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Mezzo milione dallo spaccio nei boschi lecchesi: la Polizia ne ammanetta cinque

L'operazione "Carlitos" dell'Antidroga ha permesso di ricostruire l'attività del centro di spaccio itinerante: ricevuti 15mila clienti di ogni età

La zona interessata è ormai quella della Brianza, snodo di collegamento tra Lecco, Como, Monza Brianza e Milano. Lì, da anni, sta proliferando l'attività degli spacciatori, mandati tra i boschi a generare ricavi di centinaia di migliaia di euro. Anche mezzo milione, come scoperto dalla Polizia di Stato al termine dell'operazione "Carlito" eseguita tra Garbagnate Monastero, Sirone, Molteno, Nibionno, Barzago e Castello Brianza: lì ha agito un centro di spaccio itinerante, che ha ricevuto 15mila clienti e distributito 14mila dosi tra cocaina (7,5 chili), hashish ed eroina (12mila dosi di cocaina, 315 di eroina e 1.750 di hashish). 

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Sono serviti, solo per quanto riguarda il D-Day, gli sforzi di cinquanta agenti per portare a termine con successo la retata eseguita martedì 26 ottobre: la Squadra Mobile della Questura di Lecco ha dato esecuzione a cinque ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Lecco a carico di soggetti di etnia marocchina tra i 20 e i 28 anni, irregolari in Italia, mentre altrettanti risultano al momento ricercati; nella rete degli agenti è finito anche un pregiudicato su cui pendeva l'ordinanza emessa dal Tribunale di Pavia. Sono stati presi tra la provincia di Lecco, quella di Milano e, in due casi, il territorio di Monza e Brianza. Decisivo il contributo fornito dai cittadini grazie all'utilizzo dell'app YouPol.

slide operazione carlito polizia 28 ottobre 20211-2

I numeri dell’indagine:

  • 9 custodie cautelari (4 eseguite);
  • 1 divieto di dimora nel Lecchese;
  • 1 arresto in flagranza;
  • 1 indagato in stato di libertà;
  • Identificati oltre 1.500 acquirenti;
  • Contestate oltre 14mila cessioni di dosi;
  • Guadagni illeciti per oltre mezzo milione di euro.

Lo spaccio tra i boschi

La zona interessata è variegata: i centri erano distributiti tra via Pastore e via Gemelli tra Garbagnate Monastero, Sirone e Molteno, nella zona di Villa Beretta a Costa Masnaga, in quella del cimitero di Cibrone, frazione di Nibionno, vicino alla Cava del Parco di Brenno (Costa Masnaga), a margine del ristorante “Pegaso” (Barzago) e a Castello Brianza. Nel corso delle indagini è stato operato un arresto in flagranza di reato di uno spacciatore marocchino e sono stati sequestrati circa 70 grammi di cocaina, 30 grammi di eroina e 30 grammi di hashish, tutti già divisi in dosi pronte alla vendita nonché bilancini di precisione, materiale per il confezionamento delle dosi e anche un machete.

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L'esecuzione delle ordinanze è il culmine di una minuziosa attività d'indagine svoltasi da marzo a luglio 2021, condotta dalla Sezione Antidroga e diretta dalla Procura di Lecco nella persona del sostituto procuratore Paolo Del Grosso, che ha permesso di individuare gli appartenenti a un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti operante nelle zone boschive della provincia di Lecco e nelle province limitrofe. Il modus operandi dell'organizzazione era chiaro: si concretizzava nel ricevere gli acquirenti dello stupefacente all’interno dei boschi un articolato sistema con soggetti preposti al taglio e al confezionamento della sostanza, all’attività di vigilanza delle sentinelle, fino, ovviamente, all’attività di materiale cessione. Il sodalizio, in base a quanto emerso dall’attività investigativa, agiva a rotazione, in gruppi di almeno due persone, garantendo ai clienti una presenza continuativa h24.

L’attività dell'Antidroga si è concretizzata in numerosi appostamenti, recuperi di sostanze stupefacenti e analisi dei tabulati telefonici, con il successivo interrogatorio, con lo scopo di ottenere informazioni sommarie, eseguito a carico degli acquirenti: questo processo ha permesso di evidenziare come questi ultimi appartengano a tutte le età e classi sociali; si va dagli studenti appena maggiorenni ai liberi professionisti e pensionati.

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Due clandestini da espellere

Messi insieme i vari pezzi è iniziata la capillare attività investigativa, finalizzata al rintraccio e localizzazione dei destinatari della misura cautelare, tutti di fatto senza fissa dimora. Nella mattinata del 26 ottobre è scattato il blitz della Polizia di Stato che ha visto l’impiego di oltre 30 uomini della Questura di Lecco, sei equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Lombardia di Milano e una unità cinofila del Reparto di Milano e che ha portato alla cattura dei cinque soggetti di cui sopra. Nel corso dell’operazione sono stati inoltre rintracciati ulteriori due soggetti, entrambi clandestini per i quali sono state avviate le procedure di espulsione.

“Ringrazio, oltre a chi è stato sul campo e al dottor Del Grosso, anche la parte di cittadinanza che ci ha aiutato con le segnalazioni - ha ricordato il questore Alfredo d'Agostino -. L'app YouPol permette di fornire informazioni in modo anonimo”.

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“Attività meno agevole”

Presente per l'occasione anche il sostituto procuratore Paolo Del Grosso: “Non è certamente la prima e non sarà certamente l’ultima operazione antidroga che mette in luce una professionalità molto elevata - ha fatto presente -. Voglio esprimere anche un pensiero verso il mio ufficio, che vive un momento non facile a causa della carenza d’organico, con punte del 66% che credo sia la più alta d’Italia: continuare a effettuare operazioni contro il traffico di droga è un motivo di grande soddisfazione, soprattutto in questa fase nella quale sto per lasciare l’ufficio lecchese”.

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Sull’operazione il procuratore aggiunge che “sono state arrestate alcune persone dedite allo spaccio e voglio sottolineare che le indagini si sono sviluppate tramite appostamenti e rilievi fotografici in varie modalità, oltre che con lo studio dei tabulati telefonici. Già, spesso, in passato abbiamo usato questa modalità investigativa: prima si potevano acquisire con il semplice decreto del Pubblico Ministero, mentre in futuro bisognerà avanzare la richiesta al Gip. Non sarà un ostacolo insormontabile, ma ci sarà un passaggio in più da fare e questo rende la modalità d’indagine meno agevole”. La direttiva prende spunto “da altri organi europei, forse in Italia il Pm poteva continuare a lavorare come prima dato che è indipendente esattamente come il Gip”. Chi fornisce gli stupefacenti? “Bisogna andare in altri distretti, è chiaro”.

“Organizzazioni ben strutturate”

“Dal punto di vista investigativo per la prima volta mi approccio a un fenomeno di questo tipo - è entrato nei dettagli Gianluca Gentiluomo, commissario capo della Questura -, che ha delle peculiarità in grado di renderlo molto insidioso; tra queste la logistica, visto che lo spaccio avviene in una zona boschiva e questo rende il tutto più complesso, e il fatto che le organizzazioni siano ben strutturate, in grado di ottenere una remunerazione elevatissima dall’attività di spaccio”. Il plauso va “ai miei collaboratori, perché di attività antidroga come queste, senza punti di  non ne avevo mai fatte in precedenza”.

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“Estrema mobilità”

“L’attività si è svolta tra marzo e luglio, in un periodo di tempo abbastanza concentrato - ha concluso il vice ispettore della Polizia di Stato Andrea Rados, responsabile dell'Antidroga -. Ciclicamente perlustriamo i boschi interessati dalle segnalazioni di Comuni e cittadini: in quest’ambito abbiamo istruito un’attività d’indagine che ha permesso anche di arrestare in flagranza di reato uno spacciatore. Alcuni di questi operavano altrove già nel 2014, ma la gran parte era al lavoro dal 2020; c’è chi è riuscito ad acquistare centinaia di dosi nel giro di soli due anni”.

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La caratteristica principale è quella “dell’estrema mobilità dell’organizzazione, che ci ha messo in estrema difficoltà. L’attività è stata capillare, la squadra ha fatto un lavoro immenso per individuare i luoghi in cui risiedevano gli spacciatori, ma spesso erano ospitati dagli stessi clienti; l’essere dei fissa dimora ha aggiunto un elemento di criticità”. Il metodo di comunicazione preferito “era verosimilmente gergale, alcuni degli arrestati parlavo un italiano essenziale” e la tipologia dei clienti “è preoccupantemente eterogenea; si va dallo studente al 70enne, passando per occupati e non, ma non mancano i liberi professionisti”. ‘Carlito’ è un “nome storico del gruppo, ma non sappiamo a chi va ricondotto questo soprannome; si tratta di un nome di battaglia, ma questa batteria era già noto in modo marginale per via di precedenti operazioni eseguite in quel territorio”.

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