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Lecco: otto nuovi cittadini italiani hanno giurato sulla Costituzione nel 160° anniversario dell'Unità d'Italia

Inaugurato il nuovo cerimoniale voluto dal Comune di Lecco e salutato con favore del Prefetto Castrese De Rosa

Una nuovo cerimoniale ha "salutato" il giuramento di otto nuovi cittadini italiani, che mercoledì 17 marzo 2021, 160° Anniversario dell'Unità d'Italia, hanno firmato il documento che ha loro conferito il doppio passaporto oltre a quello della Nazione d'origine. Un momento istituzionale nuovo, chiuso dalle note dell'Inno di Mameli "Fratelli d'Italia", che il Comune di Lecco ha voluto predisporre e a cui hanno preso parte Castrese De Rosa, Prefetto, Mauro Gattinoni, sindaco, Francesca Bonacina, presidente del Consiglio Comunale, Roberto Pietrobelli, assessore comunale, e Vincenzo Russo, dirigente dell'area 2.

«L'acquisizione della cittadinanza sancisce l'inizio di un impegno reciproco e quotidiano - ha introdotto il presidente Bonacina -. Questo atto incide su tutte le nostre vite, tocca progetti e opportunità per il futuro e guarda alla crescita del Paese, soprattutto in momenti difficili come quello che stiamo vivendo. Quello di oggi non è un ulteriore rito, una specie di sfizio, ma il desiderio di rendere onore a quesot impegno, con l'augurio di costruire tutti insieme il domani».

Lecco, riconosciute otto cittadinanze italiane ©BONACINA/LECCOTODAY

Giuranti del 17 marzo 2021

Cognome

Nome

S

Provenienza

BOHOUSSOU

N'GUESSAN AUGUSTIN

M

COSTA D'AVORIO

ENCALADA CALDERON

CARMEN BERTHA

F

PERU'

FAYE

OUSSEYNOU

M

SENEGAL

FETAHI

ALBERT

M

MACEDONIA DEL NORD

STIRBU

ALEXANDRU

M

MOLDAVIA

STIRBU

LUCIA

F

MOLDAVIA

STOIAN

IONICA

F

ROMANIA

VITE QUIROGA

MARLENE

F

PERU'

Il discorso del Prefetto Castrese De Rosa

“Ho colto con molto favore l’invito del Sindaco di Lecco a presenziare alla cerimonia di oggi, in particolare perché ho apprezzato la scelta di far coincidere la celebrazione dell’Unità nazionale con il giuramento dei nuovi cittadini italiani, ai quali vanno le mie congratulazioni.

Questa felice intuizione ci dice qualcosa della nostra storia, di quell’Italia di metà ‘800, in cui nasceva uno Stato, ma i suoi cittadini provenivano da posti con lingue, culture, tradizioni molto diverse. Perché lo Stato diventasse Nazione ci vollero anni, decenni!, e a volte – ancora oggi - si ha l’impressione che uno spirito uniforme di comunità nazionale gli italiani non l’abbiano del tutto raggiunto.

Cosa ci rende cittadini? L’avere diritti? Il potere di esercitarli? L’essere tutelati dallo Stato nel quale viviamo? Certamente! Ma non solo. Probabilmente il carattere primo dell’essere cittadino è – come suggerisce la parola stessa - l’appartenenza alla città, a una comunità. E, a qualcuno sembrerà un paradosso, ma il senso di appartenenza si crea più facilmente nella difficoltà, nella sofferenza, nello sforzo comune di costruire un futuro migliore: tutte situazioni che, più che l’esercizio dei diritti, ci evocano il senso del dovere, l’adempimento dei propri doveri.

Ecco, perché, cari cittadini, vi invito ad abbracciare con pienezza la vita in società che vi aspetta da oggi. Diritti, ma anche doveri, ci aspettano in quest’epoca di grande difficoltà e sofferenza, che il nostro Paese – come tutto il mondo – sta affrontando.  Ed è per questo che recepisco con grande interesse l’istanza così forte di cittadinanza, che per la provincia di Lecco, negli ultimi 12 mesi, ha portato all’emanazione di ben 908 decreti da parte del Ministero dell’Interno (tra procedimenti per residenza e per matrimonio, questi ultimi a firma del Prefetto).

Vi colgo una forte determinazione nell’acquisire nuovi diritti, ma sono convinto che questa istanza rappresenti il bisogno di appartenenza a una comunità, di contribuire – con i doveri che ciò comporta - al suo progresso civile e morale.

Grazie, Signor Sindaco, Signor Primo cittadino di Lecco, per questo momento di celebrazione e di riflessione: sono esattamente le occasioni come questa che rispolverano il nostro senso di comunità e accendono il nostro orgoglio di cittadini.

Viva l’Italia, viva gli Italiani!”

Il discorso del sindaco Mauro Gattinoni

Buongiorno a tutti,

Desidero iniziare questo mio intervento salutando i presenti e ringraziandoli di essere qui in quest’occasione davvero speciale inserita in un tempo delicato e complicato. In particolar modo il mio saluto a Sua Eccellenza il Prefetto di Lecco Castrese De Rosa, rappresentante dello Stato sul nostro territorio, alla Presidente del Consiglio comunale Francesca Bonacina, in rappresentanza di tutto il Consiglio comunale della città di Lecco, e naturalmente agli otto cittadini che tra poco pronunceranno il “Giuramento di cittadinanza” sulla Costituzione Italiana in questa ricorrenza unica.

“La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità […] La Costituzione è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va affondo, va affondo per tutti questo bastimento. È la Carta della propria libertà. La Carta per ciascuno di noi della propria dignità d’uomo.”

Sono le parole di Piero Calamandrei, nel noto “Discorso sulla Costituzione” del 26 gennaio 1955. Parole che voglio ricordare oggi perché più che mai attuali nell’esprimere quel profondo richiamo a essere cittadini consapevoli dei nostri valori fondanti. Parole che richiamano quel lavoro di tessitura, di costruzione, di compromesso di tutti gli schieramenti politici, riuniti dopo i terribili anni della guerra e quelli della sospensione delle regole democratiche, su quei diritti e doveri da mettere nero su bianco per dare futuro alla neonata Repubblica. Parole che celebrano quella Carta base e garanzia della nostra libertà e della democrazia, che è stata ed è tuttora faro per il cammino del Paese e non solo.

Come ha appena ricordato il signor Prefetto, oggi celebriamo un anniversario importante del nostro Paese, il 160° dall’Unita d’Italia. Come Amministrazione comunale abbiamo scelto proprio questa ricorrenza per presentare alla città la nuova modalità di conferimento della cittadinanza che il Comune di Lecco ha adottato, attraverso la cerimonia di giuramento di otto nuovi cittadini italiani.

L’Italia è tra i primi Paesi in Europa a concedere la cittadinanza; anzi, per la precisione è al secondo posto dopo la Germania. 127mila sono i nuovi cittadini che hanno ottenuto la cittadinanza italiana nel 2019, il 18% del totale delle domande presentate nell’Unione Europea. Allo stesso tempo l’Italia è anche tra quei Paesi che permettono la doppia cittadinanza, ossia ai nuovi cittadini che acquisiscono la cittadinanza italiana di poter mantenere – nei casi normati da appositi accordi tra Stati – la propria cittadinanza del Paese di origine. Perché l’Italia riconosce l’importanza delle proprie radici, perché avere una cittadinanza vuol dire avere un’identità.

Ottenere la cittadinanza italiana, oggi, è un traguardo importante per i tanti che hanno scelto e scelgono l’Italia quale loro nuova casa. Allo stesso tempo è un traguardo raggiunto non senza ostacoli, a volte di natura meramente burocratica, che portano il conferimento della cittadinanza a essere una meta raggiungibile solo dopo molti anni, agognata. Basti pensare agli 858 mila alunni stranieri nelle scuole e all’oltre un milione di minori iscritti alle anagrafi comunali che, pur essendo nati e/o cresciuti in Italia, non godono della cittadinanza e dei conseguenti diritti e doveri. Simbolicamente il Comune di Lecco ogni anno consegna a questi bambini e ragazzi residenti in città proprio una copia della Costituzione, segno della comunità che riconosce loro una “cittadinanza civica”.

Come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella disse nel suo discorso d’insediamento, “La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno.” Dei 139 articoli che la compongono, i concetti fondanti sono espressi con estrema chiarezza a partire da quei primi 12 articoli definiti “Principi fondamentali”, la salda roccia su cui si basa la nostra civile convivenza di cittadini italiani. Qui, infatti, troviamo il riconoscimento delle autonomie e delle minoranze linguistiche, la libertà di culto, la tutela del patrimonio e del paesaggio, lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, la tutela di chi è straniero e il diritto d’asilo, il ripudio della guerra, il tricolore.

Sono i primi tre articoli, in particolare, a mettere le basi della nostra società.

L’articolo 1 stabilisce la forma del nostro Stato, ossia quella di una Repubblica democratica, dove la sovranità appartiene al popolo e dove il lavoro costituisce l’elemento fondante per ciascuno di noi. Segue l’articolo 2, che si potrebbe definire della fratellanza: in esso si riconoscono e garantiscono i diritti inviolabili dell'uomo e si stabilisce l’inderogabilità della solidarietà politica, economica e sociale.

Infine l’articolo 3, quello dell’uguaglianza: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” Un messaggio tanto chiaro quanto potente, e in un certo senso anticipatore dei tempi, che stabilisce quella pari dignità sociale propria di ogni persona, a partire dalle donne che, voglio ricordarlo, avevano solo da poco ottenuto l’equiparazione e la possibilità di partecipare al processo democratico. L’articolo si conclude con il richiamo al “compito della Repubblica” di rimuovere tutti gli ostacoli che, limitando la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona e la partecipazione “all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Un imperativo che richiama noi Istituzioni, ancora oggi, a essere attenti garanti di questo diritto. Ed è proprio su questi tre principi fondanti della nostra Carta che tra poco questi cittadini giureranno di “essere fedeli alla Repubblica, alla Costituzione e alle sue leggi”, diventando di fatto nuovi cittadini italiani inseriti ufficialmente nella nostra comunità.

Una società inclusiva e solidale, una società aperta al prossimo, una società dove le differenze sono ricchezza e non ostacolo per la propria realizzazione: questo è il patrimonio di valori democratici che ci è stato consegnato con lungimiranza dai Padri Costituenti. A noi, oggi, il compito di preservarlo e, soprattutto, di applicarlo affinché ciascuna persona si senta veramente parte di una Nazione, quella Italiana.

Viva la Costituzione, viva la Repubblica, viva l’Italia!"

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