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Ristoratori e baristi sono arrivati al capolinea: «Misura colma, perso anche il 100% del fatturato»

Il grido di dolore si leva alto: «Servono indennizzi e risarcimenti danni, non le briciole di quest'anno. Riapriamo: facciamo cose migliori arrangiandoci da soli»

Un anno e oltre di aperture a spizzichi e bocconi, lunghi periodi di chiusura e l'asporto, o la consegna a domicilio, che quasi mai bastano per coprire i costi vivi delle loro attività di ristorazione. Il grido di dolore di baristi e ristoratori si leva alto, a Lecco come nel resto d'Italia, nel giorno dell'Assemblea nazionale Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi): «Abbiamo scelto una modalità simbolica, ma forte, per lanciare i nostri messaggi - ha dichiarato il presidente di Fipe-Confcommercio Lecco Marco Caterisano, titolare de "Il Caffè" di piazza Cermenati -. La situazione dei pubblici esercizi è drammatica, non condividiamo ma comprendiamo le proteste di questi giorni perchè siamo arrivati al capolinea; mancano politiche economiche di sostegno alle imprese che siano efficaci, siamo in balìa di Decreti che continuano a cambiare. Non possiamo più accettare i chiari di luna, con noi rischiano il posto di lavoro anche i dipendenti: la politica è in affanno sotto tutti gli aspetti, il peso di questa inadeguatezza sta gravando tutto sulle spalle delle nostre imprese. Non siamo più disposti ad accettarlo».

confcommercio 13 aprile 20212 marco caterisano alberto riva

«Perdite anche del 100%»

Le perdite di fatturato sono enormi: «Sono superiori superiori al 50% per ogni attività, ma è una percentuale ottimistica perchè qualcuno arriva all'80, 90%, senza contare che le discoteche hanno toccato il 100% di calo rispetto al 2019», ha riferito Caterisano.

Al suo fianco Alberto Riva, direttore dell'associazione di categoria provinciale: «Anche a Lecco il settore dei pubblici esercizi ha delle enormi difficoltà. Abbiamo voluto creare un momento per far sentire la loro voce in maniera pacifica, ma comunque ferma e forte. Noi abbiamo sempre preso le distanze dalle modalità di protesta utilizzate fino a questo momento, ma c’è comunque la giusta rimostranza delle imprese, che vogliono arrivare a una riapertura il prima possibile. Interloquire quotidianamente con il Governo deve portare a quel passo tanto agognato: in Italia si protesta perché i ristori sono stati insufficienti e inadeguati, semplice. La misura è colma, lo Stato deve intervenire su due linee ben distinte, sanando le perdite di fatturato delle imprese».

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Baristi e ristoratori: «I ristori sono stati briciole»

Il settore è in enorme difficoltà e non vede la luce in fondo al tunnel, come si apprende dalle testimonianze degli imprenditori: «Siamo in queste condizioni da quattordici mesi, non è stato sufficiente dare liquidità alle aziende ad aprile 2020, ma servivano e servono anche degli indennizzi. Dopo tutto questo tempo sono necessarie altre forme di sostegno», ha spiegato Michele Capasso del Caffè Visconti 55 di Lecco.

confcommercio 13 aprile 20213 Michele Capasso, Caffè Visconti 55-2

«Dall’inizio della pandemia le politiche hanno mostrato tutta la loro inadeguatezza su vari fronti - il parere di Fabio Dadati, titolare del ristorante "Da Giovannino" e de "La Casa sull'Albero" di Malgrate -. L’emergenza oggi è peggiore rispetto a un anno fa e il peso di questo fallimento politico è stato girato sulle imprese. Dopo oltre un anno i Nas hanno fatto una verifica sul trasporto pubblico e hanno trovato tracce importanti di virus: questo significa che i problemi non sono tanto nelle nostre strutture, anche visto quanto abbiamo investito per adeguarci, se alla fine le persone si ammassano sui mezzi per mezz'ora di fila. Il Governo Conte ha dimostrato una grandissima difficoltà nella gestione della pandemia, la capacità di Draghi sta nel peso a livello internazionale e anche la nomina di Figliuolo è positiva, ma sono rimasto perplesso sul rinnovo del contratto relativo ai pubblici impieghi: non hanno avuto disagi, non hanno smesso di lavorare e non hanno fatto “cassa”, mentre noi abbiamo ricevuto il 5% di ristori rispetto al fatturato del 2019; organizzativamente».

confcommercio 13 aprile 20214 Fabio Dadati Da Giovannino-2

«Vogliamo riprendere a lavorare, chiaramente rispettando le regole», espone Marcello Nessi del ristorante Mamma Ciccia di Mandello del Lario.

confcommercio 13 aprile 20215 Marcello Alessi, Mamma Ciccia-2

Gli fa eco Roberto Colombo de "La Botte" di Malgrate: «A noi serve un risarcimento danni e non bastano le briciole di quest'anno. Personalmente lavoro alla sera e posso dire che per me è meglio stare chiuso piuttosto che tentare con l’asporto. Se ci fanno riaprire è sicuramente meglio, pur stando nelle regole anti-assembramento per evitare problemi gravi come quelli visti sui Navigli di Milano, scene che allora mi hanno fatto concordare con la chiusura immediata. Se si sta seduti al tavolo si hanno problemi che al supermercato».

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Chiude Oreste Curti del ristorante "Pontile Orestino" di Lecco: «Sarebbe stato utile bloccare quantomeno i costi delle imprese, come affitti, mutui e contributi. Non avendo entrate siamo in grossa difficoltà».

confcommercio 13 aprile 20217 Corti Oreste Pontile LEcco-2

Le richieste dei pubblici esercizi

Caterisano torna sul tema delle richieste da sottoporre al Governo Draghi: «Una programmazione delle riaperture è fondamentale, a questo punto abbiamo capito che probabilmente facciamo cose migliori se ci arrangiamo da soli, ma in ogni caso servono delle forme di aiuto per quanto perso finora; le imprese, infatti, si sono fortemente indebitate in questo anno. Non vogliamo ristori e sostegni, ma indennizzi: siamo stati obbligati a chiudere, non siamo andati male per scarse incapacità lavorative. Si è allargata la platea di coloro che usufruiscono dei ristori, il Governo ha cercato di accontentare un po’ tutti. Moratorie e sgravi fiscali non sono ancora in grado di coprire le perdite e i debiti che si sono accumulati in questi mesi, creati per sopravvivere». La situazione è degenerata anche per il cattivo tracciamento: «Il nostro sistema è inesistente a differenza di quanto avviene all’estero, Gran Bretagna e Germania in primis, dove ci sono delle strategie sanitarie ben definite e già in atto».

E non mancano le tasse da pagare: «La Tosap (tassa sull'occupazione del suolo pubblico) è stata già prorogata fino al 30 giugno con il Decreto, ma stiamo lavorando con le Amministrazioni per arrivare ad altri sgravi perchè devono capire la drammaticità del momento. Sulla Tari (tassa sui rifiuti), invece, c'è stata l'applicazione di una scontistica che non torna, visto quanto abbiamo prodotto in questi mesi».

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