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Baby Gang scrive dal carcere: “A Milano sarei potuto morire”

Il trapper lecchese Zaccaria Mouhib, 21 anni, racconta parte della sua verità: “Tanti colleghi hanno perso la mia stima”

Bbay Gang torna a parlare e lo fa dal carcere. Non una modalità nuova per Zaccaria Mouhib, trapper 21enne di Lecco che in primavera ha registrato parte di una videoclip all'interno delle mura di San Vittore, con la procura che aveva aperto un fasciolo con lo scopo di accertare "l'accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti". Le sue dichiarazioni recentissime, invece, si riferiscono alla sparatoria che l'ha visto protagonista a Milano a inizio luglio, con arresto arrivato all'alba del 7 ottobre e scarcerazione rifiutata di recente; ai domiciliari, invece, ci è finito Simba La Rue, l'altro lecchese che da tempo è un nome quasi fisso all'interno delle cronache nazionali.

Sparatoria a Milano, Baby Gang: “Sarei potuto morire”

Baby Gang, quindi, rimane tra i pochi ancora vincolato tra le mura di un centro di detenzione dopo che due senegalesi di 27 e 28 anni sono stati gambizzati in via di Tocqueville, a Milano, nel cuore dell'ultima estate: a deciderlo è stato il Tribunale del Riesame milanese, che ha confermato tutte le misure cautelari nei confronti dei maggiorenni difesi dall'avvocato Niccolò Vecchioni, eccezion fatta per la scelta di rimettere in libertà il principale manager di Zaccaria, ossia il 27enne Paulo Marilson Da Silva, ai domiciliari così come un altro giovane e Simba La Rue per motivi di salute. La questione passa anche dalle mani del pm Francesca Crupi, titolare dell'indagine, e si dovrebbe andare verso il giudizio immediato dei nove maggiorenni coinvolti.

“Quella sera sarei potuto morire, ma a quanto pare solo chi risulta la vittima va dalla parte della ragione - ha raccontato Baby Gang in prima persona -. In un'altra circostanza sarei potuto essere io la vittima, purtroppo quei ragazzi hanno beccato la persona sbagliata nel momento sbagliato, che ha saputo difendersi. Grazie a Dio una persona buona, con buonsenso e principi, che non avrebbe mai tolto un figlio ad una madre, perche quella sera poteva scapparci il morto e non un ferito. Credo che molti di voi, con una pistola puntata addosso, avebbero reagito nella stessa maniera, ma secondo i magistrati dovevo chiamare il 112 (faccina che ride, ndr). E se la pistola di quei ragazzi fosse stata vera? Cos'avreste detto? Che ero un bravo ragazzo che amava la vita, la musica e tutte le altre minchiate? Mia madre e i miei sei fratellini chi li avrebbe fatti campare? Lo Stato italiano? Meglio in cella che in tomba, a 'sto punto. Cammino e continuerò a camminare a testa alta, soprattutto con la coscienza pulita. Rido per non piangere, anche perché è un mese che son chiuso in un carcere punitivo in cui mi sta scoppiando la testa, non per il fatto della galera ma perchè non avete ancora capito che, mettendomi qua dentro, non uscirò di sicuro nè architetto nè ingegnere, ma semplicemente peggiorato rispetto a prima. La cosa più triste è che nessun artista, a parte alcuni, ha parlato di questa situazione, tanti miei colleghi che stimavo l'hanno persa”.

“Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato”

“Partendo dalle radio e passando a tutto l'ambito musicale, nessuno si è schierato dalla mia parte come se non fossi un artista, ma semplicemente un criminale - ha rincarato la dose Baby Gang -. Come già detto, tengo a sottolinearlo: non sono in una tomba, ma in una cella che prima poi si aprirà e quando tornero stringerò la mano a quei pochi che ci son stati. Quando sei in galera piccoli gesti possono essere grandi. Da quando sono qui ho ricevuto lettere e appoggio da persone che non mi sarei mai aspettato, mentre quelli da cui mi aspettavo una lettera... Sto ancora aspettando, haha! Non importa, so che fa comodo un rapper in meno nella scena che vi apre il culo, tranquilli che a Baby Gang puoi far la guerra, ma non vincerla. Alla fine ne esco sempre vincitore, anche se state già festeggiando il mio arresto presto la festa finirà e, anche mettendomi sotto terra, continuerò a fare ciò che ho sempre fatto, "musica". Potete liberarvi di me ma non dalla mia musica, le mie armi non sono le pistole ma i pezzi che vi sbatterò in quella faccia di merda”.

“Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato e un vero uomo affronta i problemi, non scappa come avrebbero fatto altri, perciò mi son chiuso in studio chiudendo il mio album, aspettando che questo giorno arrivasse. L'ho fatta troppo lunga, ma ho troppe cose per la testa per tenermele dentro. "No Parla Tanto Records" è la prima etichetta discografica a cui hanno arrestato tutti i componenti dal primo all'ultimo, non lo dico per vanto ma per farvi capire in che condizioni siamo, ma, tranquilli, ci rialzeremo. Ora come ora non conto più su nessuno, oltre che su di voi. Questo album uscirà a modo mio e con la mia ignoranza ve lo metterò in culo. L'album è bloccato nella cella 201 e solo voi avete le chiavi per aprirla. Prossimamente vi spiegherò come aprirla. Baci e abbracci, Baby Gang”, ha quindi concluso il proprio messaggio Zaccaria Mouhib.

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