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Gli impatti ambientali delle microplastiche: anche i laghi e i fiumi italiani stanno soffocando

Cosa sono e dove si trovano le microplastiche che soffocano i mari, gli oceani, i fiumi e i laghi ed inquinano la filiera alimentare

Le microplastiche sono una piaga che affligge il nostro pianeta e che ci tocca così da vicino da invadere anche il nostro organismo. Oggi il pianeta è costantemente minacciato da tecnopolimeri sempre più sofisticati e numerosi. Quando è nata la plastica si vedeva solo la sua estrema utilità in diversi settori, il problema principale però è che questo materiale non è stato pensato per essere degradabile, quindi la lenta e inevitabile frantumazione della plastica non riciclata dà luogo alle cosiddette microplastiche. Queste ultime si sono espanse sempre di più invadendo i nostri mari e finendo inevitabilmente per essere anche assimilate tramite diversi alimenti.

La presenza delle microplastiche negli oceani è causata dalla produzione industriale di plastica non riciclabile. Dagli anni Trenta alla prima decade degli anni Duemila, la produzione mondiale di plastica è passata da 1,5 milioni di tonnellate a oltre 280 milioni di tonnellate (con una crescita del 38 per cento negli ultimi 10 anni). La conseguenza è ovvia: più plastica viene utilizzata, più ne viene buttata, direttamente o indirettamente, nei mari: almeno otto milioni di tonnellate l’anno, secondo Greenpeace.

In ambiente marino la plastica è presente in moltissime forme: sacchetti, piccole sfere, materiale da imballaggio, rivestimenti da costruzione, recipienti, polistirolo, nastri e attrezzi per la pesca. È stato quantificato, però, che i rifiuti plastici provenienti da terra costituiscono circa l’80 per cento di tutti i detriti plastici che si trovano nell’ambiente.

La presenza delle plastiche in acqua non è un problema che sta condizionando pesantemente solo l’ecosistema marino, ma anche quello lacustre e fluviale. Nemici delle acque dolci, in particolare, sono infatti le microplastiche, ossia le particelle di plastica che misurano meno di cinque millimetri. Una presenza inquinante sempre più diffusa, quanto difficile da quantificare e da eliminare completamente, proprio per via delle loro dimensioni.

Quanto è grande il problema

Ogni chilometro quadrato di oceano contiene in media 63.320 particelle di microplastica, con differenze significative a livello regionale, secondo l’ultimo rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep). Ad esempio nel Sudest asiatico il livello è 27 volte maggiore rispetto ad altre zone. Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati al mondo: qui si concentra il 7 per cento delle microplastiche a livello globale. Inoltre ci sono cinque regioni oceaniche (dette gyres) dove, per via delle correnti, si accumulano le più grandi quantità di detriti.

L’Unep ha collocato il problema della plastica nei mari e negli oceani tra le sei emergenze ambientali più gravi. Se non interveniamo subito, entro il 2050 ci sarà più plastica che pesce nei nostri mari.

I rischi per la salute

Le microplastiche sono molto dannose per l’organismo umano. La micro e le nano plastiche possono causare infiammazioni, mutazioni genetiche, cancerogenicità. Spesso queste materie si accumulano nel fegato, nei reni, nell’intestino e provocano patologie sia a livello fisico e metabolico sia a livello neurologico. Possono avere anche effetti deleteri sulle cellule umane danneggiandole in maniera permanente.

I rischi per l’ecosistema marino

Uno studio recente ha evidenziato come le microplastiche stiano mettendo a rischio l’intero ecosistema marino. Emerge in maniera preoccupante come questo materiale si sia insinuato nei fondali marini e nei pesci che vi abitano. Sono stati analizzati i contenuti stomacali dei pesci poiché sebbene sia noto il fenomeno delle microplastiche è ancora da studiare l’aspetto della loro ingestione e l’effetto che ha sull’intero ecosistema marino. È stato evidenziato come i pesci più piccoli ingeriscano sorprendentemente una quantità molto più elevata di microplastiche rispetto a pesci di più grandi dimensioni: i pesci più piccoli subiscono una confusione predatoria scambiando le piccole particelle per un alimento.

Fiumi e laghi italiani sono pieni di microplastiche

Se lo studio della dispersione di queste microparticelle in mare risale agli anni Settanta, la consapevolezza che anche le acque interne non sono immuni da questo fenomeno è molto più recente. Recentemente sono stati infatti campionati sei laghi (Iseo, Maggiore, Garda, Como, Trasimeno e Bracciano). Per la prima volta sono stati campionati anche alcuni corsi fluviali immissari ed emissari, sia a monte che a valle degli impianti di trattamento delle acque, veri e propri nastri trasportatori di tutto quello che impropriamente ricevono lungo il loro corso attraversando i territori abitati: il fiume Oglio per l’Iseo, in entrata e in uscita dal lago, l’Adda per il lago di Como, il Sarca in entrata nella parte trentina del Garda e il Mincio come emissario.

Il lago di Como e il lago Maggiore pieni di microplastiche

Il lago di Como e il lago Maggiore sono risultati i più inquinati, ossia quelli con la più alta densità media di particelle per chilometro quadrato. In generale, le concentrazioni maggiori sono state trovate proprio in corrispondenza delle foci degli immissari e a valle degli scarichi degli impianti di depurazione.

Insomma, laghi e fiumi sono pesantemente contaminati dalle microplastiche. Ciò a causa della cattiva gestione dei rifiuti a monte e dalla scarsa qualità della depurazione fognaria, i cui scarichi, ancora oggi, troppo spesso finiscono in acqua senza subire i trattamenti necessari. Arginare questo problema richiede un’azione su più fronti.

Cosa si sta facendo contro le microplastiche

Dal 2015 combattere l’inquinamento marino è uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, Sdg). Intanto sono diverse le leggi che ogni singolo stato ha introdotto per risolvere il problema. Tra i paesi del mondo che hanno introdotto azioni per arginare l'emergenza ci sono:

  1. Stati Uniti: nel dicembre 2015 l’allora presidente Barack Obama ha firmato la legge Microbead-Free Waters Act 2015, introducendo il divieto per i produttori di cosmetici di aggiungere intenzionalmente piccole sfere di plastica nei prodotti “da risciacquo”
  2. Unione europa, dall’Italia al Regno Unito: l’Unione europea ed il Regno Unito hanno introdotto lo stesso divieto allargando a tutti i prodotti cosmetici il divieto di aggiungere microplastiche
  3. Cina: il più grande riciclatore di plastica al mondo, ha chiuso i battenti all’importazione di plastica dal resto del mondo per concentrarsi su quella prodotta internamente.
  4. Il resto del mondo: tra i paesi che nel mondo hanno vietato l’uso di sacchetti di plastica ci sono molti paesi africani: Sudafrica, Eritrea, Ruanda e più recentemente il Kenya. Persino l’India, dove il problema della plastica alimenta roghi illegali, ha bandito la produzione di plastica monouso.

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