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Conoscere il cinema di fantascienza: appuntamento al Planetario

Da "Metropolis" a "Matrix", passando per "2001 Odissea nello spazio" e "Star Wars": tutti i segreti dei film sci-fi d'autore nel corso in programma mercoledì sera

Mercoledì sera continua il focus che il corso "Capire la storia del cinema", organizzato al Planetario di Lecco dall'associazione Dinamo Culturale, dedica alla fantascienza. Dopo l’escursione nella cinematografia italiana, il viaggio continuerà con con la sci-fi d’autore.

Tecnologia applicata all'immagine

Il genere fantascientifico nasce insieme al cinematografo, che immediatamente illustra l'aspetto meraviglioso del racconto per immagini, conquistando però lo statuto di genere solo una volta confrontatosi con una società contraddistinta dall'utilizzo massiccio di tecnologie, dopo la Seconda guerra mondiale. I grandi film prototipi del genere, da cui spesso i cineasti successivi hanno tratto ispirazione, sono Metropolis (1927) di Fritz Lang, tra le prime analisi dello sfruttamento capitalistico dell'uomo sull'uomo, attraverso l'evoluzione tecnologica; Things to come (1936; La vita futura) di William Cameron Menzies, sceneggiato da H.G. Wells; King Kong (1933), diretto dai documentaristi Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack; e il successivo Dr. Cyclops (1940), di Schoedsack, primo grande sviluppo della tecnica degli effetti speciali, ottenuto con sapienti combinazioni di modellini, trucchi ottici, sovrimpressioni e trasparenti. Il genere si rende davvero riconoscibile, e consapevole di essere tale, solo dagli anni 50 e in particolare nel cinema statunitense. Negli anni della Guerra fredda vengono raccontate abilmente metafore delle fobie statunitensi come in L'invasione degli ultracorpi (1956) di Don Siegel, o Forbidden planet (1956) di Fred McLeod Wilcox.

La rivoluzione di Kubrick

A Stanley Kubrick si deve una vera e propria rivoluzione copernicana nel genere fantascientifico: 2001: Odissea nello spazio (1968) ebbe il merito di recuperare l'iconografia della sci-fi spaziale e al contempo di mantenere un filosofico approfondimento in linea con i tempi. Un modello con cui misurarsi sia visivamente (l'estrema cura degli effetti speciali) sia tematicamente (la fortissima propensione per la speculazione filosofica). Negli anni Sessanta anche alcuni autori europei realizzano esperimenti narrativi basati su tematiche fantascientifiche: Jean-Luc Godard con Alphaville (1965; Agente Lemmy Caution ‒ Missione Alphaville); François Truffaut con Fahrenheit 451 (1966); Alain Resnais con Je t'aime, je t'aime (1968); Marco Ferreri con Il seme dell'uomo (1969). Anche nell'Est europeo i film prodotti, tra cui Solaris (1972) e Stalker (1980), di Andrej A. Tarkovskij, fanno ricorso alle suggestioni del fantastico o a una personale rilettura dell'immaginario tecnologico.

Sul finire degli anni Sessanta e nella prima metà degli anni Settanta, l'affiorare di nuovi delicati temi politici e sociali portano Hollywood a trasformare il filone fantapolitico in una fantasociologia con una forte componente simbolica. Opere come Il pianeta delle scimmie (1968) di Franklin J. Schaffner, Zardoz (1973) di John Boorman o Rollerball (1975) di Norman Jewison.

Anni '70-'80: l'età dell'oro

La rinascita della fantascienza avventurosa avviene in coincidenza con la riorganizzazione dell'industria cinematografica statunitense che, sul finire degli anni Settanta, assume nuovamente il primato di "fabbrica dei sogni" nell'immaginario occidentale. Ecco nascere allora gli ormai "classici" Star wars (1977) di George Lucas, Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di Steven Spielberg, Blade runner (1982) di Ridley Scott.

Anche tutti gli altri filoni vengono rilanciati, dagli spettacolari Terminator (1984) di James Cameron, Robocop (1987) di Paul Verhoeven, Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, mentre la saga di Alien, a partire dal primo film di R. Scott, terrorizza gli spettatori grazie a un nemico extraterrestre particolarmente infido e aggressivo. Negli stessi anni emerge una forte tendenza al remake: opere come La cosa (1982) di John Carpenter, La mosca (1986) di David Cronenberg o Planet of the apes (2001) di Tim Burton recuperano e rendono quasi irriconoscibili i film degli anni Cinquanta o Sessanta presi a modello.

L'innovazione di "Matrix"

Negli anni Ottanta e Novanta si rivela sempre più difficile trasformare in finzione ciò che già è stupefacente, e questo spiega lo scarso interesse di film come Tron (1982) di Steven Lisberger, anche se, alla fine del XX Secolo, Matrix (1999) di Andy e Larry Wachowski soddisfa attraverso una rappresentazione particolarmente riuscita di temi cyberpunk e grazie all'inserimento del kung fu e del linguaggio pubblicitario.

Due tendenze contrapposte rendono la fantascienza protagonista del cinema contemporaneo. Da una parte, essa costituisce, una volta di più, il luogo in cui la realtà viene commentata in termini fortemente simbolici: The Truman Show (1998) di Peter Weir. Dall'altra, appare sempre più come un grande contenitore di esperimenti visivi, tesi a saggiare le possibilità della nuova grafica computerizzata: Jurassic Park (1993) di Spielberg, Independence day (1996) di Roland Emmerich o Star wars: episodio I ‒ La minaccia fantasma (1999) di Lucas.

Modalità di partecipazione:

Ingresso a pagamento. Quota di partecipazione € 3.

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