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Xe: cosa sappiamo sulla nuova variante e i sintomi segnalati

Le prime stime indicano una maggiore contagiosità. È un mix di Omicron 1 e 2. Ricciardi: "È ancora troppo presto per capire se e quanto ci deve preoccupare"

Il nome è Xe, ed è la nuova variante covid oggi sotto i riflettori anche in Italia, un mix di Omicron 1 e 2. Sintomi, contagiosità, incubazione, durata: cosa sappiamo? Ne parlano in un articolo pubblicato questa mattina i colleghi di Today.it. Le prime stime indicano una maggiore contagiosità, come spiega l'Organizzazione mondiale della sanità, che parla di un possibile "vantaggio del tasso di crescita di circa il 10% rispetto a BA.2, ma questo dato richiede un'ulteriore conferma". Benché si ipotizzi, dunque, un 10% in più di contagiosità per Xe rispetto a Omicron 2, l'Oms precisa che, finché non verranno riportate "significative differenze nella trasmissibilità" del mutante "e nelle caratteristiche della malattia" che provoca, "inclusa la gravità", Xe verrà considerata una variante appartenente alla 'famiglia' Omicron.

La variante Xe è stata individuata per la prima volta il 19 gennaio scorso nel Regno Unito. Finora sono più di 600 le persone sulle quali è stata rilevata. Anche la Thailandia ha segnalato il suo primo caso di Omicron XE scoperto dal Center for Medical Genomics, Ramathibodi Hospital isolato in un paziente thailandese.

La variante Xe

Bisognerà aspettare settimane per avere dati completi, ma l'ultima variante del coronavirus sembra non portare a sintomi più gravi, tuttavia si diffonde rapidamente. Stanchezza e vertigini sono alcuni dei sintomi iniziali, seguiti da mal di testa, mal di gola, dolori muscolari e febbre. I sintomi più comuni in passato del coronavirus come la perdita dell'olfatto e del gusto sono raramente riportati nelle persone affette dalla nuova variante Omicron. Alcuni altri possibili segni gastrointestinali come diarrea, nausea, vomito, mal di stomaco e altri sono abbastanza comuni.

"È ancora troppo presto per capire se e quanto ci deve preoccupare la variante Xe di Sars-CoV-2", mutazione ricombinante di Omicron 1 e Omicron 2, segnalata in Gran Bretagna, ha detto all'Adnkronos Salute è Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza. "Si sta valutando, soprattutto in Inghilterra, che è ancora una volta il Paese da dove arriva una variante", ha sottolineato. "Xe sembrerebbe più contagiosa, ma al momento - precisa Ricciardi - sono stati segnalati solo 600 casi. Aspettiamo". Questo però ci dice che "le varianti continueranno a selezionarsi e per questo dobbiamo stare attenti. Per evitare varianti dobbiamo vaccinare il mondo, cosa che non stiamo facendo. Se poi alcuni Paesi come la Gran Bretagna fanno finta che sia finita, allora diventa il paradiso delle varianti".

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Anche per il virologo Fabrizio Pregliasco, docente all'università Statale di Milano, "è ancora troppo presto per dire se dobbiamo preoccuparci di Xe, ricordando che "sono appena qualche centinaio i casi registrati nel mondo e allarmarsi è prematuro". L'invito è quindi ad "aspettare e monitorare, rafforzando la sorveglianza" sui mutanti emergenti del coronavirus pandemico. Fra l'altro, ha rimarcato Pregliasco, "la tendenza evolutiva dei virus, salvo inciampi, è quella di diventare progressivamente sempre più benevoli nei confronti dell'ospite". In altre parole, Xe potrebbe anche rivelarsi più trasmissibile, ma addirittura meno aggressiva delle precedenti versioni di Omicron.

Variante Xe e vaccino

La nuova variante Omicron Xe "sembra più contagiosa" e "una persona che oggi ha 2 dosi non è praticamente vaccinata". Il professor Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, si è espresso così. "La nuova variante non sembra più letale per il momento, sembra più contagiosa e questo è preoccupante perché genera un contagio enorme con il coinvolgimento di cittadini e anche operatori sanitari".

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Il virus contagia anche i vaccinati, in particolare chi non ha fatto il booster. "Questa vaccinazione è fatta con 3 dosi. Una persona che oggi ha 2 dosi non è praticamente vaccinata. Questa malattia non dà un'immunità permanente, anche un soggetto guarito può reinfettarsi. Fino al 4% delle persone si reinfetta e cominciano ad esserci soggetti che si reinfettano più di due volte. Ci dobbiamo preparare mentalmente ad una battaglia di lunga durata che non finisce con l'emergenza giuridica: vaccinazioni, green pass, mascherine e comportamenti saggi vanno tenuti", ha detto ancora.

I contagi si diffondono in particolare nelle fasce caratterizzate da una copertura vaccinale ridotta: "La vaccinazione pediatrica è stato un fallimento, non ha raggiunto neanche il 38%. Lo spiego con la diffidenza dei genitori che temono più il vaccino della malattia, senza rendersi conto che la malattia è insidiosa: si sa come comincia ma non si sa come finisce, nel 10% dei bambini si ha il Long Covid con una lunga situazione di spossatezza".

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