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Decreto Imprese, Daniele Riva: «Misure ancora insufficienti per le imprese artigiane»

«Per noi artigiani il problema vero ora è l'interruzione della catena dei pagamenti da parte delle imprese più grandi di cui siamo fornitori. Avere accesso al credito non basta»

«Sono molto perplesso sull'utilità della misure contenute nel Decreto Imprese approvato dal Consiglio dei Ministri. Posto che come è ormai prassi prima arrivano gli annunci, ma poi i contenuti nero su bianco si fanno attende, quindi non è ancora possibile entrare nel merito delle singole partire che riguarderanno le nostre imprese, mi sembra che il tema della liquidità sollevato da più parti per un'immediata sopravvivenza dei più piccoli, sia stata completamente sostituita dal tema della garanzia del credito».

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È questo il commento di Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco, dopo il tanto atteso Decreto Legge. «Per noi artigiani il problema vero ora è l'interruzione della catena dei pagamenti da parte delle imprese più grandi di cui siamo fornitori. Avere accesso al credito va bene, ma sembra più un modo per il Governo di mettere le mani avanti: vi diamo una mano a ottenere dei finanziamenti mettendoci a garanzia, così siamo sicuri che per il momento in cui dovrete ricominciare a pagare le tasse non ci saranno scuse. Inoltre, una piccola azienda che era sana fino a poche settimane fa e che adesso fa fatica come tutti, dovrebbe avere già un proprio "credito" presso gli istituti bancari con cui lavora da sempre e che conoscono molto bene la serietà dell'imprenditore con cui hanno a che fare. Senza poter ancora leggere il Decreto, posso dire per il momento che mi sembra esserci molto "paravento" più che un vero sostegno alle mpmi, anche perché parliamo di cifre di massimo 25mila euro. Non dimentichi nessun italiano che a fronte della garanzia statale c'è l'impegno diretto, personale e patrimoniale, di ogni donna e uomo che fa impresa, a rischio e senza tutela, di contrarre un debito con una banca per tenere in vita, sul mercato, un'attività che dà lavoro e reddito a tante, tantissime famiglie. Comprendo tutta la prudenza, ma questo è il momento del coraggio. Ci aspettavamo di più, magari misure sul modello di altri Paesi europei che in 24 ore hanno accreditato sui conti delle micro aziende qualche migliaio di euro per affrontare queste prime settimane di emergenza».

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«Se parliamo poi di importi superiori a 25mila euro - continua Riva - le imprese che avranno necessità di accedere a prestiti dovranno fare in banca la trafila degli ordinari esami di sostenibilità economico finanziaria e di verifica andamentale. Cosa c'è di ordinario e normale in questi giorni, in queste settimane? Inoltre, le banche italiane saranno in grado di fare l'analisi del merito di credito per tutte le richieste di prestiti per liquidità per importi sopra i 25 mila euro, visto che hanno ridotto il personale, sono aperte al minimo con tanto personale a casa in smart working? Stanno faticando a elaborare le richieste di sospensione dei mutui e dovrebbero trattare gli anticipi di cassa integrazione e sospensione dal lavoro. Il rischio è che quando saranno in grado di dare risposta, l'azienda che ha presentato la domanda abbia già dovuto chiudere».

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