

Anche in questo momento di respiro dall’emergenza più stretta, è importate che ogni cittadino attui i comportamenti più idonei per limitare lo spreco di acqua.

Proprio a tal fine, Lario Reti Holding ha realizzato un decalogo finalizzato ai buoni consigli per un corretto utilizzo della risorsa idrica.

Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte: per scoprire quali sono le attività opportune, è possibile consultare l'apposito sito (cliccare per accedere direttamente al portale).  

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