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Lo studio tedesco sui vaccini: «Trovata la causa delle trombosi con i vaccini AstraZeneca e J&J»

Attualmente la ricerca si trova in fase di preprint: sostiene di aver trovato la causa dei coaguli di sangue e delle complicanze tromboemboliche emerse in alcuni rari casi nelle vaccinazioni con con Vaxzevria o con Janssen. E propone anche una possibile soluzione

Un possibile passo in avanti verso la risoluzione delle problematiche che si sono palesate durante l'applicazione del piano vaccinale. Una ricerca ancora in fase di preprint e firmata da alcuni scienziati tedeschi sostiene di aver trovato la causa dei coaguli di sangue e delle complicanze tromboemboliche che sono emerse in alcuni rari casi nelle vaccinazioni con con Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19, AstraZeneca) o con Covid-19 Vaccine Janssen della Johnson & Johnson. E afferma che il problema è potenzialmente risolvibile. 

«Trovata la causa delle trombosi con i vaccini AstraZeneca e J&J»

Rolf Marschalek, professore dell'università Goethe di Francoforte che ha condotto studi sulla rara condizione a partire dallo scorso marzo, ha detto che il problema è correlato ai vettori di adenovirus che entrambi i vaccini usano per fornire le istruzioni genetiche per la proteina spike di Sars-Cov-2 nel corpo. I vaccini a mRNA sviluppati da Pfizer/BioNTech e Moderna ne sono immuni perché non utilizzano questo sistema di somministrazione: per questo non ci sono stati casi di coagulazione del sangue ad essi collegati.

Si parla, come ha ricordato ieri il rapporto di Aifa, di quei rari casi caratterizzati da trombosi dei seni venosi cerebrali (TSVC) e/o trombosi delle vene splancniche, spesso associati alla presenza di trombi in sedi multiple e a piastrinopenia, con emorragie gravi e talvolta segni di coagulazione intravascolare disseminata (CID). Questi eventi sono stati osservati quasi esclusivamente entro circa tre settimane dalla vaccinazione in soggetti sani con età inferiore a 60 anni, prevalentemente donne. E con una frequenza assai bassa: per il vaccino Vaxzevria sono stati riportati in tutto 169 casi di trombosi dei seni venosi cerebrali e 53 casi di trombosi delle vene splancniche, spesso associati a piastrinopenia, su un totale di 34 milioni di dosi somministrate tra Ue e Regno Unito. 

Per gli eventi di trombosi venose in sedi atipiche associate a piastrinopenia è stato stimato un tasso di circa un caso ogni 100.000 vaccinati. Anche i casi riportati nei sistemi di farmacovigilanza della Gran Bretagna nell’ultimo report pubblicato il 20 maggio sono in linea con questo dato (309 casi per 23.9 milioni di prime dosi con vaccino Vaxzevria). In Italia al 26 aprile sono stati riportati 34 casi di trombosi venose in sedi atipiche, 18 delle quali associate a trombocitopenia4 . Rispetto alle somministrazioni effettuate con Vaxzevria si osservano quindi 0.45 casi ogni 100.000 vaccinati, dato che potrebbe risentire della minor rappresentatività del campione italiano rispetto ai dati europei e anglosassoni. 

La soluzione al problema

Nella ricerca pubblicata in pre-print (e quindi non ancora sottoposta a peer review) gli scienziati affermano che il problema risiede nel momento dell'ingresso dell'adenovirus nel nucleo della cellula. Il ciclo di vita dell'adenovirus include "l'infezione" delle cellule e l'ingresso del Dna adenovirale all'interno del nucleo; successivamente avviene la trascrizione genica. E proprio qui sta il problema: il Dna virale, secondo Marschalek e i co-firmatari Eric Kowarz, Lea Krutzke, Jenny Reis, Silvia Bracharz e Stefan Kochanek, una volta all'interno del nucleo cellulare alcune parti della proteina spike si uniscono o si dividono, creando versioni mutanti, che non sono in grado di legarsi alla membrana cellulare dove avviene l'immunizzazione. Le proteine ​​mutanti fluttuanti sono invece secrete dalle cellule nel corpo - secondo la teoria di Marschalek - e innescano così coaguli di sangue in circa una persona su 100mila. 

Ma c'è di più. Il professor Marschalek sostiene che i vaccini possano essere riprogettati per evitare il problema. Anzi, J&J è già in contatto con lui e sta cercando di ottimizzare il siero, mentre non ci sono stati ancora contatti con AstraZeneca. La via d'uscita indicata dalla ricerca è quella di modificare la sequenza della proteina spike per evitare che avvenga la separazione. E quindi annullando la possibilità di effetti collaterali o reazioni avverse.

La vicenda delle reazioni avverse al vaccino AstraZeneca

La vicenda delle reazioni avverse al vaccino AstraZeneca parte quando il Paul-Ehrilch-Institut di Berlino comunica di aver notato «un accumulo impressionante di una forma speciale di trombosi venosa cerebrale molto rara (trombosi della vena del seno) in connessione con una carenza di piastrine del sangue (trombocitopenia) e sanguinamento in prossimità temporale alle vaccinazioni con il vaccino AstraZeneca». Quanti casi? «Al momento sono stati riportati 7 casi di trombosi venose cerebrali su 1,6 milioni di vaccini somministrati in Germania», dice il ministro della Salute tedesco Spahn in conferenza stampa: «Si tratta di un rischio molto basso. Ma se dovesse rilevarsi un collegamento con il vaccino, sarebbe superiore alla media», sostiene. A rischio parrebbero le donne tra i 20 e i 50 anni. Una trombosi di questo tipo «significa che l’incidenza annuale è di circa 1 su 100.000», spiega Peter Berlit della Società tedesca di neurologia.

L'istituto ha pubblicato un documento che spiega che in alcuni casi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca si è verificata una forma di grave trombosi venosa cerebrale in connessione con una carenza di piastrine del sangue (trombocitopenia) e sanguinamento in prossimità temporale alle vaccinazioni con il vaccino AstraZeneca. Benché non sia stata dimostrata alcuna correlazione di causalità con la somministrazione del vaccino, il Paul Ehrlich Institut rileva che il numero di segnalazioni è a livello statistico significativamente più alto del numero di trombosi venose cerebrali che normalmente si verificano nella popolazione non vaccinata. In particolare, si legge nel documento, «ci saremmo aspettati circa un caso», ma «ne sono stati segnalati sette». L'anomalia non riguarderebbe il numero di trombosi in sé (che secondo l'Ema è sostanzialmente in linea con quello della popolazione generale) ma un particolare di trombosi del seno venoso cerebrale associata a trombocitopenia. 

L’agenzia governativa tedesca ha consultato degli esperti di trombosi, ematologia e uno specialista in adenovirus che hanno ritenuto «non inverosimile« una correlazione con il vaccino. «Un importante strumento nella farmaco vigilanza», spiega l’istituto, «è verificare se un sospetto effetto collaterale si verifica più frequentemente all'interno dei gruppi vaccinati rispetto alle persone non vaccinate». Nel documento pubblicato mercoledì però il Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi dell'Aifa «ritiene che il completamento della schedula vaccinale rappresenti la strategia di contrasto alla diffusione del virus SARS-Cov-2 che garantisce il migliore livello di protezione. Nel contempo, l’attenta attività di farmacovigilanza già in atto consentirà di raccogliere dati aggiornati e stabilire l’eventuale necessità di formulare ulteriori raccomandazioni volte ad ottimizzare, ove appropriato, il profilo beneficio/rischio nel singolo paziente».

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