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Sabato, 20 Aprile 2024
Attualità Viale Giacomo Brodolini

Vaccini in vacanza? Non è previsto, «i lombardi dovranno tornare a casa»

Liguria e Piemonte hanno stretto un patto di mutuo soccorso, ma non c'è una direttiva a livello nazionale

La campagna vaccinale progredisce velocemente a Lecco e nel resto della Lombardia, ma l'arrivo del periodo estivo apre un'interrogativo: sarà possibile ricevere la seconda dose fuori dal proprio territorio di residenza? Magari direttamente nella località scelta per le vacanze. Ad oggi, no: sui vaccini in vacanza l'accordo tra governo e regioni non è stato ancora trovato. Come fare a garantire le somministrazioni anche a chi vorrebbe partire per le ferie nei giorni del richiamo? Il problema è stato posto dai governatori che però ora vanno in ordine sparso. Nei giorni scorsi, Liguria e Piemonte hanno stretto una sorta di patto di mutuo soccorso, ma il problema è ben più ampio. E ovviamente coinvolge anche l'esecutivo che però, almeno finora, non ha trovato una soluzione. Del resto una soluzione non è facile trovarla. Il rischio è di inceppare la macchina delle somministrazioni che finalmente ha iniziato a carburare.

Vaccinazioni anti-covid: Lecco al 46% di prime dosi, mantenuto il primo posto in Lombardia

Come detto al momento sono solo due le Regioni che hanno trovato un'intesa. «Abbiamo fatto un protocollo d'intesa tra Liguria e Piemonte e lo abbiamo sottoposto alla struttura commissariale: l'ho anticipato al commissario Figliuolo e ne ho parlato a lungo con il ministro Gelmini. Sarebbe opportuno portarlo in Conferenza delle Regioni come traccia per chi lo voglia fare. È una cosa in più, non obbligatoria». Così il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ad "Agorà" su Rai Tre, ha rilanciato l'idea dell'interscambio vaccinale per i turisti a lunga permanenza, come previsto dall'accordo firmato sabato con il suo omologo piemontese Alberto Cirio. «Non stiamo parlando di vendere ombrelloni con annesso vaccino e spritz, come se fosse una campagna pubblicitaria -  ha detto ancora Toti - ma di dare un servizio a chi ha una seconda casa, chi va in vacanza in un residence, chi raggiunge la casa dei nonni in un'altra regione. Dovremmo fargli chiudere casa e fare avanti e indietro? Sarebbero poche migliaia di casi e ci consentirebbe di dare un servizio a questi cittadini» 

Vaccini in vacanza: i lombardi «torneranno a casa»

Il ministro per l'innovazione, Vittorio Colao, ha fatto sapere ieri che il governo è al lavoro «per permettere la vaccinazione in vacanza, mantenendo il controllo del flusso logistico, ma non possiamo mettere a repentaglio la pianificazione logistica del generale Figliuolo». Come abbiamo spiegato prima però le Regioni sono le prime ad essere divise (e indecise) sul da farsi.

Lunedì il presidente della Regione Lombardia ha spiegato che i lombardi che dovranno ricevere il richiamo nel periodo delle vacanze «dovranno tornare a casa». «Nel nostro piano vaccinale abbiamo cercato di mettere pochissimi richiami nelle due settimane centrali del mese di agosto, fissandoli prima o dopo - ha aggiunto Fontana -. Quando facciamo il vaccino cerchiamo di chiedere se si è presenti in quelle due settimane e si cerca di accontentare le persone anticipando o posticipando di qualche giorno. Se la cosa rientra nei parametri consentiti e non si slitta troppo lontano o troppo vicino, si cerca di dare questa opportunità. Sia chiaro: non è una garanzia, ma la possibilità che, se ci sono le condizioni, cerchiamo di concedere ai nostri cittadini».

Anche il governatore dell'Emilia Romagna preferisce essere realista. «Il tema di vaccinare chi va in vacanza dipende dalle dosi che si ricevono", ha ricordato. Oggi le dosi "vengono distribuite sulla base della popolazione residente. È evidente che se arrivano persone in vacanza e devono essere vaccinate o arrivano dosi in più, tarate sul numero di persone da vaccinare, oppure rischi che diversi abitanti della tua regione non possano essere vaccinati», perché una parte delle dosi andrebbero ai villeggianti. Ma ripartire le dosi a seconda delle presenza turistiche diventerebbe forse impossibile. D'altra parte, anche chiedere ad un vacanziere di rientrare a casa, fare il richiamo e partire di nuovo non è proprio la soluzione ideale. Di qui lo stallo.

Anche l'assessore regionale alla Sanità della Valle d'Aosta, Roberto Barmasse, è scettico sulla possibilità di garantire il richiamo ai vacanzieri. «Il nostro timore è che visti i nostri numeri, un eventuale afflusso di turisti, dal Piemonte in particolare, che non sarebbe ovviamente reciproco, perché non ci sarebbero tantissimi valdostani che vanno in vacanza in Piemonte, potrebbe costituire un problema. Però non è una cosa che abbiamo escluso del tutto e comunque la stiamo valutando». Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia auspica una soluzione nazionale sperando che "questa partita non diventi per qualcuno un totem». «Per noi - ha detto ieri - sarebbe impensabile partire con accordi bilaterali, rischieremmo sempre di dimenticare una parte grande della torta di visitatori...».

Le ipotesi sul tavolo per garantire il richiamo ai vacanzieri

Quali sono allora le possibilità concrete? Una delle ipotesi sul tavolo è quella di permettere ai vacanzieri di scegliere un domicilio temporaneo con iscrizione all'anagrafe sanitaria nella località in cui si va in villeggiatura. Si tratterebbe di un cambio di domiciliazione di durata non inferiore alle tre settimane. Un'altra strada potrebbe essere quella di sottoscrivere patti di reprocità tra le diverse regioni come hanno fatto Piemonte e Liguria. In entrambi casi resterebbe irrisolto il problema della ripartizione delle dosi che oggi avviene seguendo un criterio demografico. Cambiare tutto in corsa, introducendo peraltro l'incognita delle presenze turistiche, non sarà affatto semplice.

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