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«Acqua pubblica, con le nuove tariffe violato un altro principio centrale della democrazia»

Il Comitato Lecchese Acqua Pubblica e Beni Comuni: «I cittadini non devono essere esclusi dalle decisioni di governo del territorio»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Si è consumata l'ennesima violazione ad uno dei principi centrali della democrazia, la partecipazione dei cittadini.

I cittadini sono l'oggetto dell'azione politica, centrale e locale, non lo strumento.

Quando la politica decide delle azioni, qualunque esse siano, è necessario che i cittadini siano consapevoli e che, queste, non siano contrarie all'interesse generale rappresentato, appunto, dai cittadini ma anche dalle imprese, non in una logica individuale.

Quando il Governo si appresta a licenziare il "Recovery Planet" con un documento di 486 pagine scritto integralmente in inglese, non si rivolge ai cittadini italiani che, per la maggior parte, non conoscono l'inglese, ma nemmeno al Parlamento che, in gran parte, è nella stessa condizione. Come farà il Parlamento ad approvare un documento tanto importante senza comprenderlo? Uno dei misteri di questa politica.

La Conferenza dei Comuni lecchesi è stata convocata per l'espressione del parere, obbligatorio e vincolante, cioè per l'approvazione delle nuove tariffe del servizio idrico per il periodo 2020-2023, quasi di nascosto e, quasi certamente, senza consentire agli stessi Sindaci dei Comuni di averne conoscenza e consapevolezza dei contenuti.

Per il momento non ne facciamo una questione di merito anche se siamo sicuri che, quando avremo modo di conoscere i contenuti del piano tariffario approvato, saranno molte le perplessità considerato che conosciamo i criteri predisposti da ARERA e recepiti dall'Ufficio d'Ambito.

È il Metodo Tariffario, predisposto da un'Autorità Indipendente (?), ARERA, con l'unico obiettivo di garantire i ricavi, e relativi utili, dei gestori e alla quale è consentito, attraverso regole e formule nella formazione delle tariffe e nella regolazione dei servizi pubblici, di sostituirsi a chi ha la competenza legislativa, il Parlamento.

Il Metodo Tariffario viene, poi, ripreso, dall'Ufficio d'Ambito locale che lo applica acriticamente senza alcuna valutazione politica che non gli compete ma compete ai Sindaci dei Comuni che, per ragioni magari anche di competenza specifica e per mancanza del tempo necessario alla sua valutazione, non sono in grado di esprimere.

Queste modalità portano alla conclusione che le tariffe del servizio idrico, inutile ripetere la loro importanza in un Paese che sta diventando sempre più povero, non sono più il risultato di valutazioni politiche, nonostante la legge attribuisca questa competenza agli Enti Locali che dovrebbero assolvere attraverso l'Ufficio d'Ambito, cioè un ente strumentale e non sostitutivo dell'Ente. La politica ha consegnato il proprio ruolo ai funzionari e questo non è accettabile oltre ad essere la causa delle difficoltà che i cittadini incontrano ad ogni livello istituzionale.

Dov'è finito il principio del "primato della politica" nella funzione di indirizzo per la crescita del Paese e per il miglioramento della qualità della vita? Oggi esiste solo il "primato dei funzionari", anche per comodità o negligenza dei politici nonostante abbiano ricevuto il mandato, dai propri elettori, a governare il sistema nel loro interesse collettivo.

Il Paese, per queste logiche, non funziona più ed è causa di una deriva sociale ed economica del Paese e anche del nostro territorio.

Se il "Bonus Idrico", agevolazione per le famiglie disagiate, che non contestiamo, viene fatto pagare in bolletta agli utenti, tutti, compreso quelli beneficiari del Bonus, i Comuni non assolvono più ai loro compiti istituzionali nei quali i "servizi sociali" sono centrali e di cui, per garantirli, i cittadini pagano imposte piuttosto gravose.

Non paghiamo imposte per garantire privilegi e, magari, clientele ma per soddisfare i bisogni primari ed essenziali di tutti.

Se il "costo della morosità", ossia il mancato ricavo dovuto a chi non paga le bollette, siano essi in condizioni disagiate, quindi rientranti nel costo sociale o, semplicemente, i soliti furbetti, viene fatto pagare agli utenti corretti nei pagamenti, qualche riflessione deve essere pur fatta da chi è stato eletto, ossia delegato, per tutelare i cittadini.

E' vero, questi, come molti altri, che non riprendiamo per evitare di dilungarci, sono i normali criteri utilizzati dalle imprese private ma sono inammissibili nell'erogazione di un servizio pubblico, che è tale perché compete alle Istituzioni pubbliche e perchè deve garantire diritti fondamentali e bisogni essenziali alla vita umana.

Perché celebrare, il 22 marzo, giornata mondiale dell'acqua, magari riempendosi la bocca di tante parole inutili, quando si ignorano i diritti alla vita privilegiando le logiche del profitto e anche quelle dell'opportunismo e della pigrizia politica?

Il merito delle tariffe approvate lo affronteremo successivamente quando ne avremo la disponibilità, oggi pretendiamo, nel rispetto delle leggi sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione, che sia garantita la partecipazione dei cittadini anche nella fase di formazione dei provvedimenti.

Siamo stanchi di essere strumento e di dover pagare tutti i costi, anche quelli eccessivi e inutili, vogliamo anche essere attori, è un nostro diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione.

Comitato Lecchese Acqua Pubblica e Beni Comuni

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