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Aree Vaste: Lecco sceglie Monza

Il Consiglio comunale era chiamato a dare un indirizzo all'Assemblea dei Sindaci

Lecco ha scelto di "allearsi" con Monza. La decisione - ieri, lunedì 23 maggio - l'ha presa Palazzo Bovara chiamato a dare un indirizzo all'Assemblea dei Sindaci in tema di Aree Vaste. PD, Appello per Lecco, Vivere Lecco, con NCD e lista Bodega, hanno votato, compatti, a favore; 7 i voti contrari e 1 astenuto.

L'intervento del consigliere Gattari.

Io credo che, nonostante l’orario, sia necessario prendersi il giusto tempo per affrontare questo punto. La discussione di questa sera è molto importante: il Consiglio Comunale, e quindi la nostra città, si trova a discutere di un tema che, seppur difficile o considerato elitario per molti, è forse il tema fondamentale degli ultimi anni e dei prossimi. Non mi riferisco ovviamente alla sola questione delle aree vaste né tantomeno solo a quella della quale farà parte la provincia di Lecco, ma bensì al complesso processo di riforme istituzionali che il nostro Paese sta affrontando. Per moltissimi anni, direi decenni, praticamente tutti i partiti e movimenti politici hanno sostenuto la necessità di riformare l’apparato istituzionale, considerando la macchina statale e burocratica troppo lenta, farraginosa e confusionaria. Se a questo aggiungiamo gli scandali della politica e la necessità di ridurre i costi – tutti ricordiamo i libri di Stella e Rizzo che hanno segnato i primi anni 2000 – era inevitabile che si arrivasse a questa situazione. Il fatto positivo, a mio modo di vedere, è che finalmente qualcuno è passato dalle parole ai fatti e, io auspico, ad ottobre questo percorso potrà giungere ad una tappa molto importante, per non dire decisiva, con il referendum confermativo della Riforma Costituzionale approvata dal Parlamento. Con tale riforma si completa il percorso avviato con la legge 56/2014, meglio nota come Legge Delrio, e si afferma la centralità dei comuni e delle amministrazioni locali nella vita politica e istituzionale del nostro Paese. “L’Italia è un paese di comuni” si diceva una volta ed è proprio la centralità dei Comuni e della figura dei Sindaci uno degli elementi fondamentali della visione del nuovo assetto istituzionale. Per questo la Costituzione riformata annovera nel Comune e nella Regione i soli due enti, oltre alla Città Metropolitana, ad autonomia costituzionalmente garantita; per questo il Senato diventa la Camera rappresentativa degli enti locali, superando il bicameralismo perfetto; e per questo le Province scompaiono definitivamente. Tuttavia, la scelta della riduzione a due soli livelli di governo locale, non fa venir meno la necessità di forme e di meccanismi di coordinamento, forme più semplici come nell’ipotesi delle zone omogenee e forme più strutturate, come gli enti di area vasta, che serviranno a tutelare interessi di carattere sovracomunale, nelle funzioni che saranno loro assegnate dal legislatore statale e regionale. La disciplina di questi enti è riservata allo Stato per l’ordinamento generale, ma è affidata alle Regioni per le ulteriori disposizioni. E Regione Lombardia ha avviato un percorso nello scorso mese di marzo, in cui oltre ad analizzare il contesto lombardo, ha formulato una prima proposta, quella cosiddetta degli 8 cantoni, basata sul modello delle Agenzie di Tutela della Salute, come previste dalla legge regionale del 2015. Con tale proposta, come tutti sappiamo, la provincia di Lecco verrebbe accorpata con l’attuale provincia di Monza e andrebbe a formare l’area vasta della Brianza. La proposta che invece sta emergendo con maggior forza dal nostro territorio è quella di un accorpamento oltre che con Monza con la provincia di Como. Le motivazioni sono ormai note e io le ripercorrerò solo brevemente, ma ci tengo prima a soffermarmi su una cosa: questa è una scelta importante per il futuro del nostro territorio e vorrei che la si affrontasse davvero tutti (politica, partiti, istituzioni, società civile) con il massimo dell’apertura mentale al confronto e senza pregiudizi, perché non si vince o si perde, ma si cerca di trovare assieme la soluzione migliore per il nostro territorio e i nostri cittadini. In questo quadro – dicevo – la proposta di cui ormai il nostro territorio provinciale si è fatto portavoce, nei suoi vari livelli, dall’Assemblea dei Sindaci, al Presidente della Provincia, a molte associazioni e categorie di settore, è a nostro avviso la proposta migliore. Prima di entrare nello specifico, ci tengo a ricordare quantomeno alcuni criteri guida che a parer nostro devono essere tenuti in considerazione. In primis quello dell’unitarietà del nostro territorio provinciale. Questo dev’essere un obiettivo strategico nel passaggio al nuovo ente di area vasta, per evitare migrazioni da parte di alcuni comuni “di confine” o, ancor peggio, una vera e propria frammentazione dell’attuale provincia di Lecco sulla base di qualche scellerata proposta di aree vaste “per fasce orizzontali” che taglierebbe il nostro territorio in due se non addirittura in tre parti, facendo venir meno gran parte del lavoro fatto dal 1992 ad oggi. Secondo criterio e secondo obiettivo deve essere quello che i servizi territoriali e le altre istituzioni sovra-comunali siano ricomprese nel nuovo ente di area vasta. Oggi in Lombardia ci sono 12 province, 5 ALER, 23 Comunità Montane, le 8 ATS, 17 collegi elettorali, senza considerare il rinnovo anche delle Camere di Commercio e delle Prefetture. Per la sanità, il trasporto pubblico locale e l’aler noi oggi abbiamo 3 diverse forme di aggregazione. Credo tutti possiamo concordare che questo non può essere un buon modo di far rete, di creare sistema e che forse su questo la “cabina di regia” a livello regionale ha commesso degli errori. Creare delle aree vaste davvero omogenee significa creare dei territori in cui davvero tutti gli enti intermedi possano avere gli stessi confini. E qui arrivo al nodo centrale della questione: perché è innegabile che gran parte della partita si gioca sulle competenze e sulle funzioni che saranno assegnate a questi enti e che anche in base a questo si possono disegnare delle “cartine” diverse, ma è anche vero che prima o poi di cartine e di confini bisogna parlare. È evidente che si può pensare a un territorio più ampio solo se l’area vasta avrà compiti per lo più programmatici e meno gestionali, ma limitandoci a delle considerazioni di principio, la proposta di unire Lecco-Como-Monza sembra la migliore. Si è detto tante volte: il nostro territorio vive del lago e dell’industria della Brianza. È importante mantenere assieme questi due aspetti. Con Como ci legano non solo legami storici, sociali, culturali, ma anche una unitarietà geografica del Sistema dei Laghi e il brand turistico del Lago di Como, che ha prospettive e potenzialità che non possiamo permetterci di perdere. Il sistema della Brianza, dall’altra parte, ci lega per la vocazione produttiva, lo sviluppo delle infrastrutture ed è un’altra sfaccettatura dell’identità culturale del nostro territorio. Questa potrebbe essere la proposta migliore da portare a Regione Lombardia e mi sembra che l’opinione pubblica, nel dibattito degli ultimi mesi, sia concorde. La notizia di qualche settimana fa, della sigla dell’accordo strategico firmato dai tre Presidenti di Provincia, di Lecco Como e Monza, è assolutamente positiva perché mette nero su bianco l’intento di questi territori nel promuovere già la collaborazione sulle funzioni dell’area vasta, con una attenzione alla qualità dei servizi, e credo che di questo un legislatore accorto non possa non tenere conto. Speriamo Regione Lombardia sia un legislatore accorto, quindi. È evidente che esiste anche una seconda possibilità, giustamente citata dall’ordine del giorno approvato dai sindaci della provincia qualche settimana fa, ossia che, per scelte non nostre, l’ipotesi Lecco-Como-Monza non sia giudicata realizzabile. Per esempio per l’impossibilità dell’attuale provincia di Varese di rimanere da sola. È evidente che anche di questo scenario bisogna tenere conto ed è importante dire chiaramente anche a quali ipotesi alternative siamo disponibili, per non essere impreparati o ininfluenti. Se Varese non può rimanere da sola, andare con Milano o trovare altre soluzioni alternative, credo sia giusto che oggi si dica chiaramente che Lecco preferirebbe andare con Monza, dove potrebbe avere un ruolo più incisivo e rivolto al futuro, piuttosto che con Como e conseguentemente con Varese, dalla quale siamo più lontani sotto diversi aspetti. Mi avvio a concludere, sottolineando ancora solo due cose. La prima: che a mio parere il percorso complessivo, di cui parlavo all’inizio, dovrà comprendere prima o poi anche un ragionamento sui comuni stessi. In un’ottica di un apparato istituzionale che sia più semplice, più efficiente, meno burocratico e meno costoso, si dovrà necessariamente andare nei prossimi anni verso un incentivo delle forme di unione e fusione di comuni, come in parte si sta già tentando di fare, superando le logiche, a volte ancora radicate, dei campanili, a favore di comuni più estesi, con più abitanti e quindi conseguentemente anche più forti nell’assetto istituzionale creato con la Delrio e la Riforma Costituzionale. La seconda sottolineatura invece è sul ruolo giocato dal comune di Lecco e in generale dal nostro territorio in questo percorso. Come ho già detto il Consiglio Comunale di stasera è importante - è importante che ne siano stati dedicati addirittura due a questo tema - ma credo sia doveroso ricordare come il Sindaco Brivio ha aperto il dibattito pubblico su questo tema il 6 dicembre scorso, durante la cerimonia di San Nicolò. Ben prima che la Regione iniziasse il suo percorso con il documento di marzo, il nostro territorio ha deciso di scegliere, di “dare le carte”, di svolgere un ruolo da protagonista in questa fase, di sicuro molto delicata, in cui il rischio di essere fagocitati dai territori più grandi e di contare poco era assolutamente dietro l’angolo. Ovviamente nessuno di noi sa come andrà a finire, alla Regione spetta l’ultima parola e conseguentemente le responsabilità, ma credo sia importante far notare come, una volta tanto, il nostro territorio ha svolto un ruolo importante in questo percorso, e di questo credo vada dato atto al Sindaco, al Presidente della Provincia e a tutto il “sistema Lecco”, di realtà associative, istituzionali e della società civile del nostro territorio, che ha dimostrato di tenere davvero al futuro della nostra comunità. Noi crediamo sia stato fatto un buon lavoro sinora, sia nella fase di ascolto che di proposta, e, sperando che l’atteggiamento di ascolto di Regione Lombardia sia reale, confidiamo si possa giungere a una soluzione positiva per la provincia di Lecco. Il punto di partenza per tutto ciò è chiaramente l’ordine del giorno che ci viene presentato dall’assemblea dei sindaci e che è, dal nostro punto di vista, assolutamente condivisibile.

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