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Venerdì, 26 Aprile 2024
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La proposta: pacchetti di sigarette a 10 euro per combattere il tabagismo

La Fondazione Umberto Veronesi ha presentato il risultato di una petizione al Governo Draghi

Raddoppiare (o giù di lì) il costo dei tabacchi. Una petizione alla Camera e alla Senato per chiedere l’aumento del costo dei tabacchi. Una proposta oggi più che mai attuale quella presentata lo scorso 28 maggio dalla Fondazione Umberto Veronesi. Una richiesta che nella Giornata mondiale contro il tabacco acquista un significato ancora più importante.

Chiedendo di portare il prezzo di un pacchetto di sigarette fino a 10 euro.

Chi ha firmato la petizione

La petizione è firmata da Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi, e dal Comitato scientifico per la lotta contro il fumo costituito Roberto Boffi (responsabile Pneumologia presso Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano) Stefano Centanni (direttore Dipartimento Scienze della salute, Università degli Studi di Milano e Direttore UOC Pneumologia Asst Santi Paolo e Carlo di Milano), Giovanni Fattore (professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi di Milano); Silvano Gallus (responsabile del Laboratorio di epidemiologia degli stili di vita dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano); Sabrina Molinaro (responsabile della Sezione di Epidemiologia e Ricerca sui Servizi Sanitari dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche); Elena Munarini (psicologa e ssicoterapeuta del Centro Antifumo Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano), Licia Siracusano (Unità operativa Oncologia Medica e Ematologia e Referente del Centro Antifumo dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, Giulia Veronesi (direttrice Chirurgia Robotica Toracica presso l’Irccs Ospedale San Raffaele e professore associato presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano).

Gli obiettivi della petizione

L’obiettivo è duplice: contribuire a sostenere un dibattito aperto e razionale e promuovere una maggiore consapevolezza nell’opinione pubblica. La Fondazione chiede anche  maggiori risorse da destinare alla ricerca scientifica, a programmi di prevenzione, di diagnosi precoce e a programmi di disassuefazione. Un aumento del costo del tabacco che, già attuato in altri Paese, sta portando importanti (e confortanti) risultati. Pacchetti di bionde (ma non solo) più costose dovrebbero disincentivare l’acquisto, soprattutto tra i più giovani, in un momento in cui la fascia di età in cui si accende la prima sigaretta è sempre più bassa, e l’incremento giornaliero di sigarette consumate è più significativo proprio tra i 15 e i 24 anni.

Tutto questo, naturalmente, a beneficio della salute propria e altrui. Non vanno infatti dimenticati gli effetti nocivi anche del fumo passivo. Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità, il fumo di tabacco è la più grande minaccia per la salute al mondo. Una minaccia evitabile e prevenibile.

I numeri dei morti provocati dal fumo

Si stimano 8 milioni di decessi dovuti al tabagismo ogni anno, di cui quasi 900mila provocati dal fumo passivo. In Italia si attribuiscono al fumo di tabacco oltre 93mila morti l’anno, circa 43mila  per tumore. Più di un quarto dei decessi riguarda persone ancora giovani, fra i 35 ed i 65 anni di età. Il prezzo umano è altissimo e quello economico è stimato oltre i 26 miliardi di euro, se si considerano costi diretti sulla spesa sanitaria e costi indiretti legati alla perdita di produttività per malattia o decessi. È ormai un dato condiviso dalle grandi agenzie internazionali che si occupano di salute che l’aumento del prezzo del tabacco, attraverso la rimodulazione delle accise, sia una misura costo-efficace.

Il costo del tabacco in Italia e nel mondo

In Italia i prezzi del tabacco restano fra i più bassi in Europa occidentale. La Francia nel 2020 ha portato il prezzo a 10 euro, in Norvegia il costo medio è 13,90 euro, in Regno Unito 10,50 euro e in Irlanda 13 euro. In Australia ed Oceania il pacchetto di sigarette più economico costa 29 dollari australiani (circa 18 euro), quello più costoso sfiora i 50 (circa 30 euro).

Come investire i fondi provenienti dagli aumenti

Nella petizione si chiede che l'aumento dell’accisa sia consistente, tale da portare il prezzo del pacchetto di sigarette ad almeno 10 euro, che secondo le stime attuali potrebbe portare ad aumentare entrate fiscali di 5,4 miliardi di euro e di vendere 800 milioni di pacchetti in meno. Un aumento che non deve riguardare solo le sigarette, ma anche il tabacco sfuso e il tabacco riscaldato. Con il ricavato dell’aumento da destinare ad attività utili a prevenire e curare le malattie provocate dal fumo, per le quali attualmente mancano risorse ed investimenti adeguati. In particolare, i fondi ricavati dal surplus delle accise dovrebbero essere finalizzati a sostenere progetti di prevenzione primaria, per ridurre il numero di nuovi fumatori, e di disassuefazione per chi già fuma; ad attività di ricerca indipendente; al sostegno di programmi di prevenzione secondaria per la diagnosi precoce delle malattie fumo-correlate; alla rimborsabilità di trattamenti utili per smettere di fumare.

«È il momento di una riflessione adeguata all’urgenza e alla complessità del problema - dichiara Paolo Veronesi. Proprio ora abbiamo l’esatta percezione di quanto sia necessario difendere il nostro sistema sanitario, universale e solidale. Ora abbiamo la consapevolezza della necessità di investire in prevenzione per tutelare la capacità di cura. Ad alcuni aumentare le tasse può sembrare una misura che penalizza i più deboli, ma occorre essere realistici: sono loro che stanno pagando il prezzo più alto in termini di malattia, disabilità e impoverimento dovuti al fumo. È il fumo che aumenta le disuguaglianze, non l’accisa. Alzare il prezzo del tabacco significa proteggere le persone, incrementare le risorse per curare, aiutare a smettere di fumare, condurre ricerche indipendenti. L’alternativa è un immobilismo poco giustificabile».

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