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Sabato, 20 Aprile 2024
Notizie Calolziocorte / Piazza Regazzoni, 7

Riccardo Gatti della Ong Open Arms ha incontrato gli alunni della Cittadini: «Così salviamo vite in mare»

Il capitano originario di Calolzio: «Su quei barconi tante persone che fuggono da guerre e dolore. Ci sono pure bambini più piccoli di voi». La preside Bianca Maria Ferrari: «Giusto dare spazio a fatti e testimonianze per capire temi importanti e attuali»

«Search and rescue: ricerca e soccorso. Le Ong fanno questo. Il nostro obiettivo è solo quello di salvare vite umane in mare. Negli ultimi anni abbiamo aiutato circa 60.000 persone che fuggivano da fame, conflitti e torture, tra isola di Lesbo e Mar Mediterraneo. C’erano anche bambini più piccoli di voi».

Sono alcune delle parole più significative pronunciate da Riccardo Gatti, capitano della Ong spagnola Open Arms agli alunni di terza media della scuola “Caterina Cittadini” di Calolziocorte. Una “lezione di umanità” - come detto da alcuni docenti - che si è tenuta questa mattina, martedì, su iniziativa della preside Bianca Maria Ferrari e dei suoi collaboratori, in accordo con l’alpino calolziese Carlo Viganò, che, conoscendo la famiglia Gatti, ha sostenuto l’incontro a titolo personale.

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Riccardo Gatti è infatti originario di Calolziocorte, da tempo abita in Spagna, e già in passato aveva partecipato a incontri pubblici in città. Questa volta si è potuto invece rivolgere a un pubblico più giovane, raccontando la propria esperienza che lo ha portato a salvare molte vite in mare (esemplare il caso della migrante Josefa). Anche la Rai e altre emittenti nazionali hanno più volte ripreso la sua testimonianza, ultimo Fabio Fazio poche settimane fa.

«Io ho iniziato a lavorare nel sociale, poi sono andato a vivere in Spagna e mi sono avvicinato all’associazione Medici Senza Frontiere che cercava figure come la mia - ha raccontato il capitano della nave pro activa Open Arms - Tra le prime missioni c’è stata quella sull’isola greca dove abbiamo soccorso tantissime persone in fuga, in particolare dalla Siria martoriata dalla guerra, oltre che da Iran e Afghanistan. Siamo poi intervenuti nuovamente nel Mediterraneo e anche qui abbiamo aiutato altre 30.000 persone che scappavano da conflitti e violenze terribili. Gran parte di loro passavano dalla Libia, un Paese dilaniato da una guerra civile che vede contrapposte 1.700 milizie con criminali che cercano di arricchirsi con il traffico illegale di essere umani, armi e petrolio. E a soffrire e pagare sono proprio i più deboli. Donne e uomini sottoposti a violenze inaudite di ogni tipo, persone che vengono perfino torturate sia nei loro Paesi di origine sia in Libia. Quando arrivamo a bordo di quei barconi - aggiunge Riccardo Gatti - noi interveniamo per salvare loro la vita. E aiutandoli ascoltiamo le loro storie di dolore, non cercano di raggiungere l’Europa perché vogliono “fare la pacchia” come dice qualcuno, ma per sopravvivere. Ci sono bambini come voi che non sanno neppure cos’è il Mare Mediterraneo, credono sia un fiume, vogliono solo un futuro migliore».

Capitano calolziese salva tre fratellini, di cui uno malato, nel Mediterraneo

Riccardo Gatti ha quindi proiettato alcune immagini di persone salvate in mare, degli interventi della sua Ong nel Mediterraneo per soccorrere persone naufraghe da giorni in mare, ammassate su barconi. La dirigente scolastica ha parlato di un'iniziativa utile per capire un tema delicato e importante, dando spazio ai fatti.

«Credo che in un momento storico in cui troppe persone parlano con superficialità dei problemi, in molti casi senza neppure informarsi, sia importante ascoltare direttamente la testimonianze di chi opera sul campo - commenta Bianca Maria Ferrari - Nessuna opinione politica, nessuna analisi di opinioni personali. Si tratta solo di un incontro dedicato ai fatti, alla formazione e all’informazione su temi di stretta attualità e di indubbia importanza. Abbiamo voluto chiedere a Riccardo, nostro concittadino, cos'è e come funziona una Ong, cosa vuol dire salvare delle vite in mare. Conoscere per capire, la scuola deve fare anche questo».

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