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Cronaca Merate

Le mani di Cristina Villa, lecchese, sulla cattura di Cesare Battisti: «Ma non brindo per avergli tolto la libertà»

La donna, 46enne meratese, ha contribuito in maniera fondamentale a mettere fine alla latitanza del ricercato terrorista, arrestato in Bolivia dopo 37 anni passati in fuga

Sono lecchesi le mani che hanno attivamente contribuito a mettere fine alla latitanza del terrorista Cesare Battisti, alla cui fuga è stata messa la parola fine dopo 37, lunghissimi, anni. L'uomo del gruppo Proletari armati per il comunismo, riportato lunedì in Italia dalla Bolivia, dov'è stato acciuffato dall'Interpool, è ora carcerato presso Oristano, dove sconterà la condanna all'ergastolo comminatagli per i quattro omicidi commessi negli anni Ottanta.

Cristina Villa, mente lecchese dietro l'arresto di Battisti

E la testa di Cristina Villa, 46ene di Merate, vicequestore aggiunto, responsabile della sezione Antiterrorismo della Digos di Milano, figlia di operai e balzata gli onori delle cronache negli ultimi giorni, ha avuto un ruolo fondamentale nel compimento dell'operazione. L'arrivo nella Questura del capoluogo meneghino, nel 2001, il lungo percorso che l'ha portata dall'occuparsi dell'ordine pubblico a mettere a segno uno degli arresti più attesi della storia recente in Italia. In mezzo l’approdo alla Digos, alla Sezione investigativa, all’Antiterrorismo, la specializzazione approfondita nel 2011, con il trasferimento all'l’accademia dell’Fbi negli Stati Uniti, in Virginia, dove ha affinato le sue conoscenze.

Ancora residente nella Brianza meratese, Cristina Villa ha composto la strategia che ha portato all'arresto di Battisti: «Siamo stati più bravi dell’Fbi. Non so per quante notti non ci ho dormito. Eravamo sulle sue tracce ma sono abituata alle delusioni», ha raccontato a Repubblica, in una lunga intervista concessa a Paolo G. Brera. «Alla fine - ha proseguito - mi sono trovata di fronte a un uomo sconfitto. Festeggerò la sua cattura ma non la perdita della sua libertà: non brindo alla tristezza altrui».

Il faccia a faccia in Italia

La donna ha incontrato Battisti una volta rientrato all'aeroporto di Ciampino. «Mi ha chiesto spiegazioni. La sua condanna prevede l’isolamento diurno, voleva sapere cosa significasse. Gli ho spiegato - ha aggiunto - che gli avrei sequestrato diverse cose, tra cui tutti gli appunti che aveva con sé. L’indagine non è finita, per me. Gli ho chiesto se gli servisse qualcosa, se avesse fame o sete. Mi ha chiesto solo di poter tenere la foto del suo bimbo, una fototessera in bianco e nero che aveva nel portafogli. Avrà cinque anni, il bimbo. Certo, gli ho risposto, naturalmente abbiamo controllato che non contenesse scritte sul retro, poi gliel’ho ridata».

Nella mattinata di giovedì, il pm di Milano Roberto Alfondo ha ricevuto il questore Cardorna con Claudio Ciccimarra, dirigente della Digos milanese, e Cristina Villa «per esprimere il più vivo compiacimento e apprezzamento per l’attività investigativa svolta per la cattura di Battisti».

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