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Lecco si racconta attraverso la Società Canottieri

Storia della Canottieri Lecco dalla sua costituzione ad oggi

Le celebrazioni per la Festa Nazionale, stabilita con apposita legge nel 1861 e fissata la prima domenica del mese di giugno di ogni anno, a ricordo dell’Unità d’Italia e dello Statuto del Regno, fecero da scenario nel 1864 allo svolgimento della prima regata sul nostro lago. Le regole della gara, fissate dalla commissione nominata dal consiglio comunale, ideatore dell’intera iniziativa, prevedevano tre prove così articolate: la prima, riservata a barche con due uomini e due remi; la seconda, destinata ai batèl di Pescarenico con due pescatori di equipaggio; la terza, rivolta a barche con quattro uomini ed altrettanti remi. La partenza era prevista a Malgrate, l’arrivo invece a Lecco, nel tratto di riva antistante la piazza del Grano (ora Cermenati) e il colpo di un cannone fu il segnale di avvio della competizione. Una grande folla convenne sulle sponde del lago per seguire la regata allora riservata ai soli residenti di Lecco e di Malgrate. Poco meno di vent’anni dopo, la Società dei Pattinatori, sorta nel 1891 con “ghiacciaia” al Lazzaretto, proponeva la realizzazione di un “riparto” Canottieri con l’intento di coniugare, senza soluzione di continuità, l’attività atletica con quella salutista: d’inverno il pattinaggio, d’estate il remo. L’anno successivo si costituì un comitato per l’organizzazione di una regata di canottaggio da disputarsi nel 1893. Nel 1892, un gruppo di appassionati si ritrovò per dare forma organizzativa al proprio entusiasmo, ponendosi come obiettivo vincolante il raggiungimento di almeno 50 adesioni iniziali, ma poiché il numero non fu raggiunto, si decise di rinviare di tre anni la riunione fondativa: il 1895 vide infatti la nascita della Società Canottieri. La prima adunanza generale, con 40 “adesionisti”, ebbe luogo presso il Caffè del Teatro Sociale di piazza Garibaldi, la sera del 27 settembre.

1895. Varrone, la prima storica barca della Canottieri Lecco una imbarcazione di tipo veneziano acquistata dalla Lario

L’opera di costruzione

La Canottieri dovette affrontare tutti i problemi tipici dell'organizzazione di una nuova realtà operativa: dalla scelta della struttura sociale, alla individuazione della sede, dalla cernita dei materiali necessari, al dilemma della bandiera. I colori sociali celeste e azzurro vennero concordati nell’assemblea dell’aprile 1897; e come deposito della prima “flotta” sociale fu indicato il “sotto passerella” dell’imbarcadero di Lecco. Una sistemazione provvisoria di breve durata: il tempo necessario per reperire la località della sede al Lazzaretto, sul fronte lago della caserma, vicino alla foce del Caldone. La Canottieri Lario, fondata tre anni prima, cedette le imbarcazioni alla consorella neonata ed il suo “campione”, Giovanni De Col, che fu il primo istruttore dei canottieri lecchesi. La nascita della Canottieri Lecco fu accolta con entusiasmo dagli appassionati di sport; cosicché le iscrizioni affluirono abbondanti, tanto che fu necessario ampliare la “flotta”. Le risorse così ottenute permisero l’acquisto di una jole da mare a quattro vogatori, che fu battezzata “Adda”. Grazie ad essa, vennero vinti ventitré primi premi.

1919. Lavori di palificazione per la costruzione della prima darsena

I primi successi

Le barche della Canottieri presero a solcare le acque lariane cimentandosi in varie gare. Nel 1898 arrivò il primo tricolore: è il “quattro con” juniores, del timoniere Nando Pizzi; da allora proseguì l’instancabile passione lecchese per il remo, con le grandi regate d’autunno, la “Classicissima di Canottaggio,” che si svolgeva sul campo di regata da Pradello al Brick, ed i titoli conseguiti che sono il vanto della Canottieri. Il primo campo fu però lungo la sponda opposta del lago: da Parè sino al Pescherino, passando davanti alla Rocca. In seguito la Società comprò dal grande costruttore Dossunet di Parigi quella imbarcazione di tipo libero, a quattro vogatori, che nel 1899, imitando l’“Adda” riuscì a vincere a Firenze, a Cremona, a Pavia, a Genova ed a Como. Di fronte a tali molteplici successi, il Consiglio della Società maturò la decisione di provvedere alla realizzazione di una sede vera e propria. Alla fine dell’Esposizione Voltiana di Como vennero ceduti gli stands, tra cui uno che venne acquistato dal sodalizio. Quello fu il primo nucleo dal quale si irradiò l’espansione della sede sino a raggiungere le dimensioni odierne. Gli allori ottenuti costituirono il giusto alimento per gli ambiziosi progetti della Società, che si vide affidare dal Rowing Club Italiano l’organizzazione dei Campionati Italiani per il 1901.

Il "quattro con", con capovoga Ambrogio Carozzi, nei pressi del primo pontile negli anni di inizio del XX secolo

L“Otto” guidato da Fumagalli che il 28 maggio 1938 vinse la Regata Internazionale di Gand-2

La nuova sede e la Grande Guerra

Nell’assemblea del marzo 1913 venne eletto presidente l’Ing. Giuseppe Riccardo Badoni, socio dal 1901 ed abituale frequentatore della sede sociale. Nel corso del suo mandato favorì l’attuazione di quanto era stato deciso per lo sviluppo della nuova sede. L’Ing. Lussana redasse il progetto e Francesco Tagliaferri ne diresse i lavori, condotti a termine per una prima parte nel luglio del 1919: la nuova sede venne inaugurata il 20 dello stesso mese, in occasione di una regata nazionale. L’8 ed il 9 agosto del 1914 avrebbero dovuto svolgersi sulle acque del nostro lago i campionati italiani; ma per lo scoppio della guerra furono rinviati. Lontane dalla pratica dello sport, ritenuto non confacente “alle gonnelle”, il gentil sesso diede il suo contributo preparando la prima bandiera sociale. Solo nel 1934 il regolamento della Canottieri “apriva” alla componente femminile, accettando l’effettiva parità di genere. Nel 1913 era sorta non senza critiche la sezione calcio che cesserà di esistere all’inizio degli anni ’30; il calcio, forte di una passione popolare ormai inarrestabile, chiedeva una identificazione più diretta tra squadra e città: e il 9 settembre del 1931 venne infatti fondata ufficialmente l’Associazione Calcio Lecco.

1920. Jole "a otto", capovoga Andrea Confalonieri, di fronte alla sede-4

Non solo “remo”: una società polisportiva

Gli anni Venti videro il fiorire di nuove discipline: la Canottieri andava via via trasformandosi in polisportiva, secondo il sogno del presidente Badoni che immaginava la Società quale elemento propulsivo di tutte le attività sportive lecchesi. Nel 1921 si costituì la sezione nuoto che farà della darsena il suo campo di gara.

1922. La prima squadra agonistica di nuoto in posa sul pontile

Nel 1922 è la volta della scherma; e poi ancora prese avvio il gioco del tennis alla cui Federazione ci si affiliò nel 1928; e l’attività bocciofila che, in forma amatoriale, fu sempre praticata da i Soci fin dai primordi. Il 1936 vide nascere, ancora una volta per precisa volontà di Badoni, l’attività velica. Nel corso della Seconda Guerra mondiale ci fu una riduzione drastica di tutte le attività. Alla fine del conflitto, tuttavia, a cavallo degli anni Cinquanta ebbero inizio nuove attività: i tuffi, la pallanuoto, il pattinaggio a rotelle, la motonautica, lo judo e lo sci nautico. Alcuni anni più tardi si aggiunsero il tennis da tavolo, la canoa e anche il tiro con l’arco.

1945, un tuffo acrobatico sullo sfondo delle montagne effettuato da un atleta della Canottieri

Nel 1960 l’ing. Badoni, rassegnò le dimissioni; a sostituirlo fu chiamato Ambrogio Rossi, al quale successe, nel 1969, Ulisse Guzzi, imprenditore, nonché proprietario della celeberrima casa motociclistica. Nel 1975, la presidenza venne assunta da Giacomo Cereghini, e nel ’75 venne eletto, a soli 30 anni, l’attuale presidente Marco Cariboni. Se l’attività iniziale riguardò solamente il canottaggio, il sodalizio nel corso degli anni aprì le porte a molti altri sport. La Società non è più quella dei “57 sottoscrittori dello Statuto” del 2 ottobre del 1895 ma quella attuale con oltre 1500 soci. I numerosi traguardi raggiunti trovano (dopo la stella d’argento del 1969 e la stella d’oro del 1995) il loro riconoscimento più alto nel “collare d’oro al merito sportivo”, la massima onorificenza del Coni.

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