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Sabato, 20 Aprile 2024
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"Montagna: scrigno di biodiversità o parco disneyano?"

Dubbi e critiche del circolo ambiente "Ilaria Alpi" in merito a turismo mordi e fuggi, panchine giganti, piattaforme di osservazione e non solo. "Non ci sono solo le Olimpiadi invernali a minacciare la montagna. Anche nel Lecchese"

"Montagna: scrigno di biodiversità o parco disneyano?". Se lo chiede il circolo ambiente "Ilaria Alpi" in un ampio intervento nel quale viene citata anche la realtà lecchese. L'associazione ambientalista sollecita una riflessione sugli interventi sempre più numerosi legati a un turismo mordi e fuggi e alla creazione di attrazioni più simili a uno spazio giochi che a un ambiente naturale. Senza dimenticare il tema delle opere programmate in vista alle prossime olimpiadi Invernali.

"Non ci sono solo le Olimpiadi invernali a ‘minacciare’ la montagna - esordisce il circolo ambientalista - Sempre più spesso assistiamo allo 'sfruttamento' della montagna, anche da parte di chi vi abita. Facciamo degli esempi. Il turismo mordi e fuggi con cui la montagna viene utilizzata come 'parco giochi': panchine giganti, ponti tibetani nelle valli, piattaforme artificiali di osservazione, piste da sci a quote basse e pertanto innevate artificialmente. Queste strutture richiamano flussi di visitatori che, muovendosi in giornata con le loro auto, vedono la montagna come un centro commerciale, utilizzando solo queste strutture fittizie piuttosto che godere della naturalità della montagna stessa".

"No alla montagna come centro commerciale o luogo di solo divertimento"

"Dicevamo che anche chi ci vive tende, in alcuni casi, a trarre dalla montagna solo una fonte di reddito personale o per propri scopi, come, ad esempio, la realizzazione di nuove strade agrosilvopastorali, a volte addirittura asfaltate e aperte anche alle auto private, per l'accesso a strutture di agriturismo, rifugi e baite, se non seconde case. L'accesso a questi edifici, fino a ieri raggiungibili solo a piedi, diventa il pretesto per aggredire ulteriormente la montagna e renderla appetibile a nuove orde di visitatori della domenica. Altro esempio le moto da trial, i quod o, in inverno, le motoslitte, mezzi che vengono utilizzati con l'unico scopo del passatempo. Insomma la montagna sta sempre più diventando un ‘divertimentificio’, piuttosto che essere preservata e tutelata per le sue valenze naturali e ambientali".

"Serve cambiare il modo di pensare e vedere la montagna"

"Pensiamo al tema del riscaldamento globale, laddove le montagne e i boschi possono rappresentare una delle soluzioni al problema, in quanto in grado di assorbire quote di CO2 e produrre ossigeno, condizioni fondamentali per la vita, che la città non può garantire. In definitiva serve cambiare il modo di pensare e vedere la montagna, che deve invece continuare a rappresentare uno degli ambiti di conservazione della biodiversità e di garanzia per la vita sul Pianeta. Occorre pensare ad un turismo ecosostenibile che possa valorizzare le tradizioni locali senza snaturarle e senza la necessità di creare infrastrutture inutili, ma recuperando e ristrutturando quello che già esiste sul territorio".

L'appello a istituzioni e comuni: "Investire in tutela e manutenzione"

"Un appello quindi alle Istituzioni (ministeri, regione, parchi, comunità montane, comuni) che, anziché limitarsi a celebrare la giornata della montagna o, peggio, a finanziare altre devastanti opere (è di questi giorni l'apertura di un nuovo bando di Regione Lombardia a sostegno delle piste da sci innevate artificialmente!), devono investire sulla tutela e manutenzione delle montagne stesse". 

In merito al territorio lecchese, il Circolo ambiente “Ilaria Alpi” ricorda infine la propria contrarietà rispetto alla recente notizia del finanziamento regionale da 11 milioni di euro per la Valsassina, nello specifico per i territori dei Piani di Bobbio e Artavaggio, per progetti che prevedono soprattutto nuova viabilità e nuovi parcheggi: "Siamo totalmente contrari perchè si tratterebbe di utilizzare soldi pubblici per 'asfaltare' pezzi di montagna, per renderla accessibile alle auto. Una logica perversa, che contrasta con le emergenze del consumo di suolo e del riscaldamento globale e col rischio di dissesto idrogeologico".

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