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Cave del Magnodeno, Rifondazione: «Bocciare la richiesta di Unicalce»

Richiesta alle Amministrazioni provinciale e comunale in vista del pronunciamento del 31 marzo sull'allargamento del fronte di escavazione: «Dove sono i controlli con reali poteri ispettivi?»

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccoToday

Vaiolo Alta, Vaiolo Bassa, Cornello, Arcione, sono nomi di zone conosciute dai lecchesi ma non frequentate perché sono vaste aree del Magnodeno circondate da reti metalliche e telecamere e precluse ai cittadini da anni. Sono aree in possesso di cavatori di pietre dalle quali estraggono materiale per produrre calce.

Centinaia di migliaia di metri quadrati sottoposti da anni a esplosioni quotidiane con polveri che si diffondono nell'aria, nei torrenti e sulla flora. Forni di produzione calce a pochi metri dall'Ospedale Manzoni che da 30 anni bruciano combustibili fossili con emanazione nell'aria di circa 200mila tonnellate all'anno di CO2 e particolato di varia natura che si depositano sulla città. Eppure tutto tace. I cittadini di Lecco sono stati costretti a convivere con la presenza di queste mostruosità, dalle politiche scellerate della Regione, della Provincia e dell'Amministrazione comunale che avallano ogni desiderio dei cavapietre del Magnodeno.

«Commissioni mai istituite»

Il 28 Gennaio 2020, come Rifondazione Comunista, abbiamo posto 10 domande all'amministrazione comunale e alla Provincia, chiedendo chiarimento in merito ai mancati controlli sulle devastazioni ambientali e delle mancate convocazioni delle commissioni provinciali e comunali previste per i controlli sulle cave. A dir poco "sorprendenti" sono state le risposte. Nessun controllo sui 10 temi da noi presentati. Cosa più grave, la Commissione provinciale cave, istituita nel 2015, non si è mai insediata. Anche la Commissione comunale di controllo prevista nel 2013 da una delibera del Consiglio comunale non è mai stata istituita. Eppure ogni cittadino sa che il torrente Tuff viene continuamente invaso da acque reflue miscelate con le polveri della cava che diventano fanghi derivati dalle lavorazioni di Vaiolo alta. Eppure tutti sanno che le emissioni dei Forni di Arcione si diffondono nell'aria e nelle strade della nostra città. Eppure ogni giorno per le strade di Lecco scorrazzano mediamente ben 250 grossi camion che entrano ed escono senza che nessuna istituzione controlli il contenuto.

Perché tutto tace? Inconsapevolezza? Abitudine? Interessi intrecciati con i cavatori? Omertà? Poniamo queste domande agli amministratori "distratti" che da decenni avallano ogni richiesta delle lobbies dei cavatori. Per prima cosa chiediamo all'Amministrazione pubblica di prendere coscienza di queste devastazioni ambientali alzando gli occhi al cielo verso Arcione e verso Vaiolo Alta. In secondo luogo chiediamo che vengano posti in essere controlli serrati da parte della Provincia e del Comune istituendo commissioni indipendenti che abbiano veri poteri ispettivi verso questi poteri lobbistici.

“Salviamo il Magnodeno”: petizione verso le trentamila firme

Ciò che più ci preoccupa è il fatto che Unicalce, nonostante abbia ottenuto autorizzazioni fino al 2024 per 4.000.000 di metri cubi da escavare, sta chiedendo una nuova autorizzazione per un altro quinquennio "aggiuntivo" con ulteriori 2.791.000 metri cubi per "allungare" di altri cinque anni fino al 2029 la convenzione con il Comune di Lecco. Inoltre in questa nuova richiesta di autorizzazione, la ditta Unicalce non si fa carico del ripristino dell'ambiente alla fine dell'escavazione nel 2029 in nome di una presunta nuova idea di "Enfatizzare l'artificialità". Una proposta oscena che va rifiutata totalmente e rispedita al proponente. Il 31 marzo in sala Ticozzi dovrebbe quindi consumarsi l'ennesimo "nullaosta" a Unicalce portato avanti dagli uffici delle due amministrazioni nel silenzio generale più assoluto della politica delle amministrazioni Comunale e Provinciale.

Come Rifondazione Comunista chiediamo con forza alle Amministrazioni di bocciare il 31 marzo la richiesta di Unicalce e impedire con ogni mezzo questo ulteriore scempio di una montagna già devastata in modo irrimediabile. 

Rifondazione Comunista Lecco 

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