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Cronaca

Lecco, in manette dissidente iraniano: è caso diplomatico

L'appello di Reza Pahlavi: «è attivista dei diritti umani, in Iran rischia l'esecuzione»

L'arresto - domenica 7 agosto, a Dorio - di Mehdi Khosravi, cittadino iraniano, poichè - si legge nella nota della Questura di Lecco - "colpito da provvedimento di cattura internazionale emesso dal Tribunale di Teheran per il reato di corruzione ai fini dell'estradizione", è destinato ad essere un (complicato) caso diplomatico.

Il perchè? Mehdi Khosravi è - in realtà - il nome del blogger dissidente Yashar Parsa, autore del blog Gomnamian e collaboratore di Reza Ciro Pahlavi, figlio dello Scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, decaduto con la rivoluzione di Khomeini (1978-1979).

Ora, il regime iraniano chiede che l'estradizione sia compiuta, mentre il legale del blogger, Sahand Saber, smentisce ogni accusa di corruzione a carico del suo assistito, attaccando - inoltre - il governo italiano di volersi, così, «ingraziare gli iraniani dopo l'accordo sul nucleare», ha dichiarato a Bloomber.

E - dalla parte di Khosravi - si schiera anche Reza Ciro Pahlavi, esiliato negli Stati Uniti, che - con una lettera - si appella al presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Khosravi - si legge nella missiva - è «un attivista dei diritti umani e per la democrazia che risiede nel Regno Unito come rifugiato politico, essendo fuggito dall'Iran dopo le proteste elettorali del 2009», negli ultimi 3 anni è stato «l'amministratore esecutivo del Consiglio iraniano per le elezioni libere», organismo che tenta di riunire tutti gli oppositori di Khomeini, e - conclude lo scritto, indirizzato anche al ministro degli esteri britannico, Boris Johnson, in Iran - già incarcerato negli anni '90 - «rischia l'esecuzione».

Il blogger, mentre il "caso Khosravi" si accende, attende di sapere - in una cella del carcere di Lecco - cosa ne sarà di lui.

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