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Martedì, 19 Marzo 2024
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Il Monumento ad Alessandro Manzoni: dalla volontà alla realizzazione

Inaugurato nel 1891, il Monumento ad Alessandro Manzoni diventa icona Lecchese per eccellenza

Subito dopo la sua morte, avvenuta il 22 maggio 1873, il Consiglio Comunale di Lecco, su proposta del sindaco Giuseppe Resinelli, si riunì d’urgenza e deliberò di fare erigere un monumento al grande letterato che visse una parte della sua vita a Lecco, dove aveva ambientato I Promessi Sposi, capolavoro del romanzo storico italiano. Furono stanziate £ 3.000 e si propose comitato che rimase pressoché inattivo negli anni successivi. Lo stimolo ad una ripresa dell’iniziativa fu la rapida erezione a Lecco del Monumento a Garibaldi, deceduto il 2 giugno 1882. Un Comitato di garibaldini e mazziniani presieduto da Gianbattista Torri-Tarelli aveva commissionato allo scultore Francesco Confalonieri il monumento in marmo che il 16 novembre 1884 fu inaugurato nella piazza della Fiera, in netta concorrenza con il comitato cattolico promotore del monumento a Manzoni, in quella che è stata definita “la guerra delle statue”.

Nel 1885, primo centenario dalla nascita di Manzoni fu riproposto un Comitato presieduto da Antonio Stoppani che rilanciò il progetto per un monumento nazionale. Stoppani sarà infatti il promotore del monumento al letterato così come lo fu per il monumento a Antonio Rosmini a Milano.

Il Monumento ad Alessandro Manzoni

L’appello nazionale, seguito da molteplici iniziative per la raccolta di fondi, lotterie, feste, spettacoli e conferenze fruttò complessivamente £30.000. Contribuirono i Sovrani d’Italia, il duca D’Aosta, Don Pedro d’Alcantara, imperatore del Brasile, molte città italiane e anche le colonie; Giuseppe Verdi fece una cospicua donazione, Ponchielli un concerto con la partecipazione di numerosi artisti. Stoppani pubblicò il Memorandum di cui vennero stampati 12.000 esemplari diffusi nel circondario in Italia e fuori con il manifesto per promuovere le sottoscrizioni.

Il 31 marzo 1887 fu bandito il concorso ristretto a soli 15 artisti di chiara fama che avrebbero sottoposto i bozzetti del monumento alla giuria entro il 31 luglio dello stesso anno. Tredici artisti invitati risposero e i loro bozzetti furono esposti nel salone del Teatro della Società nel mese di agosto. Nessun artista raccolse i 5 voti richiesti e il concorso fu dichiarato nullo. Il presidente Stoppani presentò un ordine del giorno in cui proponeva di scegliere Francesco Confalonieri che aveva ottenuto 4 voti per ciascuno dei due bozzetti presentati, considerando anche l’ottima riuscita del Monumento a Garibaldi da lui eseguito a Lecco. La proposta fu approvata all’unanimità ma naturalmente suscitò una protesta degli altri concorrenti che si concluse con un ironico sonetto intitolato “Ai vincitori i vinti mandan salute”.

Monumento ad Alessandro Manzoni

Lo scultore incaricato Francesco Confalonieri aveva preventivato £ 31.000 per la statua e il basamento. Poiché era desiderio dei cittadini lecchesi di corredare il monumento con quattro altorilievi, si trovarono altri modi per aumentare le raccolte di fondi compresa la richiesta di un oggetto personale alla Regina Margherita, la quale donò due grandi vasi giapponesi che fruttarono £ 900. Si superarono complessivamente £ 40.000 che permisero di pagare lo scultore Confalonieri, la statua (Officina F.lli Barzaghi, Milano), i quattro rilievi (officina F.lli Romani, Milano), il basamento (Giuseppe Fumagalli, Lecco), la cancellata (Antonio Badoni, Castello di Lecco), il capomastro (Giuseppe Todeschini, Lecco), il direttore dei lavori (ing. Enrico Gattinoni, Lecco), i fuochi d’artificio e il palchetto per l’inaugurazione.

La statua di Alessandro Manzoni

L’architetto Cerruti e il pittore Induno diressero l’operazione. Una statua in bronzo, che ritrae Alessandro Manzoni seduto, svetta sull’omonima piazza sopra un basamento di marmo di Baveno, che racchiude 4 altorilievi, tre dei quali raffiguranti delle scene emblematiche del romanzo, ovvero: il rapimento di Lucia, Renzo al Lazzaretto e il matrimonio dei due promessi sposi, situato in posizione frontale tra i piedi dello scrittore e il suo nome, speculare all’epigrafe sul retro, che recita: “I cittadini di Lecco nel volere e nell’opera con tutta Italia concordi qui dove visse e si ispirò l’autore de “I Promessi Sposi” eressero nel MDCCCLXXXXI” Sotto la scritta vi sono due stemmi, rispettivamente a sinistra del Regno d’Italia e a destra del Comune di Lecco. Nel corso degli anni la posizione della statua ha subito alcune traslazioni, a causa delle diverse scelte viabilistiche cittadine e della copertura del Torrente Caldone.

Il restauro alla statua del Manzoni negli anni '70

L’opera fu realizzata e inaugurata l’11 ottobre 1891, quando l’abate Stoppani era già deceduto (1 gennaio 1891). La sua assenza fu rimarcata con grande dispiacere di tutti, e, dopo il discorso del senatore Gaetano Negri, fu letto un testo che Stoppani aveva dettato un anno prima quando, al fallimento della prima fusione della statua, aveva temuto di non riuscire a vedere l’opera compiuta.Estratto dal discorso, preparato da Stoppani nell’agosto 1890, e pronunciato, lui scomparso, all’inaugurazione del monumento l’11 ottobre 1891:

«II fuoco sacro, che spinse Garibaldi all’opera, era stato già per lungo tempo nutrito nel petto di Alessandro Manzoni, e reso efficace dal suo grande ingegno a destare l’incendio nel cuore di quanti ascoltavano i suoi versi. Non sgorga in larga vena una sorgente, se prima non è generata e nutrita dal lento stillicidio delle acque circolanti in grembo alla terra; non scoppia un vulcano, se prima non è maturato dalla lenta energia accumulata nel silenzio dei secoli. Lecco non poteva a lungo lasciare in oblio colui, da cui erano venuti dapprima il pensiero e il sentimento che danno vita all’azione, e che vantava tanti titoli di benemerenza verso questa terra da lui prediletta, dove veniva, fin dagli anni della sua prima giovinezza, a bevere a larghi sorsi l’aura della libertà. Una popolazione intelligente, attiva, fervida, pronta all’ammirazione di tutto ciò che si presenta di bello, di buono e di grande, facile agli entusiasmi, liberale per tradizione, riottosa a qualunque genere di tirannia … Or eccoli ambedue - Garibaldi e Manzoni - questi uomini grandi. Lo sguardo fulmineo del primo non è meno parlante dell’occhio pacato e sereno del secondo. Qui venga la nostra gioventù e attinga da ambedue quei guardi ciò che può ad un tempo elevare lo spirito a grandi pensieri e infiammar gli animi a grandi imprese.»

11 ottobre 1891, Inaugurazione del Monumento in piazza della Fiera

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