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I vaccini anti Covid funzionano: crollo di contagi tra sanitari e ospiti Rsa

Lo evidenzia il report di Regione Lombardia. E' invece ancora troppo presto per misurare un impatto per gli ultra 80enni

Gli operatori sanitari lombardi si ammalano meno di Covid rispetto a qualche mese fa. E questo accade anche agli ospiti delle Rsa. Ovvero alle categorie che sono già state vaccinate in un numero sufficiente ad elaborare un confronto statistico degno di questo nome. E' il risultato del report effettuato l'8 marzo da Regione Lombardia relativo proprio al confronto tra le somministrazioni del vaccino anti Covid e i nuovi positivi, per categoria.

Secondo il report, fin da metà gennaio le nuove positività da Covid calano presso gli operatori sanitari fin da metà gennaio, ovvero 17-18 giorni dopo l'avvio delle vaccinazioni, iniziate il 27 dicembre 2020 anche se nei primi giorni con un ritardo che ha scatenato le polemiche contro l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera, come si ricorderà.

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Pochi dati sugli over 80

Più o meno nelle stesse giornate iniziava la vaccinazione degli ospiti delle Rsa, peraltro persone piuttosto fragili che, nella prima ondata di pandemia, avevano particolarmente sofferto il nuovo virus. Ebbene, anche in questo caso si evidenzia la correlazione tra l'andamento della campagna vaccinale e la diminuzione dei contagi. 

Non sono invece ancora sufficienti i dati relativi alla fascia di popolazione successiva, quella degli ultra 80enni. Vengono vaccinati contro il Covid da troppo poco per poter misurare un effetto statistico. Nel report viene infatti specificato che, per loro, non vi è ancora un impatto significativo in termini di diminuzioni dei contagi. Un impatto che però, ovviamente, tutti si aspettano non appena la campagna di vaccinazioni sarà arrivata a buon punto anche per loro.

In pratica, dunque, il report dice che i vaccini stanno funzionando. Era ovviamente un risultato atteso. Ma comunque una bella notizia.

I dati del Niguarda

Su 2.497 operatori vaccinati all'ospedale Niguarda di Milano, in due settimane dalla seconda dose il 98,4% ha sviluppato gli anticorpi attesi e il 62,6% ha livelli altissimi di anticorpi. Sono questi i primi risultati dello studio Renaissance (REsponse to BNT162b2 COVID-19 vaccIne: short And long term immune reSponSe evAluatioN in healthCare workers) realizzato dall'Ospedale Niguarda in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano per valutare l'efficacia del vaccino Comirnaty di Pfizer.

La ricerca, condotta su uno dei campioni più ampi ad oggi in Italia, servirà a verificare la risposta immunitaria del personale ospedaliero che, tra gennaio e febbraio, ha ricevuto le dosi del vaccino con ulteriori controlli a 3, 6 e 12 mesi dalla seconda dose per monitorare la permanenza della risposta anticorpale nel tempo.

Grazie ad un test di laboratorio di ultima generazione, sono stati ricercati e dosati gli anticorpi IgG diretti contro il recettore Rbd della proteina Spike, ovvero quella classe di anticorpi neutralizzanti Covid-19 che difendono le cellule dal virus Sars-Cov-2. La risposta anticorpale riscontrata a 14 giorni dalla seconda dose è stata molto alta: il 98.4% del totale dei vaccinati presi in esame ha sviluppato gli anticorpi attesi, mostrando titoli elevatissimi, nella maggior parte dei casi persino oltre i limiti misurabili dalle apparecchiature utilizzate. Il 62,6% del campione ha avuto una risposta superiore a 2.000 BAU (Binding Antibody Unit) /ml, il 21,6% tra 1.500 e 2.000 BAU/ml, l'11,4% presenta un titolo tra 1.000 e 1.500 BAU/ml e il 4,3% inferiore a 1.000 BAU/ml.

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