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Il 25 Aprile a Lecco: corteo e cerimonia in Comune

Nella mattinata si è svolta la cerimonia di commemorazione della Festa della Liberazione. Nel cortile del palazzo comunale interventi del Sindaco Brivio, del Prefetto Bellomo, dell'Assessore provinciale Simonetti e del rapresentante provinciale dell'ANPI Enrico Avagnigna

Nel discorso ufficiale il sindaco di Lecco Virginio Brivio ha posto l'accento contro quelli che sono i nuovi invasori contro cui fare la "guerra" di Resistenza: "Siamo convinti che i nuovi invasori siano gli interessi corporativi, l’esasperazione dell’individualismo, l’illegalità diffusa e le mafie, nelle multiformi presenze che esse si sono date e si stanno dando" ha ribadito il Sindaco nel suo discorso."Essere contro le mafie significa soprattutto riaffermare la corresponsabilità, la centralità delle persone e del legame sociale. Significa esserci per riaffermare che l’io è per la vita, non la vita per l’io" ha proseguito Brivio."Questa è la nostra città, con le sue sfide presenti, i suoi problemi ma anche le grandi risorse.  Qui ci sono le nostre radici e su questa terra i nostri nonni e i nostri padri hanno lottato e lavorato duramente per garantirci un futuro migliore. Per questo noi siamo disposti a tutto per difenderla..... Grazie per avermi ascoltato. Buon 25 Aprile a tutti !" ha concluso il sindaco.

Questo il discorso integrale del primo cittadino di Lecco

"Cari cittadini,

è con un po’ di emozione, ma anche con tanta trepidazione per il momento delicato e difficile che stiamo vivendo, che vi propongo qualche riflessione in questa giornata che vogliamo offrire al futuro della nostra comunità.

Oggi 25 aprile qui a Lecco, città medaglia d'argento per la Resistenza, ricordiamo una giornata di festa di 69 anni fa, una giornata che ha dato inizio alla stagione democratica e repubblicana, fissata nel voto universale e nella nostra amata Costituzione.  

Ciò che mi preme sottolineare qui oggi, anche alla luce della Costituzione, è che la lotta di Resistenza non è soltanto lotta contro, ma lotta per, lotta per la libertà, per la democrazia, per la legalità; la liberazione non è soltanto liberazione da, ma liberazione verso, verso la piena realizzazione dell'uomo e della donna.  

Questa è oggi, anniversario della Liberazione, l’eredità preziosa che dobbiamo recuperare non dal passato degli altri, ma dal nostro presente. Perché la nostra Costituzione - lo spirito e l’essenza della nostra democrazia - non è soltanto un patto sociale che ha consentito all’Italia pace e benessere. Ma è anche l’interiorizzazione dei valori di libertà, democrazia, eguaglianza e solidarietà .  

Oggi però il nostro Paese si trova davanti a un bivio, gli si impone ancora una volta una domanda cruciale: come rendere concreti i principi della prima parte della Costituzione in un quadro di mutate condizioni economiche e sociali rispetto al passato? Quale libertà? Quale uguaglianza, quale possibilità per tutti di avere pari opportunità, di avere la dignità di un posto di lavoro, la certezza di poter guardare negli occhi la propria moglie e il proprio marito, i propri figli e sapere di aver fatto tutto il possibile per garantir loro un futuro di libertà?  

Se ci pensiamo bene, rispondere a queste domande è il senso del nostro essere comunità, ma soprattutto del nostro fare comunità. È questo in definitiva anche il significato della Festa della Liberazione, se non vuole essere retorica riproposizione di un evento fondamentale della nostra storia!  

E il Comune, espressione vitale della comunità locale, ha davanti a sé un compito preciso e difficile. Quello di declinare i valori che hanno ispirato la Resistenza e che hanno trovato spazio nella Carta Costituzionale, in una città che negli ultimi anni è profondamente cambiata, che ha una popolazione più numerosa ma soprattutto più diversificata, e dove le sacche di povertà e di difficoltà stanno diventando sempre più grandi. Da qui la necessità di difendere, sempre e comunque, il bene comune, che non è la sommatoria di pur legittimi interessi collettivi o individuali (individuati magari a maggioranza), bensì sintesi alta dell’attenzione alla promozione di tutti.  

Perché questa è la nostra città, questa è la nostra comunità.

E dobbiamo difenderla dai nuovi invasori. Invasori che noi, a differenza di altri, non identifichiamo con chi ha fatto migliaia di chilometri su mezzi di fortuna, scappando da guerre e persecuzioni, per cercare di dare un futuro a se stesso e alla propria famiglia. Noi, invece, siamo convinti che i nuovi invasori siano gli interessi corporativi, l’esasperazione dell’individualismo, l’illegalità diffusa e le mafie, nelle multiformi presenze che esse si sono date e si stanno dando.

Le mafie che sparano e le mafie che agiscono nell’ombra, le mafie che fanno leva sulla paura e le mafie che trattano con arroganza le persone oneste, le mafie che si infiltrano nelle industrie, nel commercio, nella pubblica amministrazione, le mafie che provano a zittire le donne e gli uomini che vogliono rimanere liberi. A queste donne e a questi uomini guardiamo oggi con particolare gratitudine: comuni cittadini, amministratori pubblici, magistrati, giornalisti, sacerdoti, sindacalisti che spesso nel silenzio hanno detto e continuano a dire “no alla paura”, “no allo sfruttamento”, “no all’illegalità”.  

Noi oggi vogliamo dire grazie a quanti hanno combattuto e stanno combattendo per contrastare i nuovi invasori: come il sangue dei tanti partigiani uccisi per la libertà, noi oggi non vogliamo lavare via l’odore della paura. Vogliamo che resti a memoria.  

Vogliamo insegnare ai nostri figli che il nostro cuore non è stato vinto dalla paura, che abbiamo sempre camminato a testa alta, ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto – ciascuno nel suo posto di lavoro, nella sua famiglia, nella sua partecipazione in diverse forme alla vita della città – la nostra parte per rinsaldare l'impegno comune a costruire un futuro di pace, di benessere e di opportunità per tutti.  

Non vogliamo negare la paura ma vogliamo vincerla! Senza temere le verità, anche quelle scomode, ma facendo delle stesse un punto di ripartenza, non un motivo di generalizzazioni negative e paralizzanti. E per farlo vogliamo partire dall'educazione. Perché, come ci ricorda il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: «La mafia teme la scuola più della giustizia. L’istruzione taglia l’erba sotto i piedi della cultura mafiosa. Educazione, cultura, informazione. Sono da sempre i pilastri del nostro impegno contro l’individualismo insofferente delle regole, l’indifferenza al bene comune, la crescita della corruzione, degli abusi, dell’illegalità.  

Essere contro le mafie significa soprattutto riaffermare la corresponsabilità, la centralità delle persone e del legame sociale. Significa esserci per riaffermare che l’io è per la vita, non la vita per l’io».  I recenti fatti giudiziari che ci hanno toccato hanno messo sotto gli occhi di tutti quanto il nostro territorio, le nostre istituzioni anche, siano sottoposti alla pressione delle mafie. Accanto agli uomini che hanno commesso errori in tal senso (e aspettiamo rispettosi l’esito delle indagini in corso), ci sono tanti che non hanno voluto cedere alla forza delle minacce, alle lusinghe del denaro facile, o più semplicemente che non hanno vigliaccamente girato la faccia dall’altra parte. Per questo dobbiamo impegnarci nel dire che non è tutto uguale, che non è tutto lo stesso. E ancora, che gli “esperti del giorno dopo” che tutto sanno a posteriori e generalizzano creando sfiducia, non aiutano quei processi di stabile e continuativa attenzione che le istituzioni hanno comunque attivato in questi anni e hanno dato significativi risultati in termini di prevenzione e repressione. Perché se è vero che c'è un Nord che collabora con le mafie e che chiude gli occhi, è altrettanto vero che noi gli occhi li vogliamo tenere bene aperti e vigili.

E questa lotta noi la possiamo portare avanti solo grazie alle virtù che sapremo seminare nella nostra comunità: la paura si contrasta con la temperanza, il coraggio, la saggezza e la giustizia. E facendo ognuno bene il proprio dovere, di imprenditore, di lavoratore, di amministratore, di giudice, di operatore dell’informazione, di professionista della sicurezza ecc… Evitando la commistione di ruoli, che fa torto all’intelligenza e al nostro essere cittadini, rispettosi delle diversità.   

Questa è la nostra città, con le sue sfide presenti, i suoi problemi ma anche le grandi risorse.  Qui ci sono le nostre radici e su questa terra i nostri nonni e i nostri padri hanno lottato e lavorato duramente per garantirci un futuro migliore. Per questo noi siamo disposti a tutto per difenderla. Perché, come ci ricorda l'indimenticato presidente Sandro Pertini, “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza; quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”. Come i partigiani ci hanno insegnato, solo lottando tutti insieme potremo vincere la nostra Resistenza. Non cercando da questi fatti e sfide di trarne un vantaggio effimero di parte, ma una nuova convergenza per lavorare e competere anche di più, per conseguire il bene comune.  

Grazie per avermi ascoltato.  

Buon 25 Aprile a tutti !"

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