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La Basilica di San Pietro al Monte corre verso il riconoscimento dell'Unesco

La splendida abbazia, salvo sorprese, verrà inserita all'interno dei beni riconosciuti come patrimonio dell'umanità

E', salvo soprese, solo una questione di tempo, poi la splendida Abbazia di San Pietro al Monte, sopra Civate, entrerà a far parte tra i beni riconosciuti come patrimonio dell'umanità dell'Unesco. Sta, infatti, proseguendo il percorso della Fondazione comunitaria del lecchese all'interno del programma "Il paesaggio culturale degli insediamenti benedettini dell'Italia medievale"; otto i siti inseriti nella Fondazione per comporre il percorso che è stato inserito nella "Tentative list" italiana.

La Basilica di San Pietro al Monte è inserita, infatti, in un itinerario che coinvolge anche altre sei Regioni italiane. Niente da fare, invece, per la locale chiesa di San Calocero, recentemente presentata al pubblico dopo quattordici anni di lavori di restauro.

Video | La Basilica di San Pietro vista dal drone

La Basilica di San Pietro: un monumento dell'XI Secolo

L'abbazia di San Pietro al Monte è un complesso architettonico di stile romanico, situato nella valle dell'Oro nel comune di Civate in provincia di Lecco, costruito nel XI Secolo dc. Il luogo, che attualmente non è più occupato da religiosi, si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro, l'oratorio intitolato a san Benedetto e quello che era il monastero di cui rimangono solo rovine. Due portali in pietra recano inciso il motto Ora et labora e ricordano la passata presenza dei monaci benedettini.

Le costruzioni facevano parte del complesso dell'abbazia benedettina di Civate comprensiva, nell'abitato, anche della basilica di San Calocero e delle chiese di San Nazaro e San Vito. L'imponente ciclo di affreschi della basilica di San Pietro, che ha come tema l'Apoteosi finale del Cristo e il Trionfo dei Giusti sulla falsariga dell'Apocalisse di san Giovanni, ne fa una tra le più importanti testimonianze romaniche lombarde.

La leggenda di San Pietro al Monte narra che l'ultimo re longobardo Desiderio vi costruì un cenobio nel 772 in ringraziamento per la miracolosa guarigione dell'occhio del figlio Adelchi grazie alle acque di una fonte, che tutt'oggi scorre vicino alla chiesa.[1] A parziale testimonianza di una presenza tardo antica sono i resti di una torre, di cappelle, colonne e murature databili tra il V e VIII secolo. Il più antico documento, IX secolo, cita la presenza dell'abate Leutgario con trentacinque monaci benedettini legati al monastero di Pfäfers in Svizzera.

Il vescovo di Milano Arnolfo volle essere seppellito a San Pietro nel 1097 dopo avervi trascorsi gli ultimi anni di vita; probabilmente la sua presenza portò ai lavori di trasformazione dell'XI secolo. L'ampliamento della struttura portò al capovolgimento dell'asse est-ovest della basilica e successivamente alla sua decorazione. Il monastero fu distrutto per ritorsione dal Libero comune di Milano in seguito allo schierarsi dai monaci con l'imperatore Federico Barbarossa; la comunità benedettina si trasferì a valle lasciando la custodia a pochi monaci votati all'eremitaggio.

Sulla metà del XVI secolo monaci Olivetani tornarono a far vivere l'abbazia fino a quando ne furono scacciati definitivamente nel 1798 durante la Repubblica Cisalpina.

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