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Vaccini anticovid tra ritardi e burocrazia: «La battaglia per la tutela dei soggetti fragili non riesce a guadagnare terreno»

L'odissea della docente lecchese Tamara Fumagalli, ancora in attesa di essere vaccinata nonostante sia affetta da sclerosi multipla e immunodepressa

Dopo un mese dal suo primo appello pubblico per essere vaccinata in quanto soggetto fragile, l'insegnante lecchese Tamara Fumagalli è ancora in attesa del siero anticovid. Il motivo? Questioni tecniche, mediche e burocratiche legate al tipo di vaccino che dovrebbe ricevere. Il dato di fatto è che dopo oltre tre mesi dall'arrivo in Italia dei primi vaccini, Fumagalli è ancora in attesa della prima dose nonostante sia un soggetto a rischio in quanto affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio severo. 

Professoressa di Inglese alle scuole medie de La Valletta Brianza, il 2 marzo scorso Tamara aveva scritto a diversi organi di informazione locali e nazionali per segnalare il triste paradosso che l'aveva vista suo malgrado protagonista: pur rientrando in una fascia a rischio, non era stata inserita tra le persone prioritarie da vaccinare. Solo la professione di docente le aveva permesso di poter sperare in una somministrazione in tempi brevi. 

«Non avrei mai pensato di dover ringraziare la mia professione per avere garantito un diritto»

«Non avrei mai pensato di dover ringraziare la mia professione per avere garantito un diritto - aveva spiegato in quell'occasione Tamara Fumagalli - Sono un soggetto a rischio poiché affetta da sclerosi multipla, immunodepressa e con un deficit respiratorio severo. Ma solo nei prossimi giorni potrò essere finalmente vaccinata».

Tamara Fumagalli 1-5-2

Neppure così, però, ha potuto raggiungere il suo più che giusto obiettivo. E così è trascorso un altro mese e l'iter che sta vivendo per approdare alla vaccinazione anticovid sta diventando un'odissea. Ecco la nuova testimonianza messa nero su bianco oggi, giovedì 1° aprile, da Tamara Fumagalli per spiegare nei dettagli quello che le sta capitando. La speranza, comunque, è che nei prossimi giorni la situazione finalmente si sblocchi e che la lecchese possa essere finalmente vaccinata.

«Conditio sine qua non»... Ecco la sua testimonianza

E anche per me finalmente Ieri è arrivato il V-day.

Fortunatamente prescelta grazie alla mia professione di insegnante e ovviamente non considerata per la mia patologia ad alto rischio in caso di contrazione del Covid-19, ieri sera obbedisco alla chiamata e mi presento per le 20:55 a 23 km da casa mia per sottopormi a un vaccino che già so non mi verrà inoculato.

Soggetto fragile e fortunatamente insegnante riesco a ottenere un appuntamento l'8 marzo per la vaccinazione al 31 di marzo. I miei dottori mi informano che il ministero ha emanato una circolare per la quale i malati di sclerosi multipla dovrebbero ricevere un vaccino a RNA, più idoneo in caso di patologie autoimmuni.

Sapendo che l'appuntamento avuto era per il vaccino Astrazeneca, mi sono subito mobilitata cominciando a telefonare all'ospedale di riferimento per avvertire che, in sedia a rotelle, mi sarei dovuta recare a tarda sera per ricevere un vaccino che, per circolare ministeriale, non mi avrebbero potuto inoculare. 

Ho telefonato almeno 4 volte nell'arco di 3 settimane e ammetto di aver sempre parlato con operatori gentili all'altro capo del telefono. Ho parlato con il centralino dell'ospedale, con l'ufficio relazioni con il pubblico, con qualche interno composto a caso e la risposta è sempre stata la medesima.

Bisogna seguire l'iter burocratico. Tutti gli operatori mi hanno confermato, loro stessi basiti e disarmati di fronte a tanta inutile burocrazia, che in quell'ospedale vaccinano solo con Astrazeneca, ma per poter avere accesso al vaccino idoneo per me dovevo essere vista dal medico che accertava la mia patologia: conditio sine qua non per ottenere un nuovo appuntamento per il vaccino corretto. 

E così è stato: ieri sera mi sono presentata alle 19:30.

Ammetto che appena mi hanno visto in sedia a rotelle mi hanno subito fatto passare all'accettazione, ma il medico vista la patologia mi ha confermato ciò che già sapevo e quindi sono stata rimandata a casa dicendomi che mi avrebbero chiamato per fissarmi un appuntamento per il vaccino corretto non sanno quando e non sanno dove.

E poi siamo ancora alla pessima organizzazione del servizio di vaccinazione. 

Trattamento impari a seconda dell'ospedale in cui, probabilmente estratti a sorte ci si è dovuti recare. Conosco colleghi che, reindirizzati al vaccino idoneo per la loro patologia, lo hanno avuto al momento stesso e nel medesimo ospedale, poiché il presidio disponeva di tutte le tipologie di vaccino. Altri colleghi in ulteriori nosocomi hanno avuto la mia stessa sorte, rimandati a settembre, non con esame integrativo ma rimandati a data di destinarsi con vaccino più idoneo.

Ciò che mi fa riflettere maggiormente sulla disorganizzazione è che io avevo chiamato appositamente spiegando che mi sarei dovuta recare di sera in sedia a rotelle per ricevere un vaccino che non mi avrebbero mai potuto somministrare. Probabilmente mi sarei arrabbiata molto di meno se fosse stato pomeriggio o mattina e non dopo una giornata di lavoro, dove anche le persone normodotate sono stanche. Ho letto sui giornali che finalmente la regione Lombardia utilizzerà una nuova piattaforma di prenotazione, ci sono voluti mesi e vittime, come in ogni Battaglia che si rispetti, prima di capire la strategia per una vittoria.

Ma con rammarico mi trovo a constatare che La Battaglia per la protezione dei soggetti fragili si svolge ancora nelle retrovie e non riesce a guadagnare terreno. 

Sto ancora aspettando la strategia di qualche novello lungimirante stratega, si spera di successo.


Tamara Fumagalli

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