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Fiom Cgil verso lo sciopero di Milano: «In piazza anche duecento lecchesi»

Maurizio Oreggia, segretario generale: «Non ci si spende mai a sufficienza, dobbiamo agire e non aspettare»

Venerdì di mobilitazione per i metalmeccanici lecchesi. Sciopero generale di otto ore, proclamato da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm in tutta Italia, per la giornata di domani, che serve principalmente per chiedere interventi pubblici e privati per contrastare una nuova ondata di crisi che si sta abbattendo sulle aziende del settore. Anche perché proprio nel Lecchese, in questo momento, ci sono due realtà importanti che stanno sentendo particolarmente la crisi, ovvero Husqvarna di Valmadrera e Maggi Group di Olginate.

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«Aumentano le finte partite iva»

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«Gli interventi normativi nel mondo del lavoro non guardano al futuro – spiega il segretario generale della Fiom Cgil Lecco Maurizio Oreggia – e non vanno alla radice dei problemi che ci sono attualmente, a partire dal precariato diffuso. Basti pensare al decreto dignità che dà solamente una risposta parziale al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori». Secondo il sindacato la ripresa ancora non c’è. «I dati sono migliorati rispetto a dieci anni fa, ma ancora non vediamo una piena occupazione – prosegue il segretario –. A Lecco sono aumentati i contratti a termine e registriamo un aumento delle partite iva. Troppo spesso si tratta di veri rapporti di subordinazione non regolamentati come tali».

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Per cambiare rotta, quindi, domani si terrà “Futuro per l’industria”, iniziativa formata da tre manifestazioni in contemporanea che si svolgeranno a Milano, Firenze e Napoli. Nel capoluogo lombardo confluiranno i metalmeccanici da tutta la Lombardia e da Piemonte e Veneto. La Fiom di Lecco porterà duecento lavoratori sotto il Duomo.

«Quota 100, una risposta solo parziale»

«I temi sono particolarmente sentiti perché gli interventi del Governo lasciano l’amaro in bocca ai lavoratori – sottolinea Oreggia –. Per esempio Quota 100 ha dato una risposta parziale a un problema che va affrontato in maniera strutturale. Chiediamo da tempo che ci sia una riforma che permetta di andare in pensione con un massimo di 41 anni di contributi e tenga conto delle diversità tra i vari lavori, con una tutela per le persone che svolgono mansioni più usuranti». Si tocca anche l’argomento sicurezza: «Non ci si spende mai a sufficienza e deve essere centrale. Il 2018 è stato drammatico, il 2019 sta continuando sulla stessa traccia, è un’emergenza da contrastare».

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Tutti questi temi sono prioritari per la Fiom: «Non possiamo più rinviare, dobbiamo agire».

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