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Domenica, 28 Aprile 2024
Elezioni regionali 2018

Elezioni Politiche, due lecchesi in campo con Sinistra Classe Rivoluzione

Una candidata cosentina per il Senato è stata invece inserita nel collegio uninominale di Lecco

Sono due i candidati lecchesi inseriti nelle liste presentate da Sinistra Classe Rivoluzione in vista delle prossime elezioni. Nelle liste sono stati inseriti Matteo Elia, 35 anni, operaio metalmeccanico e RSU Fiom Cgil, candidato al collegio plurinominale della Camera Lombardia 2 -02 e al collegio uninominale di Lecco, e, sempre alla Camera, Riccardo Emanuel Esposito, 32 anni, candidato alla Camera al Collegio di Sondrio.

Al Senato, nell’uninominale di Lecco, è invece candidata Anna Sansone, originaria di Cosenza, classe 1965.

La presentazione di Sinistra Classe Rivoluzione

“Anche a Lecco i cittadini, come in gran parte dei collegi elettorali di tutta Italia, quando si recheranno alle urne il 4 Marzo troveranno sulla scheda il simbolo della lista “Per una sinistra rivoluzionaria”.

Si tratta del risultato di un percorso in cui Sinistra Classe Rivoluzione, gruppo marxista attivo anche a Lecco, e il Partito Comunista dei Lavoratori, si sono impegnati per offrire un’alternativa reale di sinistra in un panorama politico dominato da discorsi e prospettive in gran parte di destra.
“Per una sinistra rivoluzionaria” rappresenta un’alternativa anche rispetto a quelle forze che, pur collocandosi in un ambito di sinistra, raccontano la favola che questo sistema economico, sociale e politico – che si chiama capitalismo – può essere aggiustato con qualche riforma e qualche regola in più.

Noi diciamo invece che deve essere ribaltato radicalmente perché non funziona se non nell’interesse di pochissimi eletti e condannando tutti gli altri ad una vita di precarietà, quando non di vera e propria miseria.

Oltre ad una reale alternativa, “Per una sinistra rivoluzionaria” ha da offrire anche un programma chiaro e dettagliato che parte dalla questione del debito e dell’Unione Europea: noi proponiamo il ripudio del debito – fatto salvo quella parte che è in mano ai piccoli risparmiatori e che devono essere rifusi, così come il ripudio unilaterale di tutti i trattati europei e degli obblighi fiscali che ne derivano. Un’Unione Europea dei popoli è impossibile finche la società è governata dai rappresentanti politici della borghesia; potrà essere solo l’unione delle banche e delle finanziarie.
Il sistema bancario italiano cade a pezzi e non riesce e non vuole più garantire credito ai cittadini: proponiamo l’esproprio senza indennizzo dei gruppi bancari e la creazione di un istituto bancario nazionale, pubblico, che garantisca un accesso agevolato al credito e possa fare gli investimenti adeguati al rilancio dell’economia.

Noi crediamo che i settori strategici produttivi e le grandi imprese debbano produrre nell’interesse della collettività: vogliamo che siano nazionalizzati e gestiti da commissioni, elette e revocabili in qualsiasi momento, di lavoratori. Così come tutte le fabbriche che delocalizzano, evadono il fisco o inquinano devono essere espropriate senza indennizzo e poste sotto il controllo dei lavoratori.
Questo consentirebbe di avere le risorse per raddoppiare i fondi alla sanità e alla ricerca medico farmaceutica, per un piano straordinario di investimenti nella scuola, nelle infrastrutture pubbliche e nei trasporti – così non rischieremmo più di morire andando al lavoro in treno o sotto i ponti che crollano sul traffico sottostante. Cosi come si potrebbe investire in un piano di edilizia popolare e di vero sostegno alle fasce sociali più deboli.

Vogliamo abolire tutte le controriforme sulle pensioni, a partire da quella della Fornero. Per noi la pensione dovrebbe essere pari all’80% dell’ultimo salario e dovrebbe essere raggiunta con un’età pensionabile non superiore ai 60 anni, o a 35 anni di contributi.

Intendiamo abolire immediatamente il Jobs Act, vogliamo il ripristino dell’art. 18 e la sua estensione a tutti i lavoratori dipendenti. Nessuno deve essere licenziato senza giusta causa. Vogliamo la trasformazione dei contratti precari in contratti a tempo indeterminato, un salario minimo intercategoriale fissato per legge, non inferiore ai 1.400 euro mensili e comunque una nuova scala mobile che indicizzi tutti i salari all’inflazione reale. Vogliamo un salario garantito ai disoccupati pari all’80% del salario minimo e una riduzione dell’orario di lavoro a un massimo di 32 ore settimanali a parità di salario.

Per il programma completo e dettagliato rimandiamo al nostro sito www.rivoluzione.red.

Potrebbe sembrare un libro dei sogni: non lo è affatto. In Italia – come nel resto del mondo – le risorse per realizzare tutto questo esistono. Secondo uno studio dell’Oxfam, negli ultimi 20 anni il 10% più ricco della popolazione italiana è passato dal possedere il 40 al 55% della ricchezza nazionale. Mentre l’1% al top possiede il 20% delle ricchezze del nostro paese.

Stiamo assistendo ad una campagna elettorale in cui ciascuna forza politica fa a gara a rincorrere e superare le altre nell’uso di luoghi comuni, ragionamenti e discorsi più o meno velatamente razzisti – sono loro i mandanti morali che hanno armato la mano del pazzo che ha sparato su uomini e donne inermi a Macerata.

Si tratta di una soluzione semplice, quella della retorica anti immigrato, ad un problema complesso; è la logica del capro espiatorio. “Rischi di perdere tutto per colpa dell’immigrato che ti ruba il lavoro e le risorse”.

Noi crediamo invece che quelli che rubano il futuro sono proprio il pugno di privilegiati di cui sopra, che ha accumulato una ricchezza oscena e ingiustificabile.

Il 4 Marzo chiediamo un voto per la Sinistra rivoluzionaria, ma soprattutto chiediamo un impegno attivo e militante. 50 anni fa, nel ’68, la grande rivolta degli operai e dei giovani fece tremare i padroni di tutto il mondo. Facciamo rivivere quella voglia di cambiare in questa battaglia elettorale e nel nostro impegno futuro!”

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