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La lotta alla mafia prosegue: nuova interdittiva, chiusa una carrozzeria

Si tratta del primo provvedimento preso dal prefetto Sergio Pomponio, il 27esimo in due anni

Prima interdittiva antimafia di Sergio Pomponio. Il nuovo prefetto di Lecco prosegue con l'impegno portato avanti in corso Promessi Sposi, seguendo la linea tracciata dai suoi predecessori per la prevenzione e il contrasto alle infiltrazioni nell’economia della criminalità presente nel tessuto produttivo lecchese.

Nella mattinata di giovedì 5 maggio il prefetto Pomponio ha emesso un’informazione antimafia, a carattere interdittivo, nei confronti di una società a responsabilità limitata, con sede nella città capoluogo, operante nel settore della riparazione di carrozzerie di autoveicoli. L'esercizio dovrebbe essere localizzato in via Tagliamento, finito in una maxi inchiesta a fine 2021. Il provvedimento è stato adottato dal prefetto dopo l’istruttoria svolta dal gruppo interforze antimafia, coordinato dalla Prefettura, del quale fanno parte Questura, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza e Direzione Investigativa Antimafia.

Salgono così a 27 le interdittive antimafia adottate dalla Prefettura di Lecco negli ultimi due anni, emesse da Michele Formiglio, Castrese De Rosa e, per la prima volta, Sergio Pomponio.

Anche la camorra

Nei giorni scorsi si è tanto parlato dell'inchiesta sul clan dei Casalesi arrivata fino al Lecchese. Gli affari del potente clan camorristico questa volta riguardano gli appalti per i servizi della rete ferroviaria e di pavimentazione stradale. Nella mattinata di martedì 3 maggio, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ufficiali e agenti di polizia giudiziaria della Direzione Investigativa Antimafia di Napoli, del Comando Provinciale dei Carabinieri di Caserta e del Nucleo Investigativo Centrale del Dap hanno dato esecuzione ad ordinanze di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 35 persone: 17 di queste sono finite in carcere, altrettante sono state relegate agli arresti domiciliari e un'ultima persona ha il solo obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Non solo: sono stati eseguiti i decreti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro.

I provvedimenti cautelari, eseguiti nelle province di Napoli, Caserta, Roma, Bari e Lecco sono state emessi, in due distinti procedimenti, dal Giudice per le indagini preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di persone gravemente indiziate, a vario titolo, nell'ambito delle indagini finalizzate alla ricostruzione di condotte e interessi riconducibili alla potente organizzazione mafiosa in settori economici di grande rilievo, come quelli relativi agli appalti per i servizi della rete ferroviaria e di pavimentazione stradale. Secondo gli investigatori è stata accertata la partecipazione al clan dei Casalesi e, più nello specifico, alla fazione capeggiata dal detenuto Francesco Schiavone, oltre a reati come estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d'asta, corruzione e riciclaggio, con l'aggravante della agevolazione mafiosa.

Le accuse per l'avvocato

Gli accertamenti patrimoniali svolti dal Centro Operativo di Napoli della Dia, in collaborazione con il Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Caserta, hanno consentito di individuare complessi meccanismi di riciclaggio e d'illecita interposizione negoziale, come quelli considerati per procedere con il sequestro preventivo di quote societarie e immobili. Contestualmente, è stata eseguita dai Carabinieri di Caserta un'altra misura cautelare, emessa in un separato procedimento, nei confronti di un avvocato e del responsabile di un'agenzia bancaria: secondo l'accusa i due sono gravemente indiziati di aver rivelato a uno degli indagati l'esistenza delle indagini.

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