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Martedì, 19 Marzo 2024
Niente accordo

Scuola verso la ripartenza regolare. La Lombardia sospende il doposcuola

Tanti governatori vorrebbero il rientro a scuola “ritardato” dopo le vacanze di Natale. Premono le regioni, il governo spinge per far tornare tutti sui banchi entro il 10 gennaio

Non c'è accordo tra Regioni e Stato sulla gestione del rientro a scuola dopo le vacanze: il rientro entro il 10 gennaio sembra confermato nelle intenzioni del governo. La campanella, per tanti, suonerà venerdì 7 gennaio. Alcune Regioni, in ordine sparso, suggeriscono il rinvio della riapertura e il ricorso alla dad davanti all'ondata di contagi Covid spinti dalla variante Omicron. Mentre la Lombardia sospende le attività doposcuola di asili nido e materne, i governatori - che si riuniscono oggi - prospettano nuove proposte da sottoporre all'esecutivo. Ad una settimana dalla ripresa delle lezioni, autorevoli fonti di governo assicurano all'Adnkronos che l'orientamento dell'esecutivo resta quello di mantenere la data del 10 gennaio per il ritorno degli studenti sui banchi. E, nonostante l'aggravarsi del quadro epidemiologico, la linea non sarebbe cambiata nelle ultime ore.

Le richieste delle Regioni

Dalle Regioni arrivano sollecitazioni differenti. A fare da apripista è Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania ritiene necessario un rinvio di 20-30 giorni del rientro in classe. "Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi - le parole di De Luca -, mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20-30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca". Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, ha replicato chiaramente: "Non sono d'accordo", quando si parla dell'idea di De Luca. "Il governo deve avanzare una proposta al paese più che attendere una proposta dalle Regioni", ha detto.

Dalla Toscana, il governatore Eugenio Giani ha sottolineato la "ragionevolezza nelle parole di chi sostiene la necessità di uno slittamento" della riapertura ma evidenzia che il tema scuola è di respiro nazionale. "Sono sempre stato contrario alla dad e ho sempre cercato la scuola in presenza, però se la situazione epidemiologica è questa è ragionevole che il governo decida uno slittamento di una o due settimane", ha aggiunto.

"Il cuore e la ragione si scontrano. L'ultima cosa che vorrei chiudere sono le scuole", è il commento del presidente della Sicilia, Nello Musumeci. "La speranza è che si possano abbassare i contagi ed evitare ulteriori misure restrittive - ha spiegato - non abbiamo nessuna difficoltà a ripartire il 10 gennaio, lo faremo solo se la linea dei contagi si dovesse abbassare". "Era stata una imprudenza l'affermazione del premier Draghi" di dire che non si sarebbe tornati mai in dad. "Ma non è la sola imprudenza detta dal governo - ha aggiunto Musumeci - tante volte ha dovuto fare marcia indietro".

Zaia: "Ipotesi da valutare se i dati dovessero peggiorare"

In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente della Regione Veneto ha ribadito che l’ipotesi dello slittamento del ritorno sui banchi degli studenti dopo il 10 gennaio è comunque sul tavolo. “Lo dico subito e con chiarezza: nessuno aspira a tenere chiuse le scuole. Sarebbe una sconfitta per tutti, per ragioni ideali e pratiche, perché conosciamo bene le difficoltà che vivono le famiglie con ragazzi e bambini a casa”, ha sottolineato il governatore, specificando però che “ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini: se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo e andrà valutata con attenzione dalle autorità scientifiche”.

Lo scorso anno il Veneto fece questa scelta, "e così ci salvammo”, ha ricordato Zaia. "Ricordo le proteste di alcuni studenti e delle loro famiglie fuori dalla sede della protezione civile a Marghera, dove tengo la mia conferenza stampa. Ma fu la scelta giusta ed oggi non solo non la rinnego ma la rivendico: eravamo in zona rossa, sull’orlo del precipizio, e facemmo un passo indietro".

Le ipotesi sul campo sono diverse. Le Regioni starebbero ragionando innanzitutto su una possibile distinzione tra le diverse scuole, infanzia, primaria e secondaria, e su differenti soglie relative al numero di casi che farebbero scattare una quarantena per l'intera classe. Numeri che sarebbero contenuti nella scuola dell'infanzia, per crescere fino a un numero minimo di 3-5 casi per le medie e superiori.

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