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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il sequestro

Titolari no vax e tamponi falsi: messi i sigilli a una farmacia brianzola

Succede a Renate, al confine con la provincia di Lecco: già a dicembre era scattata la chiusura

Due chiusure in pochi mesi, questa volta per i tamponi falsi perché eseguiti e mai arrivati in laboratorio per l’analisi. E un referto - nero su bianco - sempre negativo, almeno nei casi contestati. Un documento che nel pieno di una pandemia mondiale ha consentito a persone che potenzialmente potevano essere positive al covid-19 di spostarsi liberamente e, in alcuni casi, di ottenere anche il green pass. E ora per la farmacia è scattato il sequestro preventivo e per i farmacisti che l’avevano in gestione - due fratelli - è arrivata una denuncia.

I carabinieri della stazione di Besana Brianza su disposizione dell’autorità giudiziaria di Monza hanno messo i sigilli a una farmacia di Renate, la stessa chiusa già un mese fa per la mancata regolarizzazione degli obblighi vaccinali dei titolari che non avevano completato il ciclo di somministrazione e per questo erano stati sospesi dall’ordine dei farmacisti.

I tamponi anti-covid falsi

La farmacia, come riferito dai colleghi di MonzaToday, tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio a più riprese aveva ricevuto le visite dei carabinieri dell’Arma del territorio, del NAS di Milano e della Commissione Ispettiva delle Farmacie ATS Brianza che, non solo avevano accertato il mancato assolvimento dell’obbligo vaccinale da parte dei due fratelli che la gestivano ma avevano anche accertato che, nonostante la sospensione dall’ordine, continuavano a esercitare l’attività. E proprio mentre i due si accingevano a riaprire dopo aver regolarizzato la loro posizione, è arrivato il sequestro preventivo. E le accuse, pesantissime.

farmacia chiusa carabinieri-2

Le indagini iniziate con la denuncia di una mamma

Prima ancora della chiusura di dicembre i carabinieri avevano iniziato a indagare sulla farmacia di Renate nella scorsa estate quando una mamma si era presentata in caserma per sporgere una denuncia perché preoccupata per delle anomalie sul referto del tampone molecolare eseguito dal figlio. Il giovane, di rientro da un viaggio, si era sottoposto al test ma il referto tardava ad arrivare e quando è stato poi consegnato alla donna - dotata di un occhio attento anche grazie alle proprie competenze professionali in materia - è apparso subito strano. E la signora si è insospettita proprio perché il referto, tra le altre cose, riportava la firma dello stesso farmacista. A quell'esito poi ne è seguito un altro, con la dicitura di un secondo laboratorio di analisi. Il tampone del ragazzo però - secondo quanto poi accertato - non era mai arrivato in nessun laboratorio per essere analizzato. Ma alla donna era stato consegnato un referto di negatività. E in totale, sulla scorta dei materiali e della documentazione sanitaria e informatica acquisita dai carabinieri brianzoli insieme ai colleghi del NAS di Milano, risultano una quindicina i tamponi sospetti, mai arrivati in alcun laboratorio.

“La gravità di tale condotta è evidente visto che è in corso da quasi due anni una pandemia e che l’esito negativo falso di un tampone ha conseguenze gravissime in termini di diffusione del virus da parte di soggetti potenzialmente positivi, che circolano liberamente (e che in tal modo ottengono anche il green pass)” spiegano dal comando provinciale dei carabinieri di Monza e Brianza.

Falsificate anche analisi tumorali

Non solo tamponi falsi. In un caso è stata accertata la falsità di un prelievo di un esame finalizzato alla ricerca dell’antigene prostatico per la diagnosi dello stato di un paziente che era stato affetto da tumore. L’uomo, sottoponendosi a una analisi di controllo aveva poi ricevuto un referto con dei valori sospetti, vicini alla soglia di “allarme” che lo hanno fatto preoccupare. E così si è sottoposto a un nuovo esame, in un altro centro.

E il risultato, fortunatamente, era molto diverso. “In relazione a quanto accertato, sussistendo un concreto e attuale pericolo che giustifica l’esecuzione della misura cautelare in argomento e atteso che, la libera disponibilità della farmacia, con prosecuzione della somministrazione di medicinali e di tamponi per la ricerca del Covid, possa aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri, è stato ritenuto doveroso impedire la prosecuzione dell’attività di falsificazione” si legge nella nota diffusa dall’Arma.

Entrambi i farmacisti risultano ora indagati per falsità ideologica e materiale in atti pubblici e in certificati, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità ed esercizio abusivo della professione di farmacista.

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