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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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"Il sindaco di Lecco ritiri l'ordinanza affama-randagi o sarà ricorso al Tar"

La dura presa di posizione della parlamentare Michela Brambilla: "Si occupi dei problemi veri, come il canile". E gli animalisti dell'Aidaa sono pronti a denunciare il primo cittadino

"Il sindaco di Lecco, Mauro Gattinoni, revochi l’ordinanza del 5 ottobre che vieta di 'somministrare qualunque tipo di alimento' a qualsiasi specie di animali 'selvatici e randagi' sul territorio del Comune. O sarà ricorso al Tar". Questa la dura presa di posizione assunta oggi da Michela Vittoria Brambilla, deputata lecchese paladina degli animali e presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente. "Le ordinanze affama-randagi sono una vergogna nazionale - sottolinea - e non avrei mai pensato di doverne parlare in una città civile come Lecco".

"I giudici hanno già smontato il meccanismo di tali ordinanze"

“Si tratta di un sistema classico, ben noto alle associazioni, cui gli amministratori locali ricorrono per mascherare la propria incapacità di gestire, con mezzi proporzionati e ragionevoli, il problema del randagismo o della fauna selvatica nel contesto urbano - spiega la parlamentare residente a Calolzio - Fortunatamente i giudici amministrativi hanno da tempo smontato il meccanismo, evidenziando le numerose contraddizioni, con la legge e con la logica, di tali ordinanze. Su atti di questo tipo c’è una giurisprudenza consolidata ormai da decenni. Invito perciò il sindaco a revocare l’ordinanza, come hanno prudentemente fatto molti suoi colleghi nel passato, altrimenti saremo costretti a chiederne l’annullamento. Eventuali problemi di igiene o di sicurezza non si risolvono limitando la libertà dei cittadini o mettendo a rischio la sopravvivenza degli animali".

"Lecco ha un cuore animalista e i cittadini sono indignati"

Numerose le proteste già raccolte dalla presidente di Leidaa. “Lecco ha un cuore animalista e i cittadini sono indignati - incalza Michela Brambilla - Invece di ringraziare e sostenere chi si occupa delle colonie feline nel pubblico interesse, l’amministrazione produce questa ordinanza. Invece che realizzare il canile comunale, già promesso per due mandati anche dall'amministrazione di sinistra dell’ex sindaco Virginio Brivio, Gattinoni spedisce a Lissone i cani accalappiati a Lecco e mette a disagio i cittadini che devono ritrovare il proprio quattrozampe scappato dal giardino. Si tratta dell'unico capoluogo di provincia nel nord Italia che non dispone di un proprio canile con il quale dare ospitalità ai trovatelli del territorio e garantire un doveroso servizio di pubblica utilità ai cittadini".

Le parole della parlamentare diventano poi ancora più dure: "Il sindaco si vergogni e piuttosto aiuti i volontari che si occupano degli animali al posto suo. Quanto ai selvatici, hanno lo stesso diritto di essere tutelati e fortunatamente è molto cresciuta la sensibilità delle persone. Prova ne è il numero di animali feriti o in difficoltà che i lecchesi portano al nostro Cras 'Stella del Nord', il Centro Recupero Animali Selvatici di Calolziocorte della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente".

L'Aidaa: "Vietare di dare cibo a gatti e cani randagi è una palese violazione della legge 281/91"

Sul tema ha preso posizione anche l'Aidaa: in una nota inviata agli organi di informazione l'Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente annuncia di voler denunciare il sindaco Gattinoni per l'ordinanza in questione. La decisione della Giunta comunale del capoluogo della sponda orientale del lago di Como ha scatenato l'ira degli animalisti che chiedono l'immediato ritiro dell'ordinanza, rendendo poi nota la volontà di agire penalmente contro l'Amministrazione comunale per il reato di maltrattamento di animali.

"A Lecco un'ordinanza vieta ai cittadini di dare da mangiare a tutti gli animali selvatici ma anche ai gatti e ai cani randagi con il rischio di prendersi una multa da 500 euro se beccati a violare l'ordinanza - scrivono i portavoce dell'Aidaa - Non dare da mangiare ai selvatici per non umanizzarli è giusto e se l'ordinanza si fosse fermata qui non avremmo avuto niente da dire, ma il vietare di dar da mangiare ai gatti e ai cani randagi è una palese violazione della legge 281/91 e soprattutto quello che si rischia nell'interpretare l'ordinanza è che non si capisce se le gattare possano o meno continuare a nutrire le colonie feline anche se questo è previsto proprio dalla legge. Chiediamo quindi il ritiro di questa ordinanza malscritta e palesente illegittima".

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