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Cronaca

Economia lecchese: imprese metalmeccaniche in calo

Negli ultimi anni il manifatturiero è l'unico settore ad aver aumentato la propria quota di valore aggiunto

Dai dati contenuti nel “Rapporto sull’economia lecchese” presentato in occasione della “12^ Giornata dell’Economia” (6 giugno 2014) e pubblicato sul sito camerale (www.lc.camcom.it), a fine marzo 2014 nel metalmeccanico lecchese operavano quasi 1.600 imprese: il 6,7% del totale provinciale, percentuale doppia della media regionale (3,2%) e tripla di quella nazionale (2%). Nel tessile operavano quasi 170 imprese, pari allo 0,7% del totale; anche in questo caso la quota è superiore a quella della Lombardia (0,5%) e dell’Italia (0,3%).

“La forza dell’economia lecchese sta ancora nel manifatturiero”, ha sottolineato il presidente dell’Ente Camerale Vico Valassi: “Il settore ha aumentato la propria quota di valore aggiunto negli ‘anni terribili’ 2009-2012: è cresciuto dal 34,9% al 35,7% del totale, a fronte del calo di commercio e servizi dal 58,3% al 57,8% e delle costruzioni dal 6,3% al 6,1%”.

“I settori portanti corrispondono ai distretti industriali lecchesi (metalmeccanico, tessile, coltelleria di Premana), realtà che esprimono la forma prima di aggregazione e di ‘rete’ e ancora oggi ci dimostrano ‘robustezza’ e potenzialità: si lavora per riposizionarsi su mercati diversi, e la competitività è data dalle scelte tecnologiche, di innovazione, qualità e assistenza post-vendita”, ha puntualizzato il presidente Valassi. “Realtà, quelle dei Distretti, dove le competenze si sono via via sedimentate e hanno determinato l’evoluzione da produzioni a medio/basso valore aggiunto a prodotti di alta gamma. Per sostenere le aziende distrettuali è indispensabile investire sulle stesse in termini di cultura, formazione, innovazione, creazione di nuovi modelli organizzativi: ‘reti’, filiere, Cluster e aggregazioni, favorendo nuovi modi di pensare, di fare e di ‘saper fare’ ”.

Il numero delle imprese metalmeccaniche lecchesi è in calo del 3,4% rispetto a fine marzo 2013 (contro il -2% lombardo e il -2,4% nazionale). A livello congiunturale, nella nostra provincia il numero delle aziende è calato dell’1,4% (contro il -0,8% della Lombardia e il -1% italiano).         

Nei primi tre mesi di quest’anno sono nate 10 nuove imprese metalmeccaniche e hanno cessato l’attività 38 (nei primi tre mesi del 2013 le iscrizioni erano state 7 e le cessazioni 33).

Per quanto riguarda le imprese tessili lecchesi, a fine giugno 2013 queste davano lavoro a 2.500 persone (il 3,3% del totale dipendenti). 
Anche in questo caso è in atto una diminuzione (nel 2013 Lecco -8,6%, contro il -3,2% in Lombardia e il -2,7% in Italia). A livello congiunturale il numero delle aziende è calato del 2,3% nella nostra provincia (contro il -1,4% regionale e il -1% nazionale). Nei primi tre mesi di quest’anno è nata una sola impresa tessile e hanno cessato l’attività in 4 (nei primi tre mesi del 2013 le iscrizioni erano state 3 e le cessazioni 4).

Sui 3,72 miliardi di euro di merci esportate dalla provincia di Lecco nel 2013, ben il 37,3%    proviene dalla metallurgia (contro la media lombarda del 17,3% e quella italiana del 6%):1,39 miliardi (+2,5% rispetto al 2012). La seconda voce è quella dei macchinari, con il 26,1% dell’export totale (971 milioni, +10,9%). Terzo si posiziona il tessile, con il 6,4% delle esportazioni lecchesi (239 milioni, +2,3% rispetto al 2012).

Per quanto riguarda i mercati di sbocco, nel 2013 la Germania si conferma partner privilegiato con il 22,3% dell’export lecchese (+6,4%), seguita da Francia (13%), Regno Unito (6,1%,), USA (4,6%). Buone notizie da alcuni mercati extra-europei: Singapore (+199,6%); Messico (+108,4%); Cina (+83,4%); Corea del Sud (+76,4%). 

“Questo processo di apertura di canali commerciali con aree dinamiche e in crescita deve consolidarsi”, ha dichiarato il presidente Valassi: “I progetti emblematici del territorio che partono dall’investimento sul capitale umano - quale “Formare ingegneri stranieri”, giunto alla 9^ annualità con oltre 1.600 studenti provenienti da tutto il mondo formati presso i Poli di Lecco e Como del Politecnico attraverso corsi di laurea specialistica in lingua inglese che comprendono stage presso imprese locali - devono diventare buone pratiche da utilizzare come leva strategica per l’internazionalizzazione delle aziende stesse”.

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