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Carico di rifiuti illegali fermato a Lecco, Dolci (Dda) riferisce alla Commissione parlamentare d'inchiesta

Il procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano Alessandra Dolci ha inoltre fornito alcune informazioni generali sulle attività investigative seguite al sequestro del dicembre 2019

La Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (Commissione Ecomafie) ha audito il procuratore aggiunto presso il tribunale di Milano Alessandra Dolci e i rappresentanti di Cisambiente Confindustria: il direttore generale Lucia Leonessi e il vicepresidente Gregory Bongiorno. L'audizione del procuratore aggiunto Dolci ha riguardato gli incendi negli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti, ma l'audita ha inoltre fornito alcune informazioni generali sulle attività investigative seguite al sequestro, avvenuto l'11 dicembre 2019 a Lecco, di 17 vagoni ferroviari carichi di rifiuti diretti in Bulgaria.

L'inchiesta sui rifiuti illegali fermati a Lecco

Dolci ha dichiarato che i contenitori sequestrati contenevano scarti da trattamento di rifiuti, dichiarati falsamente plastica e gomma da avviare a riciclo. Secondo quanto riferito, l'esportatore avrebbe avuto in programma altre spedizioni, mentre in precedenza si erano già registrati dei respingimenti presso le frontiere. L'audita ha inoltre dichiarato che le indagini sono tuttora in corso e coinvolgono alcune Direzioni distrettuali antimafia italiane, tra cui quella di Milano, e le autorità bulgare. Dolci ha inoltre sottolineato l'efficacia delle attività di prevenzione di incendi e stoccaggi illeciti di rifiuti coordinate dalla prefettura di Milano e da altre Prefetture lombarde. Sempre in un'ottica di condivisione delle informazioni, l'audita si è espressa favorevolmente rispetto a un'ipotesi di banca dati che raccolga provvedimenti autorizzativi, struttura societaria e risultanze dei controlli relativi ad aziende del settore rifiuti.

«La criminalità interessata ai rifuti del Covid-19»

L'audita ha inoltre riferito che si stanno registrando segnali di interesse della criminalità organizzata presente in Lombardia per lo smaltimento dei rifiuti anche collegato all'emergenza Covid-19. I rappresentanti di Cisambiente Confindustria hanno riferito in merito alla gestione dei rifiuti collegata all'emergenza sanitaria. Gli auditi hanno riferito di alcune difficoltà delle aziende associate, relative in particolare al reperimento dei dispositivi di protezione individuale per il lavoratori, al rispetto di protocolli di sicurezza diversi da regione a regione e alla mancanza di liquidità dovuta alla dilazione del pagamento della Tari. Rispetto alla produzione di rifiuti sanitari a rischio infettivo, è stato riferito che negli ultimi mesi questi sono aumentati nelle regioni del Centro-nord, mentre al Sud si è osservata una prima diminuzione, a cui è seguito un riassestamento sui livelli pre-emergenza.

Regione: «Seguite le norme comunitarie»

Il Pirellone ha voluto rispondere così alle dichiarazioni del procuratore Dolci: «Regione Lombardia si è sempre mossa seguendo le norme comunitarie, nazionali e le indicazioni dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS). Inoltre, le disposizioni hanno un carattere temporaneo, rimanendo in vigore solo fino al 31 agosto 2020, poichè legate esclusivamente alla fase acuta dell'emergenza. Non c'è alcuna intenzione di consentire deroghe permanenti, ma solo quella di fronteggiare adeguatamente una situazione di contingente di emergenza».

L'allarme del Circolo Ambiente: «Troppi traffici illeciti di rifiuti in Lombardia»

«In particolare, sulle indicazioni date per gestione dei DPI - precisa la nota - Regione Lombardia ha seguito le indicazioni della Commissione Europea e dell'Istituto Superiore della Sanità (Rapporto ISS Covid del 21 marzo 2020) che, valutato il rischio potenziale di trasmissibilità del virus e valutate le possibili alternative di gestione di tali rifiuti, hanno ritenuto di suggerire la gestione dei DPI quali rifiuti indifferenziati, adottando opportune cautele per la raccolta e lo smaltimento di tali materiali. La raccolta separata viene infatti consigliata per tutte quelle Regioni che, non essendo dotate di impianti di incenerimento conferiscono in impianti di trattamento o in discarica i rifiuti indifferenziati, in questi casi infatti gli operatori del servizio vengono in contatto con i rifiuti stessi esponendosi a potenziale contagio. In Regione Lombardia, conformemente alle indicazioni dell'ISS abbiamo voluto disporre particolare attenzione alla raccolta (doppio sacco), stabilendo l'invio dei rifiuti direttamente nella fossa dell'impianto di incenerimento, senza ulteriori manipolazioni a garanzia della sicurezza degli operatori. Non è stato disposto lo smaltimento come rifiuti sanitari - prosegue la nota - poichè gli impianti dedicati a tale tipologia hanno una capacità limitata: si sarebbe rischiato di saturarli lasciando in emergenza le strutture sanitarie. Inoltre, i comuni o i privati cittadini avrebbero dovuto attivarsi per contrattualizzare il ritiro di tali rifiuti con significativo incremento dei costi di smaltimento, dell'ordine di dieci volte quello ordinariamente sostenuto».

Rifiuti in viaggio verso l'Est Europa: fermato a Lecco un convoglio illegale 

«Entrando nel merito della gestione emergenziale dei rifiuti, si fa presente che nella fase di lockdown si è ridotta la produzione di rifiuti speciali derivanti da attività industriali, ma non la produzione di rifiuti urbani e speciali derivanti altre attività imprenditoriali, provocando un accumulo di rifiuti in alcune filiere (plastica, legno, scorie da incenerimento). Per non mandare a smaltimento tali materiali, che anche per indirizzi comunitari devono prioritariamente essere recuperati, su indicazione del Ministero dell'ambiente (si veda la Circolare ministeriale recante 'Criticità nella gestione dei rifiuti per effetto dell'emergenza Covid-19' del 1 aprile 2020) si è proceduto a redigere un'ordinanza di deroga temporanea agli stoccaggi di rifiuti in attesa che riaprissero le filiere di recupero, in analogia ad altre regioni quali Emilia Romagna-Liguria e Piemonte, prevedendo un incremento massimo del 20%, con la garanzia di tutte le condizioni di sicurezza. Tale necessità, più volte segnalata dagli operatori del settore, era peraltro già stata esplicitamente prevista dal DL Cura Italia (18 del 17 marzo 2020, poi convertito con Legge 27/2020) per i depositi temporanei. Per quanto riguarda invece il tema della fidejussione - conclude la nota - non ne è stato previsto l'incremento nè da noi nè dalle altre Regioni, nè tantomeno dalle disposizioni nazionali proprio perchè si trattava di una previsione emergenziale e temporanea».

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