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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Politica, ventinove rappresentanti del Pd lombardo rassegnano le dimissioni collettive: fra loro anche due lecchesi

Marco Longoni ed Emanuele Panzeri escono dal partito. Il Segretario provinciale Crimella: "Dispiaciuto, ma li ringrazio per questi anni"

Ci sono anche Marco Longoni ed Emanuele Panzeri fra i membri del Partito democratico lombardo che hanno presentato,lo scorso 26 maggio, le proprie dimissioni collettive: i due, rispettivamente componente della direzione provinciale del PD di Lecco e della direzione regionale, e componente dell’Assemblea Provinciale del PD d Lecco e dell’Assemblea Regionale, si aggiungono, con gli altri 27 dimissionari, al nutrito gruppo di fuoriusciti che negli ultimi mesi sta prendendo le distanze dal partito di Matteo Renzi, e confluiranno in “Possibile”, movimento politico di centrosinistra che proprio in questi giorni si sta costituendo.

«Nessuna polemica particolare nei confronti della federazione PD lecchese – spiega Longoni – con cui abbiamo lavorato per un anno e mezzo, cercando di dare il miglior contributo possibile. Men che meno vogliamo far polemiche adesso, nella delicata fase in cui il Comune capoluogo sta andando ad elezioni. Ma ho dovuto constatare con amarezza che, al di là dell’importanza che tutti riconoscono in via teorica alla legalità ed alla trasparenza, a volte, nell’assumere scelte anche importanti, non si ritrova la piena concretizzazione di tali valori ideali e chi invece continua a richiamare al rispetto della legalità – anche interna – spesso viene additato come oppositore o comunque frenatore». 

Da un anno a questa parte, non sono stati pochi, anche in Provincia di Lecco, ad essersi dimessi dal Partito Democratico o a non averne rinnovato la tessera: dal presidente dell’Assemblea Regionale del PD della Lombardia, Paolo Strina, all’ex-deputata on. Lucia Codurelli, da dirigenti locali e segretari di circolo a semplici iscritti e militanti “storici”.

«Sono tra quelli che escono dal Pd – afferma Longoni - non per confluire in altri partitini, ma perché mi sono sentito quasi obbligato ad uscire, come se fossi stato colpito da un “mobbing politico”. Certo è stata una scelta travagliata, motivata dalla constatazione di non potersi più sentire coerenti con se stessi e con i propri valori, nel fare politica in questo PD. Ormai è un partito dove conta sempre più la gestione del potere e sempre meno il perseguimento degli ideali di centrosinistra (equità sociale, progresso nella democrazia, tutela dell’ambiente, diritti…), dove conta sempre più il volere del capo e sempre meno il bene del popolo, dove conta sempre più il “fare le cose in fretta” e sempre meno il “fare cose buone, fatte bene”. Ora seguirò con interesse “Possibile”, il nuovo movimento che sta per affacciarsi sullo scenario politico nazionale: mi sembra un’iniziativa interessante, soprattutto in risposta a coloro che sostengono che non ci sono alternative credibili al PD».

Per Emanuele Panzeri, ex assessore provinciale nella Giunta guidata da Virginio Brivio, la politica si è appiattita su temi ed argomenti che non rispecchiano i bisogni concreti del paese. 
«Le riforme a cui si è messo mano non sono certamente quelle più urgenti paese. E questo ormai è un esercizio che si sta perpetuando da troppo tempo: far apparire urgente ciò che non lo è. Il partito riformista della sinistra che il PD voleva rappresentare, rischia di svanire in una deriva verso destra, che certamente, al momento è resa possibile dal vuoto dello schieramento contrario, ma in futuro rischia di essere un boomerang. “Possibile" è certamente una “possibilità”, ma credo che si debba trovare una via italiana al rinnovamento e rilancio della Sinistra che deve necessariamente fare i conti con le eredità del passato ma guardare con coraggio verso il futuro. 

Si dice dispiaciuto delle due defezioni Fausto Crimella, Segretari provinciale del PD lecchese: «Lo sono dal punto di vista politico, ma anche da quello personale. Sotto il primo aspetto, mi dispiace perché il nostro partito deve includere le idee diverse nel nome della pluralità, e dobbiamo imparare a convivere gli uni con gli altri nelle diverse anime. A Marco ed Emanuele ho chiesto di aspettare e dimettersi più avanti per avere il tempo di cercare una soluzione condivisa, ma forse era un passaggio necessario. Dal punto di vista personale sono dispiaciuto perché sono entrambi amici, ma certamente l'amicizia rimane. Colgo anche l'occasione per ringraziare entrambi del lavoro fatto in questi anni».

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