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Martedì, 30 Aprile 2024
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Inquinamento luminoso: il nemico silenzioso

L’inquinamento luminoso è una delle forme di inquinamento più sottovalutate: eppure l’alterazione della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno provocato dalle luci artificiali ha conseguenze profonde, sugli ecosistemi e sulla nostra salute. Ecco perché e come intervenire.

Inquinamento luminoso: definizione

L’inquinamento luminoso è definito come “qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell’ambiente esterno e dovuta ad immissione di luce di cui l’uomo abbia responsabilità”. La causa principale dell’inquinamento luminoso sono gli impianti di illuminazione esterna non a norma, ovvero che disperdono luce in direzioni in cui non è utile.

Questo fenomeno comporta danni alla fauna e all’uomo. Circa l'80% della popolazione mondiale, e il 99% degli europei, vive in zone con inquinamento luminoso, con conseguenze significative sulla propria salute.

Quali sono le tipologie di inquinamento luminoso?

Il fenomeno si può dividere in 4 categorie:

  1. Il bagliore urbano è l'alone luminoso che appare sulle aree abitate di notte. È dovuta alle particelle presenti nell'aria che riflettono la luce;
  2. Lo sconfinamento luminoso si ha quando i raggi luminosi si disperdono in aree esterne alla zona che dovrebbe essere illuminata. Ad esempio, è il caso della luce di un lampione che illumina un giardino vicino;
  3. Il "glare" (l'abbagliamento) è la luminosità data dagli impianti di illuminazione che emettono luce orizzontalmente;
  4. La sovrailluminazione è l'uso di luci laddove non sono necessarie, ad esempio in edifici vuoti.

La mancanza di una legge ad hoc

In realtà non esiste una vera e propria legge nazionale che regoli l’inquinamento luminoso. Questo è regolamentato dalle Regioni, che talvolta emettono apposite normative. La conseguenza è che, accanto a regioni ricche e più sensibili al problema, abbiamo regioni più povere e meno orientate a comportamenti eco-friendly.

L’Italia risente molto dell’inquinamento luminoso: alcuni comuni italiani, ad esempio nella Pianura Padana, sono tra i più colpiti in Europa da questo fenomeno. Il problema è stato affrontato con 4 norme a livello nazionale, a partire dal 1989 (con la norma UNI 9316): l’ultima, UNI 10819, è entrata in vigore nel marzo del 2021 e ha introdotto molte novità, quali i metodi di valutazione dell’inquinamento luminoso e fonti di illuminazione artificiale mai considerate prima, come i cartelloni pubblicitari. Queste normative, però, devono essere applicate a livello regionale, il che non avviene sempre. In Lombardia nel 1997 è nata CieloBuio-Coordinamento per la protezione del cielo notturno. Si tratta di un’associazione senza scopo di lucro che cerca di tutelare il cielo e l’ambiente notturno promuovendo la cultura di un’illuminazione eco-compatibile e sensibilizzando l’opinione pubblica sul fenomeno dell’inquinamento luminoso.

Spreco di energia e risorse economiche

Secondo l’International Dark-Sky Association, in un anno negli Stati Uniti, l’illuminazione esterna utilizza circa 120 terawattora di energia, per lo più impiegata per illuminare strade e parcheggi. Una quantità di energia elettrica che sarebbe sufficiente per soddisfare per due anni la domanda elettrica di una città come New York. Purtroppo di tutta questa illuminazione circa il 50 per cento viene sprecato. In termini di costi sono cifre che si aggirano attorno ai 3,3 miliardi di dollari con l’emissione di 21 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Per compensare tali emissioni dovremmo piantare 875 milioni di alberi ogni anno.

I Comuni italiani spendono ogni anno un miliardo e 800 milioni di euro di elettricità, di cui due terzi di illuminazione pubblica. Siamo il paese a livello europeo che più spende per l’illuminazione pubblica. Ciascuno di noi consuma 100 mila kWh ogni anno, il doppio dei tedeschi, degli inglesi e un terzo in più rispetto ai francesi.

I led e l’inquinamento luminoso

Il fenomeno dell’inquinamento luminoso è in crescita anche a causa della diffusione dei LED. Questi, infatti, essendo molto più economici delle lampadine tradizionali, portano a un sovra-utilizzo e quindi all’illuminazione eccessiva. Inoltre, si tratta di luci fredde: le luci blu, oltre a essere le peggiori per la salute dell’uomo, si diffondono più lontano nell'atmosfera, peggiorando la condizione di inquinamento luminoso. Ridurre l’uso dei LED al necessario, schermarli e renderli più caldi sarebbe opportuno.

Conseguenze dell’inquinamento luminoso sull'ecosistema

A causa del prolungamento della fase illuminata della giornata, alcuni vegetali non riescono ad adattarsi alle variazioni stagionali. Questo influisce sulla loro sopravvivenza e su quella delle specie che ne dipendono, ad esempio perché abitano su di essi. Gli animali che sfruttano le stelle per orientarsi sono distratti e guidati in modo errato dalle luci artificiali, talvolta con effetti fatali. I piccoli di tartarughe marine, appena nati, seguono le fonti più luminose, come le stelle riflesse sul mare; ma possono essere attratti dalle luci delle città: procedono quindi in senso opposto, rischiando la disidratazione o di essere investiti. Solo negli Stati Uniti d’America si stima che siano 4 milioni gli uccelli migratori che ogni anno muoiono per collisioni con edifici illuminati. In molte specie, incluso l'uomo, l'inquinamento luminoso altera il ciclo circadiano, il sistema biologico che guida i ritmi dell'organismo. Questo mette a repentaglio la sopravvivenza delle specie.

Inquinamento luminoso e patologie

L’inquinamento luminoso, nell'uomo, è concausa anche di cancro, depressione e obesità. Nuove ricerche sembrano infatti attribuire all’inquinamento luminoso un ruolo nella diagnosi di queste patologie.

Inquinamento luminoso e melatonina

L’effetto più grave è la riduzione della produzione di melatonina, il principale ormone regolatore del nostro orologio biologico interno. La sua secrezione è regolata dalla presenza di luce: quando lo stimolo luminoso arriva alla retina, la secrezione di melatonina si arresta, per riprendere solo al sopraggiungere del buio. La straordinaria importanza della melatonina risiederebbe nella sua capacità antiossidante di inibire l’insorgenza del cancro, proteggendo il DNA dai potenziali danni. Uno studio condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sull’inquinamento luminoso, infatti, ha evidenziato un’incidenza di tumore al seno più alta nelle donne impegnate nel turno di notte, mentre i maschi sarebbero a rischio cancro alla prostata. L’inquinamento luminoso altera il naturale ciclo di 24 ore di luce e buio, modificando l’equilibrio dei processi di base che aiutano il nostro corpo a funzionare normalmente: la luminosità artificiale, infatti, porta il nostro organismo a “convincersi” che sia sempre giorno. Conseguenze dell’esposizione alla luce durante la notte sono:

  1. Insonnia;
  2. Disturbo del sonno da lavoro a turni, una condizione che porta le persone con frequenti cambi di orari lavorativi a essere insonni quando possono dormire e assonnati quando vorrebbero essere attivi;
  3. Sindrome della fase del sonno ritardata, disturbo in cui la persona prende sonno e si risveglia più tardi del normale;
  4. Affaticamento;
  5. Mal di testa;
  6. Sovrappeso e obesità;
  7. Problemi cardiovascolari;
  8. Ansia, depressione e altri disturbi dell’umore
  9. Studi recenti mostrano che la carenza di melatonina potrebbe contribuire al rischio di cancro, soprattutto al seno. Sembra, infatti, che la naturale presenza di questo ormone nel sangue rallenti la crescita tumorale;
  10. Secondo alcuni autori, l’esposizione costante alla luce artificiale nelle unità di cura intensiva neonatale potrebbe ledere il ciclo circadiano dei bambini, predisponendoli a disturbi dell’umore, inclusa la depressione.

Le conseguenze sono evidenti nei lavoratori notturni: nel 2007, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato il lavoro notturno come un fattore di rischio per il cancro.

Come ridurre l’inquinamento luminoso

Limitare il problema significherebbe anche un risparmio energetico e quindi economico. Inoltre, dal momento che la luce artificiale è prodotta per la maggior parte grazie all'uso di combustibili fossili, la riduzione dell'inquinamento luminoso comporterebbe anche un calo dell'inquinamento atmosferico. La regola generale è illuminare il meno possibile, ma esistono altre soluzioni mirate.

  1. Usare fonti di luce basse e schermate in modo che la luce non si disperda verso l’alto. Secondo gli studi, nelle lampade non schermate o direzionate soltanto il 40% della luce viene sfruttato: il resto si disperde nell'atmosfera;
  2. Usare sensori di movimento, timer o altri espedienti affinché le luci esterne si spengano quando non sono utili;
  3. Spegnere le luci negli edifici, soprattutto di notte. È raccomandato spegnerle un’ora prima di coricarsi per una buona igiene del sonno;
  4. Preferire LED a bassa temperatura o lampade al sodio, tra le più efficienti esistenti, preferibilmente di colori caldi. Di notte è consigliato l’uso di illuminazione rossa, che interferisce meno con l’organismo;
  5. Usare tende per evitare che la luce si disperda fuori casa la sera. Questo riduce anche le collisioni degli uccelli con i vetri.

Accorgimenti per ridurre l'impatto dell'inquinamento luminoso nell'illuminazione pubblica

Molte città hanno adottato un programma a luci spente per le sere in cui gli uccelli migrano e sempre più paesi stanno mettendo in atto soluzioni per ridurre l’inquinamento luminoso. La sostenibilità dell'illuminazione è anche uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 dell'ONU, che stima che se in tutto il mondo venissero impiegate lampadine più efficienti risparmieremmo 120 miliardi di dollari ogni anno.

Impatto dell'inquinamento luminoso sul cielo notturno

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