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«Rischio penale per contagio da Covid-19, oltre al danno la beffa»

Confartigianato Lecco critica le indicazioni Inail in materia: «Gli imprenditori, già tartassati dai costi legati all’emergenza, rischiano pure un processo nel caso un dipendente si ammali. Tutto questo dopo gli sforzi sostenuti per ripartire in sicurezza»

«Oltre al danno, la beffa. Gli imprenditori, già tartassati da moltissimi costi legati all’emergenza sanitaria, rischiano anche un processo penale nel caso un loro dipendente si ammali di Covid-19. Tutto questo dopo gli enormi sforzi sostenuti per ripartire in sicurezza». Sono queste le parole del presidente di Confartigianato Imprese Lecco, Daniele Riva, intervenuto per commentare una situazione che l'associazione di categoria definisce "al limite del paradossale". 

Il tema riguarda le recenti normative legate alla sicurezza e in particolare l'interpretazione dell'Inail in materia. «Non solo le ingenti perdite sul piano economico, non solo le prolungate incognite su tempi e modi di riapertura, non solo il moltiplicarsi di obblighi e adempimenti normativi - precisa inoltre l'associazione di categoria lecchese - Ora il rischio è anche quello di vedersi citati in giudizio per il contagio di un proprio dipendente. Risultato, quest’ultimo, della recente equiparazione formale di Inail tra contagio Covid e infortunio sul lavoro».

«Ingiusto attribuire al datore di lavoro responsabilità penali se ha adottato in azienda tutte le protezioni individuali e le indicazioni dei Protocolli»

Confartigianato riconosce pienamente la necessità di garantire a tutti la sicurezza, ma boccia un'indicazione applicativa che rischia di mettere in difficoltà anche i datori di lavoro virtuosi. «In assenza di ulteriori chiarimenti - commenta Riva - il rischio potrebbe coinvolgere tutti. Non solo i rari negligenti, ma anche tutti coloro che abbiano messo in atto le misure di sicurezza e tutela della salute necessarie, in accordo con il Protocollo del 24 aprile scorso. Non entro nei dettagli giuridici, ma credo che non possa essere attribuita all’imprenditore una responsabilità penale se questo ha messo in campo in azienda tutte le protezioni individuali e tutti gli accorgimenti richiesti dai vari Protocolli e svolga anche un'azione di controllo. La pandemia è un fatto esogeno all’azienda, inoltre molti possono essere i punti critici di questa interpretazione: come dimostrare che il virus sia stato contratto in azienda e non fuori? E come considerare la possibilità che, nonostante tutte le precauzioni e i controlli, ci possano essere dipendenti asintomatici?».

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Sempre secondo Riva si tratterebbe dell’ennesima beffa alle imprese, insomma. «È necessario che chi rispetta le norme di sicurezza non incorra in responsabilità penali legate a eventuali positività dei propri dipendenti. Chiediamo, di fatto, che siano previste nel prossimo Decreto Rilancio garanzie certe a tutela degli imprenditori che sono i regola in termini di messa in sicurezza di lavoratori e luoghi di lavoro. Moltissime imprese, già stremate dalle pesanti conseguenze economiche della pandemia, rischiano altrimenti di non sopravvivere agli ulteriori costi che potrebbero derivare da eventuali sanzioni correlate anche a questa possibilità».

«Per le piccole e medie imprese difficoltà enormi»

«Gli imprenditori hanno già sostenuto difficoltà enormi - rincara la dose il presidente di Confartigianato Lecco - Parliamo di costi legati alla sorveglianza sanitaria e alla gestione della sicurezza, di spese e difficoltà per procurarsi i dpi, di costi sostenuti per agevolare i trasporti personali casa-lavoro dei propri dipendenti, per implementare lo smart working, per stipulare coperture assicurative RC per azienda e dipendenti. E ancora dei costi legati alle assenze e sostituzione di dipendenti, uniti a quelli per accedere ai finanziamenti bancari, per recuperare i crediti insoluti, per assicurarsi le materie prime con nuove modalità. Un elenco nemmeno esaustivo, ma già lunghissimo. Vogliamo aggiungere anche il rischio penale? Sembra proprio che gli ostacoli per ripartire si accumulino giorno dopo giorno, rischiando di paralizzare soprattutto le piccole imprese».

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