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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, «la Lombardia vicina al picco ma c'è poco da festeggiare»

Lo ha messo nero su bianco Paolo Spada, medico dell'Humanitas di Milano e autore della rubrica "Numeri in pillole"

La Lombardia potrebbe essere vicina al picco dei contagi. Il condizionale è d'obbligo perché la situazione epidemiologica cambia di giorno in giorno, ma il pensiero è stato messo nero su bianco da Paolo Spada, chirurgo vascolare dell'Humanitas Research Hospital autore della rubrica Numeri in pillole sulla pagina Facebook Pillole di ottimismo.

L'ultimo bollettino segna «un altro passo verso il picco dei contagi, che appare davvero vicino in alcune regioni come Lombardia, Liguria, Trento, Marche, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise e Sardegna — ha scritto lo scienziato —. La Valle d'Aosta, che per prima ha raggiunto i vertici di incidenza, pare già aver scavallato. Qualcuno è già molto vicino», ha assicurato l'esperto esortando a «forza e coraggio, che i numeri ci possono anche aiutare».

Ovviamente non è una situazione granita: «Si deve attendere conferma qualche giorno che non vi siano inversioni — ha precisato Spada — ed è oltretutto presumibile che in questa seconda onda il picco sia meno acuto che a marzo (non sono ancora effettive le ultime misure di contenimento, meno rigide del primo lockdown), ma l'attesa non sarà lunga» considerando che nelle regioni citate «la progressione degli aumenti» delle infezioni da Sars-CoV-2 «sui 7 giorni si avvicina gradualmente alla linea dello zero, e la curva dei positivi in media mobile a 7 giorni dà altrettanto l'idea dell'approssimarsi della vetta».

Se il picco sembra essere vicino la situazione non è per niente tranquilla, anzi: «Naturalmente c'è poco da festeggiare una volta in cima — ha chiarito il medico — perché quello è il momento di maggior rischio per tutti e prelude comunque a un periodo di ulteriore crescita dei carichi ospedalieri, già ora parecchio pesanti. Però anche i tassi di incremento dei ricoveri non sono più quelli di ottobre e stanno lentamente assestandosi. I decessi hanno ancora tassi di incremento del 75%, ma anch'essi in riduzione: saranno gli ultimi a stabilizzarsi e quindi a scendere», come già accaduto nella prima ondata dell'emergenza coronavirus.

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