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Lo scontro in aula

In Regione arriva l'inchiesta Covid: “La salute è stata trasformata in un business”

Approvata la relazione della maggioranza, ma non mancano le proteste dei consiglieri di opposizione

La commissione d'inchiesta sul Covid-19 in Lombardia fa discutere. Martedì, dopo 40 sedute e l’audizione di 66 soggetti, il lavoro della commissione sulla prima fase dell’emergenza è approdato nell'aula consiliare della Regione, dove si è svolto un ampio dibattito sui contenuti delle relazioni di maggioranza e di minoranza illustrate rispettivamente dai consiglieri Manfredi Palmeri (Polo di Lombardia) e Jacopo Scandella (PD). Al termine del confronto, il Consiglio regionale ha approvato con 43 voti a favore e 21 contrari l’ordine del giorno firmato dai capigruppo di maggioranza (primo firmatario Roberto Anelli, Lega) nel quale si sottolinea che la Commissione d’inchiesta “ha svolto il suo mandato con professionalità, scrupolo e zelo istituzionale” ed è stata approvata la Relazione conclusiva di maggioranza. 

Relazione conclusiva - Commissione Covid-19 Lombardia

Sono stati invece respinti i seguenti ordini del giorno: a firma di PD e M5S, che intendeva chiedere l’approvazione della Relazione di minoranza; a firma del gruppo M5S con richieste di iniziative di modifica di norme statali e regionali riguardanti la sanità; a firma di Elisabetta Strada (Lombardi Civici Europeisti) e Jacopo Scandella (PD) sul tema della medicina territoriale; a firma di Michele Usuelli (+Europa) e Niccolò Carretta (Misto) a sostegno e integrazione della relazione di minoranza. Un ordine del giorno a firma di Luigi Piccirillo (Gruppo Misto), con la richiesta di commissariamento della sanità lombarda, non è stato posto ai voti perchè ritenuto inammissibile.

La trattazione del punto all’ordine del giorno è iniziata nel pomeriggio su decisione dei capigruppo in quanto in mattinata sono stati numerosi gli interventi sull’ordine dei lavori, con le minoranze a chiedere la presenza del presidente Fontana, in congedo per impegni istituzionali nella mattinata e in aula nel pomeriggio. Il consigliere Luigi Piccirillo, che ha voluto continuare a sedersi sui banchi della Giunta nonostante i richiami della presidenza, è stato espulso dall’aula. Durante il dibattito avvenuto nel pomeriggio sono intervenuti i consiglieri di tutti i gruppi, compreso il presidente della commissione d’inchiesta Gianantonio Girelli (PD).

Le proteste della minoranza

I consiglieri di opposizione, come detto, hanno lamentato le assenze del presidente Fontana e del vice, oltre che assessore al welfare, Letizia Moratti, oltre che della giunta. I consiglieri hanno messo in luce anche i risultati a cui è arrivata l'indagine, a proposito della sanità lombarda. “Fontana non pensi all’opposizione, non ancora perlomeno, pensi ai lombardi che si erano illusi di poter ottenere risposte chiare sul covid e hanno dovuto prendere atto della sua assenza in aula questa mattina - le parole del dem Pizzul -. Un atto di scarso rispetto al consiglio e ai lombardi: il presidente ha rimediato solo in parte presentandosi nel pomeriggio”.

“Quanto al fatto che noi della minoranza siamo alla ricerca di occasioni per dire che esistiamo, beh, forse chi si è dimostrato sempre più assente in questi mesi è proprio lui, oscurato dalla vicepresidente Moratti e con poche idee per una Lombardia che sta sempre più segnando il passo”, ha aggiunto il consigliere del Pd commentando le parole di Fontana, il quale ai giornalisti che chiedevano spiegazioni sull'assenza della giunta in aula aveva detto che le proteste della minoranza erano pretestuose e volte a “dimostrare che c’è”.

“Non si chiedeva alla giunta d'intervenire in aula nella discussione d'inchiesta covid ma di essere presente e di ascoltare, questo sì - ha aggiunto Usuelli (+Europa) -. La legge prevede che l'agenda del presidente e degli assessori sia trasparente, gli impegni che abbiamo ricevuto in agenda del presidente Fontana non sono per nulla così importanti com'era, invece, essere in aula. Pertanto è un presidente e una giunta che non sanno ascoltare”. “I risultati della commissione e gli atti depositati ora pubblici restituiscono ai cittadini, ai giornalisti e ai politici elementi di valutazione importanti per comprendere i cortocircuiti che si sono verificati nella gestione delle politiche sanitarie in Lombardia - ha aggiunto -. Ora il nostro impegno deve essere quello di comunicarli ai cittadini, che hanno diritto di conoscere i perché di ciò che è avvenuto. Chiedo inoltre che siano resi pubblici anche i verbali degli eletti auditi in commissione".

Per quanto riguarda la commissione d'inchiesta sul covid, l'opposizione ha puntato il dito contro il muro che la maggioranza avrebbe eretto nei suoi confronti, non riuscendo comunque a impedire che il lavoro fosse portato a termine e permettesse di evidenziare problematiche evidenti della sanità lombarda. “Di fronte alla richiesta di giustizia la commissione non è stata messa in grado di dare le risposte necessarie - spiega il consigliere del Pd Jacopo Scandella - per diversi ostacoli messi dalla giunta regionale e dalla maggioranza, non ultima la mancanza dei documenti richiesti. Restringere il lavoro a quei mesi è stato funzionale alla teoria dello tsunami, una teoria che nasconde i troppi errori commessi in quei mesi drammatici”.

“Purtroppo la Commissione d’inchiesta non è servita - le parole di Marco Fumagalli (M5S) - perché Regione Lombardia ha confermato di non aver imparato nulla. Approvando una riforma del sistema sanitario regionale, la Fontana-Moratti, che promuove ancora il modello del 'si salvi chi può (permetterselo)', trasformando la salute in un business, favorendo i profitti privati e smantellando la sanità territoriale. Un modello che ripercorre gli stessi errori, per effetto dei quali la nostra regione e i suoi cittadini hanno pagato alla pandemia il tributo più tragico di tutta Europa”.

Commissione d'inchiesta: le relazioni di maggioranza e minoranza

In riferimento alle informazioni e ai dati raccolti, le conclusioni della relazione conclusiva, suddivise in 12 paragrafi, rilevano che “Regione Lombardia ha operato attivamente, instancabilmente e con ogni mezzo a propria disposizione per contrastare il deflagrare di un evento sconosciuto e inatteso” e che, pur attenendosi alle disposizioni nazionali, la stessa Regione ha dovuto fare i conti con una “mancanza di informazioni scientifiche e di indicazioni operative dal parte dello Stato”, aspetto che “ha causato un grave ritardo nell’attivazione della macchina organizzativa”. “Ciononostante - chiosa il documento -, Regione non ha risparmiato gli sforzi e in taluni casi ha anticipato le disposizioni nazionali con l’unico scopo di offrire a tutti i cittadini - nessuno escluso - le cure di cui avevano bisogno”. 

Da parte delle opposizioni si è voluta invece sottolineare la “resistenza della politica a credere nella gravità dei fatti”, un atteggiamento che ha riguardato Oms, governi nazionali e regionali e molte articolazioni politiche, con l’aggravante che “in Lombardia alcuni problemi strutturali interni alla gestione sanitaria esistevano già prima di questa pandemia: il Covid-19 li ha soltanto enfatizzati”. Infine nella relazione della minoranza si evidenzia in negativo “la scelta di non coinvolgere le opposizioni né riguardo la conoscenza dei dati né riguardo le scelte da prendere”. 

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